Italicus, Mattarella: “Attentato è parte della stagione stragista di matrice neofascista”

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All'1.23 del 4 agosto 1974, una bomba esplose sul treno Roma-Monaco - in transito a San Benedetto Val di Sambro, sull'Appennino bolognese - e causò 12 morti e 48 feriti. Anche il presidente della Repubblica ha ricordato la strage: “Mirava a destabilizzare la Repubblica, seminando morte e dolore. La società italiana e le sue Istituzioni seppero respingere quell'attacco alla convivenza civile grazie alla forza e alla coesione dell'unità della comunità nazionale, fondata sui principi della nostra Costituzione”

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Oggi ricorre l’anniversario della strage dell’Italicus: all'1.23 di notte del 4 agosto 1974, una bomba esplose sul treno Roma-Monaco - in transito a San Benedetto Val di Sambro, sull'Appennino bolognese - e causò 12 morti e 48 feriti. Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato quell’attentato, definendolo parte “della stagione stragista dell'estrema destra italiana”.

Il ricordo di Mattarella

“Cinquant'anni fa la strategia terroristica che mirava a destabilizzare la Repubblica colpì il treno Italicus a San Benedetto Val di Sambro, seminando morte e dolore – ha dichiarato il capo dello Stato in una nota –. Era un convoglio diretto in Germania, affollato di viaggiatori, molti dei quali migranti che tornavano al lavoro. Undici passeggeri morirono nell'incendio che seguì l'esplosione. La dodicesima vittima fu un ferroviere, Silver Sirotti, medaglia d'oro al valor civile per il suo eroismo: perse la vita salvandone molte altre. La sua generosità, unita a un grande coraggio, costituisce una testimonianza imperitura di quei valori di umanità e solidarietà, che gli assassini e i loro complici volevano sradicare". "Nel giorno dell'anniversario rinnoviamo i sentimenti di vicinanza e condivisione della Repubblica ai familiari delle vittime e ai tanti feriti", ha aggiunto Mattarella.

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Parte “della stagione stragista dell'estrema destra italiana”

Poi ha dichiarato ancora: "Nella catena sanguinosa della stagione stragista dell'estrema destra italiana, di cui la strage dell'Italicus è parte significativa, emerge la matrice neofascista, come sottolineato dalla sentenza della Corte di Cassazione e dalle conclusioni della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia P2, pur se i procedimenti giudiziari non hanno portato alla espressa condanna di responsabili. La società italiana e le sue Istituzioni seppero respingere quell'attacco alla convivenza civile grazie alla forza e alla coesione dell'unità della comunità nazionale, fondata sui principi della nostra Costituzione".

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La strage dell'Italicus

La strage dell'Italicus è avvenuta all'1.23 di notte del 4 agosto 1974, quando l'esplosione di una bomba sul treno Roma-Monaco - in transito a San Benedetto Val di Sambro, sull'Appennino bolognese - ha causato 12 morti e 48 feriti. Tra le vittime, di età fra 14 e 70 anni e tra cui tre turisti stranieri (un olandese, un austriaco e un giapponese), anche il giovane forlivese Silver Sirotti, medaglia d'oro al valore civile, controllore 25enne - che non doveva nemmeno essere in servizio quella notte - che è stato tra i primi a soccorrere i passeggeri nella carrozza colpita, la quinta, sventrata quasi all'uscita dalla lunga galleria dell'Appennino tosco emiliano. Sirotti è morto sopraffatto dal fuoco e dal fumo. La strage fu rivendicata da Ordine Nero, ma non ebbe responsabili: tutti gli imputati processati - in particolare Mario Tuti e Luciano Franci, ritenuti leader e gregario della cellula toscana del Fronte nazionale rivoluzionario - sono stati assolti, in uno scenario fatto anche di segreti di Stato, depistaggi e coperture. Il relitto del vagone sventrato non è stato conservato. L'espresso 1486 era partito dalla stazione di Roma Tiburtina alle 20.35 ed era transitato da Firenze Santa Maria Novella a mezzanotte e mezzo, con 23 minuti di ritardo. Al momento dello scoppio, avrebbe dovuto essere a Bologna. L'ordigno doveva già allora colpire la stazione? A bordo, ha riferito trent'anni dopo Maria Fida Moro, era salito anche il padre Aldo, all'epoca ministro degli Esteri, per raggiungere la famiglia in Trentino, ma prima che il treno partisse fu fatto scendere "per firmare carte importanti". Dieci anni dopo, un altro attentato all'interno della stessa galleria, quello del rapido 904 Napoli-Milano (domenica 23 dicembre '84), costò la vita a 16 persone, 267 i feriti.

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