Meloni: "Spero in Ue più pragmatica. Schlein e Conte? Non li ho visti a parata 2 giugno"

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La premier attacca Bruxelles sulla possibile procedura d’infrazione per aver fissato come requisito per l’assegno unico almeno due anni di residenza in Italia: "È la dimostrazione che bisogna cambiare". E decide di tirare dritta sul premierato: "Sto rischiando? E chi se ne frega"

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Il premierato e la riforma della magistratura, ma anche la polemica sulla richiesta di dimissioni per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella da parte del senatore leghista Claudio Borghi e le voci sulle possibili dimissioni del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Molti i temi toccati dalla premier Giorgia Meloni – che domani, 4 giugno, sarà in Consiglio dei ministri per un’informativa “sui flussi di ingresso degli stranieri per motivi di lavoro" – nella sua intervista a Quarta Repubblica, su Rete 4. In vista delle imminenti elezioni europee, la premier non ha risparmiato qualche stoccata all’attuale Ue, facendo leva su una polemica tra le più calde: la possibile procedura d’infrazione per l’Italia per aver fissato come requisito per l’assegno unico almeno due anni di residenza nel Paese. “È la dimostrazione del perché l'Europa va cambiata”, ha detto Meloni, ribadendo che sul punto intende dare “battaglia” – “se devo dare l'assegno unico a tutti, non solo ai comunitari ma anche agli extracomunitari che lavorano in Italia, e anche agli extracomunitari, secondo loro, che hanno i figli in patria, io non lo reggo" - e auspicandosi "che la Commissione di domani possa essere un po' più pragmatica".

La richiesta di dimissioni di Mattarella da parte della Lega 

All'indomani degli attacchi sferrati dalla Lega al presidente della Repubblica, Meloni ha rotto il silenzio dicendo che “manca di rispetto a Mattarella chi lo vuole tirare nelle beghe della politica". Poi ha definito “abbastanza normale" che tutti i media abbiano aperto sulla richiesta di dimissioni di Sergio Mattarella da parte del senatore Borghi, perché "chiaramente diventa polemica politica poi siamo in campagna elettorale”. La premier si è detta “molto contenta” che il leader del Carroccio Salvini “abbia chiarito” – minimizzando la richiesta di dimissioni – “perché era importante farlo”, ancor di più perché il dibattito si era acceso durante le celebrazioni per la Festa della Repubblica. 

"Il 2 giugno alla parata non ho visto né Conte né Schlein"

Proprio parlando del 2 giugno, la premier ha tirato qualche frecciatina ai suoi principali avversari politici, attaccando il Pd di Elly Schlein per essere sceso in piazza contro il premierato proprio durante la Festa della Repubblica. "Noi – ha detto - abbiamo fatto le manifestazioni di chiusura della campagna elettorale il primo di giugno anche in un orario complesso, faceva caldissimo, perché non ci sembrava bello fare il 2 giugno una manifestazione di partito che comunque vuol dire anche attaccare gli avversari”. E ha aggiunto che “alla parata non ho visto nessun leader dei partiti di sinistra, ma magari non li ho visti io. Non ho visto Elly Schlein, né Giuseppe Conte, nel caso mi scuso immediatamente".

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Sul premierato: “Me la rischio, meglio andare a casa che stare qui a sopravvivere”

Scendendo nel merito della riforma del premierato: “Io me la rischio, come si dice a Roma. Sto rischiando e chi se ne frega? Meglio andare a casa che stare qui a sopravvivere, non crede?", ha detto Meloni. E a chi le fa notare come comunque non intenda dimettersi se non dovesse passare il referendum costituzionale sul premierato, risponde "Io andrò a casa eventualmente tra cinque anni, quando gli italiani decideranno di scacciarmi con libere elezioni, se decideranno di farlo. Ma tra cinque anni". La riforma, dice Meloni, è fatta per dare stabilità all'Italia: "Se io non usassi una stabilità e una forza, che gli altri prima di me non hanno avuto, per cercare di lasciare dopo di me qualcosa di meglio, che rimanga, io che ci sto a fare? Ma allora chi me l'ha fatto fare di fare il presidente del Consiglio? Qualcuno pensa che mi sto divertendo? Io non mi diverto a fare il presidente del Consiglio.  All'opposizione avevo una vita che adesso purtroppo non ho. Garantisco, e lo dico per me e per tutti quelli che mi hanno preceduto, non è una cosa facile".

