Ius soli: l'impresa di nascere italiani o, perché no, europei

È un dibattito dagli eterni ritorni, senza nessun traguardo, quello sullo Ius soli in Italia. Stavolta a innescarlo è stato l’imbrattamento del murale simbolo dell’italianità che ritrae la pallavolista di origine nigeriana Paola Egonu, nel volo olimpico della sua schiacciata. Un atto vandalico per coprire la pelle nera della campionessa italiana, poi restaurato, che a colpi di tweet tra i cugini di partito di maggioranza, Lega e Forza Italia, ha riacceso i riflettori sul diritto alla cittadinanza. Non solo in Italia. L’Unione europea infatti si divide tra Stati che non prevedono alcuna forma di “Ius soli” e chi invece flette verso diversi posizionamenti. Posture alternative che puntano alla versione più pura prevista dalla Costituzione degli Stati Uniti ma con rotte legislative più moderate, come lo “Ius soli temperato”. In vigore in soli 4 Paesi membri secondo cui la cittadinanza viene acquisita alla nascita se i genitori, seppur stranieri, abbiano risieduto nel Paese per un certo periodo di tempo. In Germania conta anche il reddito In Germania, in particolare, la legge sulla nazionalità varata dal parlamento tedesco è entrata in vigore nel 2000, con la condizione che uno dei genitori sia legalmente residente in Germania da almeno otto anni o da tre anni ma con un permesso di soggiorno permanente. Chi vuole acquisire la cittadinanza tedesca, poi, deve essere in grado di sostenersi economicamente e non aver subito condanne penali, oltre che dimostrare una sufficiente conoscenza della lingua. Il "Doppio Ius soli" francese Peculiare il caso del Portogallo. Acquistano la cittadinanza anche le persone nate in territorio portoghese da genitori stranieri che dichiarano di voler essere portoghesi, a condizione che uno dei genitori abbia soggiornato legalmente in Portogallo per almeno due anni al momento della richiesta. “Doppio Ius soli” invece per Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Spagna. Prevista la cittadinanza alla nascita se almeno uno dei genitori è nato nel Paese in questione. In Francia, ad esempio, un bambino nato da un genitore straniero ma a sua volta nato sul territorio nazionale viene considerato francese di nascita. Chi invece nasce in Francia da genitori nati all'estero, otterrà la cittadinanza al compimento della maggiore età, se a quella data la sua residenza abituale è in Francia o se ha vissuto nel Paese per un periodo di almeno 5 anni, a partire dagli 11 anni di età. Dal "doppio e temperato" allo Ius scholae Se ci spostiamo in Grecia, invece, dal 2015 lo Ius Soli è “doppio e temperato”. I bambini nati da genitori stranieri ottengono la cittadinanza se uno dei genitori ha vissuto nel Paese per almeno cinque anni. I bambini nati all'estero e i cui genitori abbiano vissuto in Grecia per cinque anni acquisiscono la cittadinanza al completamento del primo ciclo di studi. Diritto di cittadinanza dopo gli studi. Una forma di Ius scholae che torna a far discutere la politica italiana, ancora una volta. Nel 2022 veniva proposta una legge che mirava a concedere la cittadinanza ai minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni, dopo aver completato un ciclo scolastico di almeno cinque anni. Lo Ius scholae bussava in parlamento, ma nessuno aveva risposto. Porte aperte solo per lo Ius sanguinis. In Italia, infatti, più di trent’anni fa il parlamento decideva di aggiornare quel sistema di norme e di regole immaginate in età giolittiana, indicando il principio dello Ius sanguinis come unico mezzo di acquisto a seguito della nascita. In Ue non esiste lo Ius soli puro Nessun Paese dell’Unione Europea quindi adotta lo Ius soli nella sua forma più pura. Eppure non è sempre stato un plein. Eccezione nel tempo l’ha fatta l’Irlanda, Paese che fino al 2004 prevedeva lo Ius soli nella sua costituzione. Principio poi declassato a “temperato” dopo una storica sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione europea . La soluzione statunitense Per trovare lo Ius soli puro senza altre declinazioni giuridiche - e nomi annessi -dobbiamo guardare oltre oceano. Nella sua versione più moderna infatti è un’invenzione americana. Negli Stati Uniti la legge prevede la possibilità di essere cittadini per il semplice motivo di essere nati sul territorio. Con l'entrata in vigore del 14esimo Emendamento della Costituzione il 9 luglio 1868, la cittadinanza delle persone nate negli Stati Uniti è stata regolata da una clausola in cui si afferma: "Tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti, e soggette alla loro giurisdizione, sono cittadini americani e dello Stato in cui risiedono".