Italicus, la strage dimenticata: 50 anni fa la bomba sul treno

Cronaca
Un'immagine della quinta carrozza dell'Italicus, dilaniata dall'esplosione il 4 agosto 1974 (Foto: Archivio Ansa)

Il 4 agosto 1974 un’esplosione di matrice terroristica provocò 12 morti e 48 feriti sui binari dell'Appennino tosco-emiliano, a San Benedetto Val di Sambro. Un attentato di cui sono ancora ignoti gli esecutori: tutti gli imputati sono stati assolti nei diversi processi

La "strage dimenticata": è stata ribattezzata così da alcuni storici la tragedia avvenuta esattamente 50 anni fa, domenica 4 agosto 1974. Quel giorno, un attentato di matrice terroristica sul treno Italicus Roma-Monaco provocò 12 morti e 48 feriti sull'Appennino tosco-emiliano, a San Benedetto Val di Sambro, non lontano da Bologna. Una strage di cui non si conoscono ancora gli esecutori: tutti gli imputati processati successivamente sono stati assolti.

La strage nella notte fra il 3 e il 4 agosto

All’1.23 della notte fra il 3 e il 4 agosto la quinta carrozza dell'Italicus Roma-Monaco fu dilaniata da uno scoppio circa cento metri dopo l'uscita dalla lunga galleria dell'Appennino. L'Espresso 1486 era partito dalla stazione di Roma Tiburtina alle 20.35 ed era transitato da Firenze Santa Maria Novella a mezzanotte e mezzo, con 23 minuti di ritardo: fu proprio questo slittamento sull'orario previsto a impedire che l'ordigno esplodesse nel punto stabilito originariamente dagli attentatori, con conseguenze prevedibilmente ancora più gravi. Dall'esame del timer della bomba, infatti, si scoprì che sarebbe dovuta esplodere mentre il treno attraversava la Grande Galleria dell'Appennino e non a 50 metri dall'uscita. Il ritardo accumulato in corsa, invece, permise di risparmiare numerose vite. A bordo, venne detto successivamente, sembra che ci sarebbe dovuto essere anche Aldo Moro, ma un impegno improvviso gli fece perdere il treno con il quale sarebbe dovuto andare in vacanza. Dieci anni più tardi, un altro attentato all'interno della stessa galleria, quello del rapido 904 (23 dicembre '84), costò la vita a 16 persone e ne ferì 267.

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Rivendicazioni e indagini

Il 5 agosto 1974 l’attentato fu rivendicato con un volantino, ritrovato in una cabina telefonica di Bologna, nel quale era scritto: "Giancarlo Esposti è stato vendicato. Abbiamo voluto dimostrare alla nazione che siamo in grado di mettere le bombe dove vogliamo, in qualsiasi ora, in qualsiasi luogo, dove e come ci pare. Vi diamo appuntamento per l'autunno; seppelliremo la democrazia sotto una montagna di morti". Giancarlo Esposti era un personaggio interno all'estrema destra a Bologna, ucciso nel 1974 da un carabiniere durante una fuga. Al volantino seguirono delle telefonate anonime al Resto del Carlino dello stesso tenore. L'autore sia del volantino che delle telefonate risultò essere Italo Bono, che venne individuato dalle forze dell'ordine la stessa sera del 5 agosto. In un primo momento furono quattro gli imputati principali nel processo per la strage dell’Italicus ed erano tutti esponenti del gruppo neofascista "Ordine Nero", lo stesso che aveva rivendicato l’attentato attraverso il volantino. Ma il 20 luglio 1983, il presidente della Corte d'assise di Bologna assolse tutti gli imputati per insufficienza di prove.

La condanna in appello e l’assoluzione

Nel ricorso in appello, il 18 dicembre 1986, vennero condannati all'ergastolo due dei quattro imputati in primo grado: Mario Tuti e Luciano Franci. Le indagini avevano verificato la possibilità che l'ordigno fosse stato precedentemente posizionato, quando il treno era in sosta a Firenze a Santa Maria Novella, sulla quinta carrozza. Il 16 dicembre 1987, però, il giudice della Corte di Cassazione annullò le condanne sia di Mario Tuti sia di Luciano Franci. Quattro anni dopo, il 4 aprile 1991, entrambi gli imputati vennero assolti dalla Corte d'appello di Bologna, assoluzioni che furono confermate in via definitiva dalla Corte di Cassazione il 24 marzo 1992.

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Il coinvolgimento della P2

I colpevoli non sono quindi mai stati trovati ma la Commissione parlamentare nel 1984 affermò "che la strage dell'Italicus è ascrivibile ad una organizzazione terroristica di ispirazione neofascista o neonazista operante in Toscana; che la Loggia P2 svolse opera di istigazione agli attentati e di finanziamento nei confronti dei gruppi della destra extraparlamentare toscana; che la Loggia P2 è quindi gravemente coinvolta nella strage dell'Italicus e può ritenersene anzi addirittura responsabile in termini non giudiziari ma storico-politici, quale essenziale retroterra economico, organizzativo e morale".

Digitalizzati gli atti del processo

Nel dicembre del 2018 è terminata l'opera di digitalizzazione dei documenti sull'attentato al treno Italicus e sulla strage del 2 agosto, ma non solo, che sono quindi consultabili da tutti presso l'Archivio di Stato di Bologna. Si tratta quasi di un milione di atti, più di mille faldoni e oltre 86 scatole di materiale audio che riguarda 18 processi. Per completare l’opera, che rientra nel progetto nazionale "Archivi per non dimenticare", sono stati necessari sette anni. In occasione della presentazione della digitalizzazione di tutti i processi per terrorismo e stragi giudicati dalla Corte d'Assise di Bologna, il presidente dell'associazione dei familiari delle vittime della strage del 2 agosto, Paolo Bolognesi, ha dichiarato: "Secondo noi negli atti che abbiamo mandato in Procura per riaprire il processo a Gilberto Cavallini e l'indagine sui mandanti della strage alla stazione di Bologna c’è anche la possibilità di riaprire le indagini sulla strage dell'Italicus". La speranza è riuscire ad "arrivare agli esecutori in maniera chiara e scoprire chi sono i mandanti".

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