Autonomia differenziata, su quali materie le Regioni chiederanno più poteri?

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Introduzione

Approvata lo scorso 19 giugno, la legge Calderoli ha davanti a sé un lungo percorso di attuazione. Il testo è sulla scrivania del capo dello Stato ed è all'esame degli uffici del Quirinale, con il Colle che fa sapere che "l'esame è appena cominciato" e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si prenderà il "giusto tempo" per esaminare "un provvedimento complesso". Inoltre il Governo avrà 24 mesi per adottare i Lep (Livelli essenziali delle prestazioni), con uno o più decreti legislativi, e su questi servirà l’accordo di tutte le Regioni, senza contare il potere di veto che il presidente del Consiglio ha sulle materie concorrenti.

 

Le Regioni però iniziano già a muoversi, specialmente quelle del Nord, anche se l'iniziale fronte autonomista - Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna - appare meno compatto oggi rispetto al 2018. E la Campania guida la protesta dei territori del Sud.

Quello che devi sapere

Il percorso dell’Autonomia differenziata

  • La strada per la realizzazione dell’Autonomia differenziata, approvata definitivamente alla Camera lo scorso 19 giugno, non sarà breve, nemmeno per le Regioni che nel frattempo si dovessero aggiungere al negoziato. Oltre all’ipotesi di un referendum abrogativo lanciata dalle opposizioni, c’è il fatto che la legge fissa in 24 mesi il periodo di tempo che il Governo avrà per adottare i Lep (Livelli essenziali delle prestazioni), con uno o più decreti legislativi. E su questi servirà l'accordo di tutte, non solo delle Regioni "autonomiste". Sulle materie concorrenti, inoltre, la legge attribuisce il potere di veto al presidente del Consiglio. Per fare un esempio: se una Regione chiedesse 23 materie, il premier potrebbe concederne molte meno. Il primo passaggio simbolico per far diventare legge il ddl Calderoli tuttavia è ravvicinato: sono i 15 giorni tecnici per la pubblicazione in Gazzetta, dopo la promulgazione

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Le 9 materie senza Lep

  • La legge sull’Autonomia differenziata individua nove materie che potranno essere trasferite alle Regioni senza bisogno di attendere la determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni: rapporti internazionali e con l’Unione europea; commercio con l’estero; professioni; protezione civile; previdenza complementare e integrativa; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale; enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale; organizzazione della giustizia di pace

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Le 14 materie per cui servono i Lep

  • Sono invece 14 le materie per cui bisognerà attendere, spiega la legge, "la determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) concernenti i diritti civili e sociali, ivi compresi quelli relativi alle funzioni fondamentali degli enti locali". Si tratta di: istruzione, tutela dell’ambiente, sicurezza del lavoro, ricerca scientifica e tecnologica, tutela della salute, alimentazione, ordinamento sportivo, governo del territorio, porti e aeroporti civili, grandi reti di trasporto e di navigazione, ordinamento della comunicazione, produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia, nonché valorizzazione dei beni culturali e ambientali

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Cosa chiede il Veneto

  • Attende solo i tempi della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, dopodiché il Veneto è già pronto a chiedere al Governo l'avvio del negoziato per l'autonomia. Non per tutte le 23 materie, ma per le 9 che non dovranno fare i conti con la fissazione dei Lep. Il presidente del Veneto Luca Zaia vuole restare il portabandiera nella trattativa delle Regioni per avere maggiori forme di autonomia. "Sia chiaro che questo è l'ultimo treno che passa per l'Italia. Il modello centralista ci ha portato al disastro che viviamo: ha fallito. Se il Paese è a due velocità, se i cittadini sono costretti a fare le valigie per curarsi, se ci sono diseguaglianze, non è certo colpa dell'Autonomia che non c'è", ha detto Zaia in un'intervista a Repubblica. "Io dico solo una cosa - aggiunge - mettiamola alla prova, anche e soprattutto nelle Regioni meridionali, questa forma di federalismo della quale tanti parlano senza cognizione di causa". Teme che il Colle possa frenare o addirittura non controfirmare la riforma? "Stimo e ho un ottimo rapporto col presidente Mattarella - risponde Zaia - rispetto profondamente le sue prerogative e so che anche in questo caso agirà in ossequio ai dettami della Costituzione. La Carta della quale lui è garante e che però, mi piace ricordare, è autenticamente federalista". Poi Zaia sottolinea: "Se fossi un governatore del Sud la invocherei. I cittadini meridionali sono le prime vittime di un sistema che non funziona a causa di scelte sbagliate e di malagestione, di certo non attribuibile ai miei attuali colleghi. Nessuno si sogna di abbandonare il Sud: siamo come i gemelli siamesi, si vive e si muore insieme"

Cosa chiede il Piemonte

  • Un'altra Regione a guida leghista, il Piemonte, è pronta ad aggiungersi. Il presidente Alberto Cirio ha annunciato che chiederà l'autonomia su tutte le materie previste dalla legge, con un’integrazione rispetto alla richiesta del predecessore Sergio Chiamparino, che ne aveva chieste 13 su 23. Già nel 2019 Cirio aveva avanzato la richiesta per tutte le competenze previste dagli articoli 116 e 117 della Costituzione e maggiori poteri su gran parte delle 13 materie già indicate dalla precedente amministrazione. La richiesta di nuove materie ha riguardato: commercio estero, ricerca, giustizia di pace, agricoltura, caccia, sport, comunicazione, casse di risparmio e casse rurali, produzione, energia, alimentazione, oltre a una specifica attenzione per la montagna. Maggiori poteri sono stati chiesti anche su gran parte delle materie oggetto della richiesta del predecessore: fra questi, il potere per il governatore di emanare ordinanze in deroga alla normativa statale in occasione di calamità

