Bari, Decaro smentisce Emiliano. Spunta foto con sorella boss Capriati: è di un anno fa

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Il governatore della Puglia ha rivelato di aver portato l'attuale primo cittadino, allora suo assessore, a casa di una sorella del boss e di averglielo "affidato". Poi sono arrivate le precisazioni e le smentite. Ora uno scatto del maggio 2023, pubblicato da La Verità e Il Giornale, riaccende le polemiche. Ma il sindaco spiega: “Difficoltà a capire chi fossero, poi abbiamo scoperto che le donne nelle foto sono estranee ad attività clan”. Intanto, la commissione del Viminale è arrivata in Comune 

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Ancora polemiche su Bari e sul suo sindaco, Antonio Decaro. Il capoluogo pugliese, e il suo primo cittadino, sono finiti al centro delle tensioni dopo la decisione del Viminale di nominare una commissione per verificare eventuali infiltrazioni della criminalità nell'amministrazione comunale e nelle aziende municipalizzate della città. Ma nelle ultime ore sono emersi altri elementi che hanno riportato l’attenzione su Decaro. Prima di tutto, sono arrivate le parole del governatore della Puglia, Michele Emiliano, che facendo riferimento agli anni in cui era sindaco, ha rivelato di aver portato Decaro, allora suo assessore, alle prese con la decisione di chiudere al traffico Bari vecchia, a casa della sorella del boss del quartiere, e di averglielo "affidato”. E adesso arriva anche una fotografia, pubblicata dai quotidiani La Verità e Il Giornale, in cui figurano Decaro e due donne: "Sui social gira una foto in cui il sindaco è a braccetto nel maggio 2023 con la sorella del boss Capriati e una donna giovane", scrive Il Giornale. Ma il primo cittadino spiega: “Difficoltà a capire chi fossero, poi abbiamo scoperto che le donne nelle foto sono estranee ad attività clan”. Intanto, la commissione del Viminale è arrivata in Comune. 

Le parole di Emiliano, poi le precisazioni e le smentite

Sul nuovo caso, tutto è cominciato la mattina del 23 marzo, quando Emiliano, parlando alla manifestazione in sostegno di Decaro, ha raccontato di aver accompagnato il sindaco (all’epoca assessore alla Mobilità) a casa di una sorella dei Capriati per proteggerlo. Decaro era stato infatti minacciato dopo la decisione di chiudere al traffico Bari vecchia. "Andai a dirle – sono le parole di Emiliano - che questo ingegnere è assessore mio e deve lavorare perché c'è il pericolo che qui i bambini possano essere investiti dalle macchine. Quindi – ha aggiunto il governatore - se ha bisogno di bere, se ha bisogno di assistenza, te lo affido". Emiliano, travolto dalle polemiche, ha poi precisato il significato delle sue "frasi fraintese": "Andai di persona dalla sorella incensurata del boss Capriati, che avevo arrestato e fatto rinviare a giudizio e poi condannare, per farle capire che le cose erano cambiate, quegli atteggiamenti non erano più tollerati, che potevano rivolgersi all'assessore solo con modi civili ed educati (e qui l'iperbole te lo affido se ha bisogno di bere, di assistenza) visto che si trovava lì per svolgere il suo lavoro". Decaro, dal canto suo, ha smentito l’episodio così come Lina Capriati. "È certamente vero che lui mi diede tutto il suo sostegno, davanti alle proteste di buona parte del quartiere, quando iniziammo a chiudere Bari Vecchia alle auto, ma Emiliano non ricorda bene. Non sono mai andato in nessuna casa di nessuna sorella", ha dichiarato il primo cittadino di Bari. Parole che hanno trovato poi conferma in quanto dichiarato anche da Lina Capriati, che al Tg1 ha dichiarato: "Mai visto Decaro , non è mai venuto qui". "Se Antonio ha detto che non se lo ricorda, e non ricorda di esserci stato, è possibile che lui abbia ragione", ha detto in seguito Emiliano al Tg1. Ma un giudizio critico arriva da Giuseppe Conte; "Non ho trovato l'aneddoto raccontato da Emiliano né divertente né edificante. Noi - ha precisato il presidente del M5s - siamo per la legalità e la trasparenza".

 

Decaro ed Emiliano

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Il caso della foto

Ma ora l'attenzione si sposta sull'immagine postata meno di un anno fa sui social da Annalisa Milzi, come scrive Repubblica, che la ritrae con la madre Lisetta Capriati e il primo cittadino davanti al negozio che gestisce. L'occasione sarebbe stata quella della festa di San Nicola, in cui le due donne avrebbero chiesto uno scatto a Decaro: "Il sindaco è stato gentile, non abbiamo alcun rapporto con lui ma siamo finite ovunque". Ma il centrodestra attacca: "7 maggio 2023: il sindaco di Bari Decaro fotografato con due donne che sarebbero rispettivamente sorella e nipote del boss ergastolano Antonio Capriati. Vero o falso?", scrive Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera su X, postando la foto in questione.

