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Consulta, voto per eleggere giudice Corte costituzionale: ottava fumata nera in Parlamento

Politica
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Nuova fumata nera in Parlamento nella seduta comune convocata per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale. Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico di Palazzo Chigi, è il candidato individuato da Meloni. Dopo sette scrutini andati a vuoto, quello di oggi richiedeva 363 voti: ma anche questo ottavo scrutinio si è concluso senza alcuna elezione. In mattinata le opposizioni hanno annunciato che non avrebbero partecipato al voto e la maggioranza aveva ufficializzato l'indicazione della scheda bianca

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Si è conclusa con una nuova fumata nera la seduta comune del Parlamento che era stata convocata per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale, giudice che manca al plenum della Consulta dal novembre 2023, quando ha concluso il proprio mandato la presidente Silvana Sciarra. Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico di Palazzo Chigi, è il candidato individuato dalla premier Giorgia Meloni. Ma dopo sette scrutini andati a vuoto, anche l'ottavo scrutinio si è concluso senza alcuna elezione. Lo scrutinio odierno avrebbe richiesto 363 voti per eleggere il giudice, vale a dire i tre quindi dei parlamentari: i presenti e votanti sono stati 342, 9 i voti dispersi, 10 le schede nulle, 323 le schede bianche. Il centrodestra, che fino a tarda sera è andato avanti coi conteggi per capire se il quorum fosse a portata di mano, alla fine ha deciso di non rischiare: la maggioranza ha così dato l'indicazione della scheda bianca. Le opposizioni, invece, in mattinata hanno annunciato che non avrebbero partecipato al voto. Dal Pd a Avs passando per Iv, confermata la linea di non rispondere all'appello e non ritirare la scheda. Alcuni parlamentari di minoranza non hanno partecipato proprio alla seduta. Da quanto emerso, la Camera dei deputati, all'interno delle intese con il Senato, è intenzionata ad andare avanti con convocazioni periodiche continue sul giudice della Consulta, fino alla fumata bianca.

Il quorum di 363 voti

Quota 363 era il quorum richiesto per l'elezione, pari ai tre quinti dei componenti l'Assemblea. La maggioranza partiva da 360, vale a dire i 355 parlamentari di Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia e Noi moderati, a cui avrebbero dovuto aggiungersi Lorenzo Cesa e Antonino Minardo, formalmente iscritti al Misto della Camera, e Mara Carfagna, Maria Stella Gelmini e Giusy Versace, uscite recentemente da Azione. Per i tre voti mancanti, lo sguardo era rivolto al Misto della Camera: Andrea De Bertoldi, che nelle settimane scorse ha abbandonato Fdi, e Francesco Gallo, eletto con la lista di 'Sud chiama Nord'. Assente l'ex Iv Luigi Marattin, impegnato a Genova per la presentazione di un suo libro. La maggioranza, dopo aver fatto i conti, ha deciso di non rischiare sui numeri e ha dato indicazione di votare scheda bianca sul giudice costituzionale.

Folla in uno  degli sportelli INPS a Napoli, 8 febbraio 2019
ANSA / CIRO FUSCO

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Le opposizioni

In mattinata M5s, Avs, Iv, Azione e +E hanno fatto sapere che non avrebbero partecipato al voto per il giudice costituzionale. Una posizione annunciata anche dal Pd, dopo la decisione presa dall'assemblea congiunta dei gruppi parlamentari dem di Camera e Senato. A poche ore dal voto, quindi, le opposizioni si sono unite sulla stessa strategia. "I parlamentari del M5s non risponderanno alla chiama e non ritireranno la scheda", hanno fatto sapere da Campo Marzio. Ufficiale la posizione di Avs, per voce della capogruppo alla Camera Luana Zanella: "Vogliamo denunciare con forza questa ferita alla democrazia e oggi non parteciperemo al voto". Stesso orientamento è arrivato da Iv. E pure Azione e +Europa hanno annunciato la non partecipazione al voto. "L'opposizione dice di 'no' sostanzialmente a tutto, non hanno partecipato neanche alle nomine del consiglio di amministrazione della Rai a cui le stesse opposizioni hanno diritto. Quindi non è un problema di merito e di metodo, ma di che tipo di opposizione si vuole fare. Per loro non va bene l'Autonomia, non va bene il premierato, la legge di bilancio, la riforma della giustizia, le politiche sull'immigrazione, i consiglieri Rai e ora i giudici della Consulta", ha detto il vicepremier e leader leghista Matteo Salvini, ospite di Sky TG24 Live In Roma.

Schlein: "Li abbiamo fermati, speriamo in dialogo"

"Non è un problema sul nome" indicato dal centrodestra "ma sul metodo", ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein, a Sky TG24 Live In Roma. "Davanti a una forzatura della maggioranza noi non parteciperemo a questa forzatura, non parteciperemo al voto", aveva annunciato. Più tardi, rivolgendosi alle forze di maggioranza, ha aggiunto: "Fin qui con la prima forza d'opposizione si sono rifiutati di dialogare su una delle massime garanzie costituzionali. L'Aventino lo stanno facendo loro. Nessuno può arrogarsi il diritto di sentirsi proprietario dei massimi organi costituzionali ed è quindi doveroso un confronto" con le opposizioni. "La compattezza delle opposizioni - ha detto ancora - ha fermato la forzatura che la maggioranza voleva fare, ora accettino il dialogo. E quando parlo di dialogo non intendo chiamate spicce a parlamentari" di minoranza "per cercare dei voti per andare avanti sulla propria forzatura. Se esiste una maggioranza qualificata per questo voto è proprio perché la Costituzione prevede un dialogo tra maggioranza e opposizione". "Abbiamo cercato noi il dialogo e la risposta fin qui è stata un muro, speriamo che il fatto che si siano fermati sia la premessa al fatto che ora inizi un dialogo", ha concluso Schlein.

Conte: "Non sono ammissibili logiche spartitorie e blitz"

Ha parlato anche Giuseppe Conte. "Noi ovviamente non possiamo assecondare i blitz delle forze di maggioranza per eleggersi il proprio giudice costituzionale. Quando si tratta di istituzioni di garanzia, tra l'altro la magistratura più elevata, la Corte Costituzionale, non sono ammissibili logiche spartitorie, blitz del genere", ha detto il presidente del M5s.

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