Ius Scholae, Tajani accelera: muro di Salvini. Piantedosi apre: "Il tema va affrontato"

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Per il vicepremier non è una priorità di governo ma "i programmi si possono arricchire. È quello di cui ha bisogno il nostro Paese. L'Italia è cambiata". Netto il leader della Lega sulla posizione di FI: "Prendo atto che hanno questa idea, rimarrà una loro idea. Una legge che funziona non si cambia". Il ministro dell’Interno: "Bisogna porsi il problema di come rendiamo" i migranti "nostri cittadini"

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Il tema dello Ius Scholae continua a dividere, soprattutto la maggioranza di governo. Per il vicepremier e leader di Forza Italia Antonio Tajani non è una priorità di governo ma "i programmi si possono arricchire". Non è una moda estiva - continua - perché "lo voleva già Berlusconi" ed "è quello di cui ha bisogno l'Italia, che è cambiata". Ma il collega e segretario della Lega Matteo Salvini frena: "Una legge che funziona non si cambia". Mentre il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi condivide un pensiero almeno apparentemente controcorrente: "Non vorrei anticipare discussioni che in questi giorni sono un po' complicate, ma bisogna porsi il problema di come rendiamo" i migranti "nostri cittadini".

Tajani: "Per me non esistono differenze di colore o etnia"

"Mica ho sentito Schlein per fare un inciucio. Né lavoro a un accordo sottobanco con il Pd. È solo quello che pensiamo, da sempre. È quello di cui ha bisogno il nostro Paese. L'Italia è cambiata", ha detto in un'intervista a Repubblica Tajani. "Sarà la mia educazione cristiana - aggiunge - ma per me non esistono differenze di colore o etnia. Un buon italiano è chi crede nell'Italia, la conosce, la difende. Quanti militari figli di stranieri ci sono nel nostro esercito? E poi gli atleti, le scuole in cui vanno i nostri figli. Il mondo cambia e continua a cambiare, svegliamoci". Lo Ius Scholae però non piace a Meloni e Salvini: "Verissimo, non è nel programma, ma nei programmi di governo non sempre c'è tutto, si possono arricchire - chiarisce - Secondo: non è la nostra priorità, che sono altre: l'economia e l'emergenza carceri. E però non siamo un partito unico, ognuno ha le sue idee. Non è che cade il governo se abbiamo votato diversamente su von der Leyen o se portiamo avanti le nostre idee sulla cittadinanza". "Nessun inciucio col Pd, nessun tradimento. Ma se il Pd si dice d'accordo con me, non posso essere io a cambiare idea - prosegue - I sondaggi dicono che gli italiani sono a favore dello Ius Scholae. Detto ciò, c'è tempo. Prima ne voglio parlare con i gruppi di FI. E sarebbe un'iniziativa dei nostri parlamentari, non del governo".

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"Non è una priorità, non è nell'agenda di governo. Legge che funziona non si cambia - dice Salvini durante il punto stampa al Meeting di Rimini - Non ho voglia di fare polemica. L'Italia è il Paese europeo che concede più cittadinanze di tutti. Concediamo più cittadinanze a cittadini stranieri rispetto alla Francia, alla Spagna, alla Germania". Poi rispondendo a una domanda afferma: "Penso di escludere che Forza Italia voti col Pd e con i 5 Stelle su temi legati all'immigrazione. Il programma per cui ci hanno votato gli italiani è leggermente diverso". E prosegue ribadendo che la legge sullo Ius Scholae "non è una priorità per la Lega, per il Governo. Ma questo era chiaro: è una dichiarazione di Forza Italia che ha tutto il diritto di farlo. Ma poi c'è il programma di Governo a cui noi ci rifacciamo" E poi, ha proseguito Salvini, "l'emergenza è quella economica: se noi fermiamo 50 persone qua a Rimini tra i 15 e i 90 anni il problema sono gli stipendi, i mutui e le pensioni. Non lo Ius Soli o lo svuotacarceri". Per questo "abbiamo una Legge di bilancio a cui stiamo lavorando" per trovare soluzioni "sugli stipendi e sulle pensioni. Poi su tutto il resto Forza Italia è liberissima di fare le sue battaglie" ma la legge sullo Ius Scholae "non è nell'agenda del governo, nel programma del governo, non è sul tavolo di nessuno. Prendo atto che hanno questa idea, rimarrà una loro idea". D'altronde, puntualizza Salvini, "ognuno può proporre quello che vuole. Poi c'è un programma di governo e qui ci rifacciamo".