Decaro: “Difficoltà a capire chi siano, ho chiesto a parroco"

Il sindaco Decaro, in una diretta Facebook, ha replicato alle polemiche per la foto: "Stamattina mi sono svegliato e ho trovato la mia faccia su alcuni giornali nazionali accostati al termine mafia, mi sono chiesto chi fossero le due donne nella foto e ho contattato le persone con cui ho lavorato sull'antimafia sociale e sul contrasto alla criminalità organizzata. L'ex comandante dei carabinieri di Bari Vecchia, poi l'ex dirigente della polizia di Stato, abbiamo avuto difficoltà a capire chi fossero. Ho chiamato quindi il parroco della cattedrale e abbiamo capito che sono due parenti del boss Capriati ma non hanno nulla a che fare con il resto della famiglia". Decaro spiega che la donna più anziana ritratta nelle foto pubblicate oggi "è una sorella del boss Capriati ma sarebbe estranea agli affari illeciti del clan". "A me - ha aggiunto Decaro - è dispiaciuto finire in una foto dove vengo accostato alla mafia ma immagino anche la difficoltà di queste persone che non c'entrano nulla. Don Franco (il parroco della cattedrale, ndr) mi ha detto che una signora ha sposato un uomo con il quale gestisce un negozio, la figlia della signora invece ha sposato uno scrittore e insieme frequentano la parrocchia. A me dispiace ma io ho le spalle larghe, queste due persone non c'entrano nulla. Non vedo perché si debbano ritrovare in una foto solo perché hanno chiesto al sindaco di fare una foto davanti a loro negozio, come mi capita ogni giorno decide di volte”.

La commissione d'inchiesta

oggi a Bari è il giorno dell'arrivo della commissione d'accesso del Viminale che valuterà ipotesi di infiltrazioni mafiose nel Comune dopo l'inchiesta della Dda che ha portato 130 arresti e ha svelato casi di voto di scambio politico-mafioso e la capacità dei clan di pilotare le assunzioni nella municipalizzata del trasporto pubblico Amtab. I commissari hanno incontrato il segretario generale e poi il sindaco che ha garantito "la massima collaborazione" degli uffici. E sulla commissione Giorgia Meloni ha rimandato al mittente "le accuse di utilizzare politicamente queste misure. Noi non abbiamo fatto nessuna forzatura. Avremmo fatto una forzatura se non avessimo disposto un accesso ispettivo che sarebbe stato disposto nella stessa condizione per qualsiasi altro comune italiano". Mentre la commissione era al lavoro, nell'aula consiliare era in corso la conferenza stampa del centrodestra - con, tra gli altri, il viceministro Francesco Paolo Sisto e il sottosegretario alla salute Marcello Gemmato - che hanno posto al sindaco 11 domande chiedendogli di spiegare, tra l'altro, "come mai non si sia accorto di quanto avveniva all'Amtab" e perchè negli "ultimi otto anni da presidente nell'Anci non abbia mai fatto obiezione sui 137 accessi disposti dal Viminale" qualificando come "un atto di guerra quello di Bari". In serata la risposta di Decaro: quanto ad Amtab, "ogni volta che sono emersi elementi con un possibile rilievo giudiziario, sono state fatte le opportune segnalazioni. Ho accertato che Michele Emiliano segnalò al procuratore della Repubblica dell'epoca la questione dell'assunzione di parenti di esponenti della criminalità organizzata, Parisi compreso". Sulla vicenda è intervenuta anche la presidente della commissione antimafia, Chiara Colosimo che ha fatto riferimento all'aneddoto raccontato dal governatore Emiliano (e smentito da Decaro) sulla visita fatta anni fa ad una sorella del boss Capriati: "Le parole di Emiliano, vere, false o fraintese sono profondamente sbagliate - dice Colosimo - e sarebbe un atto di profonda maturità politica riconoscerlo trasversalmente dicendo che tutte le volte che uno subisce una minaccia, deve denunciare. Su cosa farà l'Antimafia - ha concluso - anche per eventuali audizioni sul tema, si esprimerà l'ufficio di presidenza".

Centrodestra all'attacco. Meloni: "Accuse a Piantedosi vergognose"

Intanto il vicesegretario federale della Lega Andrea Crippa, "al Viminale di procedere quanto prima con lo scioglimento del Comune". Lo stesso pensiero espresso dal vicepresidente della commissione antimafia, il pugliese Mauro D'Attis (FI), che ha chiesto che la commissione faccia approfondimenti sulle dichiarazioni di Emiliano e acquisisca tutti gli atti programmando anche "una serie di audizioni".  E sul caso del di Bari è arrivato anche il commento della premier. "Penso che le accuse rivolte al ministro Piatendosi siano francamente vergognose. Penso che il ministro abbia agito correttamente. L'accesso ispettivo che è stato disposto dal Ministero dell'Interno non è pregiudizialmente finalizzato allo scioglimento:  è una verifica che va fatta. Ed è esattamente la stessa misura che sarebbe stata utilizzata nei confronti di qualsiasi altro comune", ha detto oggi Meloni.

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