Cosa chiede la Lombardia

  • Anche la Lombardia, dopo il via libera alla Camera, ha fatto capire di non voler perdere tempo. Attilio Fontana punta soprattutto sulla sanità e l'ambiente, convinto che la Regione più performante del Nord "riuscirà ad andare ancora più veloce, ed essere ancora più competitiva nei confronti dei competitor mondiali". "Sulle materie di nostra competenza - ha detto - avremo la possibilità di creare procedure più rapide ed efficienti che ci chiedono continuamente i nostri imprenditori e lavoratori". E ancora: "Il percorso è appena iniziato, dobbiamo iniziare a trattare con il governo. Avremo le mani meno legate - ha aggiunto durante l'evento Salute Direzione Nord - visto che potremmo definire noi le procedure e non subire le difficoltà burocratiche. Pensiamo alle specialità: potremo individuare un maggior numero di specializzazioni e individuare quelle che sono più utili sul nostro territorio" ma anche avere "una maggiore flessibilità delle risorse che arrivano da Roma e creare vantaggi per chi decide di andare a fare il medico di medicina generale per esempio nelle valli della Valtellina o della bergamasca"

La posizione dell’Emilia Romagna

L'iniziale fronte autonomista - Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna - appare tuttavia meno compatto oggi rispetto al 2018. "La destra si ritrova spaccata al suo interno di fronte a una legge, a firma di Roberto Calderoli, sbagliata e divisiva, e adesso si arrampica sugli specchi. Basta leggere i documenti per capire che rispetto al nostro progetto si tratta di due proposte diametralmente opposte - ha detto il governatore dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini in un'intervista a Repubblica, replicando a chi sottolinea come a suo tempo avesse aderito al progetto per l'autonomia. La richiesta dell'Emilia-Romagna, sottolinea Bonaccini, "riguardava solo alcune delle 23 materie potenzialmente previste, soprattutto limitate e specifiche funzioni all'interno di queste. Lo scopo era semplificare e sburocratizzare, dare risposte efficaci e rapide a cittadini e imprese. Qui invece si prepara la spaccatura dell'istruzione nazionale e dei principi basilari del diritto alla salute"

La Campania all’attacco

  • A guidare la protesta dei territori del Sud contro la legge sull’Autonomia è la Campania di Vincenzo De Luca che, si è appreso in ambienti della Regione, non farà alcuna richiesta. "La Campania parla a nome di un altro Sud, quello dell'efficienza ma chiedendo di avere armi pari su risorse e personale - dice il governatore - Poiché così non è, noi dobbiamo fare le barricate contro questo tipo di autonomia differenziata. La Campania è in prima linea nella battaglia". Il presidente campano alla fine del 2022 aveva avanzato una proposta di riforma che si basava sulla "Semplificazione e decentramento delle competenze, a Costituzione invariata". La proposta suggeriva che venissero riformate "le norme vigenti - si legge nel testo predisposto a fine 2022 dalla Campania - che prevedono decine di pareri di uffici dell'Amministrazione statale che dilatano i termini di conclusione dei procedimenti, danneggiando gravemente cittadini ed imprese interessati ad iniziative di sviluppo. Detti pareri possono e devono essere aboliti, concentrando la competenza in capo alle Regioni in sette materie". Le materie in questione erano: pareri ambientali, impianti energetici, piani paesaggistici, trasformazione urbanistica ed edilizia, portualità, insediamenti produttivi e ZES, silenzio-assenso e silenzio devolutivo sui beni sottoposti a tutela paesaggistica

L’esame del Colle

  • Il disegno di legge sull'Autonomia differenziata è "un provvedimento complesso" e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si prenderà il "giusto tempo" per esaminarlo. Il testo è sulla scrivania del capo dello Stato ed è all'esame degli uffici del Quirinale e dal Colle si conferma che "l'esame è appena cominciato" e che sarà certamente accurato anche se si sottolinea che il presidente gli dedicherà "lo stesso scrupolo e la stessa attenzione che ha per ogni provvedimento". Difficile che Mattarella possa seguire le richieste del Movimento Cinque Stelle che nei giorni scorsi, attraverso i capigruppo Francesco Silvestri e Stefano Patuanelli, gli avevano chiesto di non firmare il provvedimento esercitando la sua prerogativa costituzionale di "rinvio presidenziale di cui all'articolo 74 della Costituzione". La norma, spiegavano i parlamentari, consente al presidente, prima di promulgare la legge con messaggio motivato alle Camere, di chiedere una nuova deliberazione. Anche perché, è bene ricordare, il disegno di legge è attuativo di una riforma costituzionale del 2001, il cosiddetto Titolo V e in 11 articoli ne definisce le procedure legislative e amministrative. In sostanza, definisce le intese tra lo Stato e quelle Regioni che chiedono l'autonomia differenziata nelle 23 materie indicate nel provvedimento. Ciò detto, l'attenzione del capo dello Stato resta altissima sulla necessità di diminuire i gap tra le diverse aree del Paese: "L'equilibrio territoriale è un fattore cruciale di equilibrio sociale", ha detto Mattarella lo scorso 12 giugno, aggiungendo che "questo divario frena lo sviluppo nazionale nel suo insieme"

Per approfondire:

Autonomia differenziata delle Regioni: dai Lep ai tempi di attuazione, cosa prevede