La riforma della magistratura: "Separazione carriere per dare più credibilità"

Spazio anche alla riforma della magistratura, fortemente attaccata dalle opposizioni e anche da nutrite frange di giudici, preoccupati che la separazione delle carriere finisca per minare la loro indipendenza. Tutto il contrario: "La separazione delle carriere serve a creare maggiore equilibrio tra difesa e accusa e a valorizzare la terzietà del giudice, quindi è uno strumento di rafforzamento del ruolo dei magistrati”. In generale, Meloni ha dunque ribadito: “Faccio questa riforma della giustizia proprio perché ho rispetto della magistratura. Facciamo scelte che rafforzano la credibilità della magistratura. È una riforma costituzionale, quindi poi se non abbiamo i due terzi in Parlamento anche su questa i cittadini ci dovranno dire cosa ne pensano", ha evidenziato Meloni. "È una riforma – ha continuato - fatta per la stragrande maggioranza di magistrati che vogliono solamente fare bene il loro lavoro e non vogliono, per vedere riconosciuto il loro valore, dover aderire a una corrente politicizzata della magistratura". Le correnti politiche interne al sistema giudiziario, ha concluso, “hanno fatto molti danni alla credibilità della magistratura, e noi interveniamo con una norma di buonsenso”. 

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"Giorgetti si dimette? Ho sorriso leggendo le indiscrezioni"

Meloni ha poi commentato le voci che parlano delle possibili dimissioni del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, lanciate da Repubblica. “Ho sorriso leggendole. Lui ha smentito, ovviamente. Lo smentisce se non lo pensa, se lo avesse pensato non lo avrebbe smentito. È semplice, mi pare ci siano quotidiani che più di raccontare la realtà è come se fosse un libro dei desideri". Poi si è lanciata in una metafora per criticare il quotidiano, citando il detto secondo cui ogni giorno nella savana la gazzella si sveglia e sa che deve correre più veloce del leone: "Ogni giorno in Italia un ministro si sveglia e sa che deve smentire un articolo di Repubblica. È la verità, leggo milioni di ricostruzioni false, mai esistite. Molte neanche le smentisco più".

"Toti si deve dimettere? Lo sa solo lui"

Sul caos giudiziario che in Liguria ha visto il governatore Giovanni Toti andare ai domiciliari, e in particolare sulle sue eventuali dimissioni, Meloni ha ribadito ancora una volta che “secondo me chi può indicare questa questione è Giovanni Toti, banalmente perché Giovanni è l'unico che conosce veramente la verità. Lui sa cosa sia giusto fare, e penso che debba fare quello che considera più giusto per i cittadini della Regione Liguria, che vuole dire valutare la capacità di governo e valutare anche in coscienza: se, come lui dice, è innocente, chiaramente far dimettere un uomo che è stato scelto dai cittadini perché viene accusato di una cosa che è falsa è una mancanza di rispetto verso i cittadini, mentre se la cosa non fosse falsa sarebbe una mancanza di rispetto verso i cittadini non dimettersi". 

"Io ho vissuto la censura in Rai"

Un altro tema è stato quello delle critiche che vengono mosse a Meloni riguardo alla gestione della Rai. A cominciare dalle polemiche sulla troppa presenza di esponenti del governo, motivo per cui le opposizioni hanno parlato di TeleMeloni. "Io guardo poco la tv, per trovare i dati su TeleMeloni me li sono andati a studiare perché c'era tutta la polemica sul TeleMeloni. Quindi sono andata e ho preso i dati dell'Istituto di Pavia. Non è questione di essere più o meno rappresentati, perché io non chiedo alla Rai di rappresentarmi. Io semplicemente ho detto e continuo a ritenere che la Rai deve essere plurale, deve dare spazio a tutti. In passato noi non abbiamo avuto una Rai che dava spazio a tutti. Perché io ci sono stata dall'altra parte", ha detto la premier. Rispedisce ai mittenti ogni voce su possibili censure:  In Rai, dice, "ci sono stata quando Fratelli d'Italia aveva il 6 e passa dei consensi e nel Tg1 era rappresentata con una percentuale che viaggiava intorno al 2%, raggranellata tra l'edizione di mezzanotte e quella delle 6 del mattino. Ci sono stata in quel mondo, a me non la si dà a bere, è chiaro? L'ho vista la censura, ho visto cos'era la censura, ho visto cos'era far parte di chi non stava nella ristretta cerchia di quelli che comandavano. Per cui non sostituirò mai quel sistema di potere con un sistema di potere diametralmente opposto che fa la stessa cosa. Io voglio libertà, perché è quello che secondo me compete al servizio pubblico".

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