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Piantedosi: "Interrogarsi su come rendere i migranti nostri cittadini"

Dal palco del Meeting arriva anche il pensiero apparentemente controcorrente di Matteo Piantedosi: "Non vorrei anticipare discussioni che in questi giorni sono un po' complicate, ma bisogna porsi il problema di come rendiamo" i migranti "nostri cittadini". Poi sottolinea la necessità di "dare soddisfazione a quella tendenza di ogni persona di trovare un ruolo e sentirsi utile nella società". La sostenibilità dei processi migratori, aggiunge, "si nutre anche del fatto che si tratta di persone di cui dobbiamo immaginare la centralità nella società da qualsiasi parte provengano". E dunque "non basta dare soddisfazione solo ai bisogni primari" ma bisogna porsi il problema di come rendere queste persone "nostri cittadini". "Se questa discussione serve ad aggiornare il panorama delle valutazioni che un Paese come il nostro deve fare su questo tema importante dei nuovi cittadini, va benissimo e va fatto - prosegue Piantedosi - Secondo me la discussione che è stata sollevata deve servire ad aprire una valutazione che dev'essere anche un po' tecnica: farlo alla luce di dati concreti e realistici potrebbe aiutarci non a negare il problema e a respingerlo al mittente, ma aiutarci ma a fare qualcosa di più mirato e importante per le nostre esigenze, che sono di massima integrazione delle persone che arrivano. Sono esigenze non solo economiche, ma anche alloggiative, culturali e di adesione. Interroghiamoci su cosa serve a completare un percorso che in Italia ha portato ai risultati che abbiamo oggi". "Credo però - conclude il ministro - che questa discussione vada fatta scevra da condizionamenti ideologici. Bisogna partire da un dato: la nostra legislazione è quella che consente il maggior numero di concessioni in tutta Europa. Siamo il Paese al primo posto per concessioni in termini assoluti di cittadinanze. In alcuni casi arriviamo quasi al doppio di Paesi come Germania e Francia. Non abbiamo quindi un quadro di chiusura totale".

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FdI: "Noi non abbiamo un approccio dogmatico né preconcetto"

Smuove un po' il dibattito anche il numero due di Fratelli d’Italia al Senato, Raffaele Speranzon: "Noi non abbiamo un approccio dogmatico né preconcetto sulla legge sulla cittadinanza, ma entreremo nel merito quando e se ci sarà una proposta di legge scritta, per valutarla nel dettaglio". E ricorda che è lo stesso iter seguito quando la Lega ha puntato i piedi sulla deroga ai due mandati per i governatori: "Non era nel programma del centrodestra ma una volta che abbiamo letto la proposta, abbiamo detto la nostra".

Cosa dicono le opposizioni

Resta quindi alta la tensione su una legge tornata d'attualità dopo le performance olimpioniche delle atlete italiane di seconda generazione, e che anni fa si arenò al Senato nel tentativo di modificarla verso un cosiddetto 'Ius temperato'. Quella era una variante al principio classico dello Ius soli, per cui la cittadinanza passa dal luogo in cui si nasce. Un traguardo che tenta ancora il Pd, almeno la vecchia guardia. Ma da cui si è smarcato nettamente il M5s di Giuseppe Conte. Entrambi i partiti, però, concordano sulla disponibilità a confrontarsi con i forzisti su una proposta di legge "se non è una boutade agostana e se loro fanno sul serio", rimarca il dem Alessandro Alfieri.

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