La battaglia sulla cittadinanza, tra Parlamento e referendum

Trentadue anni dall'ultima legge. Risalgono infatti al 1992 le norme che stabiliscono i criteri per diventare cittadini italiani. In Italia oggi ci si basa sullo Ius sanguinis, il diritto di sangue. Si è italiani se si nasce da genitori italiani o si viene adottati. Gli stranieri nati e residenti legalmente e ininterrottamente in Italia fino ai 18 anni possono richiedere la cittadinanza italiana all'atto dell'ingresso nella maggiore età. E non oltre i 19 anni. Oppure, se non sono nati in italia, possono iniziare il loro percorso verso la "terra promessa" dopo 10 anni di residenza legale nel nostro Paese. Una procedura, però, che può impiegare anni prima di avere esito. A volte non sempre positivo. Sono previste poche eccezioni a questo criterio, ad esempio a vantaggio degli atleti: questi possono beneficiare di una procedura "accelerata" e ottenere il passaporto italiano per meriti sportivi. I numeri L'ultima rilevazione di Eurostat è del 2022. Ci dice che la maggior parte delle nuove cittadinanze 213,7 mila in valore assoluto, e cioè il 22% del totale UE, è stata concessa proprio dall’Italia. 92,2 mila cittadinanze in più rispetto al 2021. I tentativi Questi 32 anni sono stati scanditi da vari tentativi di trovare una nuova strada. Tanti personaggi da varie latitudini politiche hanno espresso questa esigenza. Da Giorgio Napolitano a Gianfranco Fini. Ma tutte le proposte sono, per un motivo o per un altro, naufragate. L'Italia rimane saldamente attaccata alla legge e ai principi del 1992. La cosa bizzarra è che nonostante si senta parlare spesso di ius soli, cioè il diritto ad acquisire automaticamente la cittadinanza per il semplice fatto di nascere su quel territorio, nessuna delle proposte fatte prevede un meccanismo del genere. Tra i Paesi che adottano lo ius soli davvero ci sono attualmente gli Stati Uniti e la Francia . Lo ius scholae Ci si era andati davvero vicini nel 2022. La proposta prevedeva che può diventare cittadino italiano un minore straniero nato in Italia o arrivato entro i 12 anni di età e che abbia completato un ciclo scolastico di almeno cinque anni. Questo meccanismo avrebbe consentito, secondo il sito "Stranieri in Italia" di far diventare da subito italiani 135.000 stranieri. La maggioranza era sufficiente. Ma la legislatura cambiò. E la proposta finì su un binario morto. E lì ancora giace. Lo ius culturae Un po' più stringente dello ius scholae, ma stesso principio. Anche in questo caso infatti l'ottenimento della cittadinanza era legato al completamento di un ciclo scolastico ma il cui esito sia la promozione o l'ottenimento di un titolo di studio. L'intenzione era di far diventare italiano lo straniero che segue un percorso e dimostra la sua la volontà di integrazione. Una proposta di legge in tal senso fu approvata dalla Camera nell'ottobre del 2015, poi arenatasi al Senato. Gli sviluppi Ora le Olimpiadi, con in testa la nazionale di volley femminile, hanno riacceso i fari su questo tema. Qualcosa si sta muovendo. A Sky Tg24 Insider, Alessandro Cattaneo di Forza Italia ribadisce la disponibilità di Forza Italia a discutere sul tema se ci fosse una iniziativa parlamentare. "Da anni - dice l'esponente azzurro - noi portiamo avanti l'idea di uno ius scholae rafforzato, con un ciclo di almeno 8 anni per poter maturare il diritto a chiedere la cittadinanza italiana". Una posizione che, secondo alcuni esponenti di Forza Italia, potrebbe anche aiutare l'allargamento della maggioranza. Di sicuro, fanno notare dal partito fondato da Silvio Berlusconi, con premierato, autonomia e riforma della giustizia in ballo, "non saremo noi a porre il tema", rischiando un cortocircuito dei delicati equilibri della maggioranza. Sull'altro fronte, a Sky Tg24 Insider Riccardo Magi, segretario di Più Europa, conferma che si tenterà anche su questo tema, come fatto con l'autonomia, la strada del referendum. "Ci stiamo lavorando da settimane, ben prima che le Olimpiadi rimettessero in circolo il tema. La nostra intenzione è spingere per ridurre il limite dei 18 anni per chi nasce nel nostro paese e abolire delle norme vessatorie nei confronti di chi vuole diventare italiano". L'obiettivo politico è di coagulare intorno a questa proposta tutti i partiti di opposizione. Magi ha informato PD, 5 stelle e gli altri della sua iniziativa. Ma non solo. "Puntiamo anche alle associazioni del terzo settore, che da tempo chiedono una risposta alla politica ma che non hanno ricevuto risposte". Prima del referendum, però, l'impressione che matura negli ambienti parlamentari, è che si farà un tentativo in parlamento. Magari con una maggioranza trasversale. Nessuno però dentro Camera e Senato si illude. Sarà difficile, come dimostrano gli ultimi 32 anni.

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