Caso Pozzolo, deputato sospeso da FdI. Il ferito presenta querela: "Non ho sparato io"

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L’uomo rimasto ferito la notte di Capodanno ha ribadito ai pm di non aver mai toccato l'arma e, mentre si attendono gli esiti del test sulla polvere da sparo, il partito guidato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni prende i primi provvedimenti nei confronti del parlamentare. I risultati dello Stub arriveranno dal Ris di Parma, che non ha però i vestiti di Pozzolo, negati dal deputato in forza dell'immunità parlamentare

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Non accenna a placarsi il caso di Emanuele Pozzolo, il deputato di Fratelli d’Italia proprietario della pistola da cui, la notte di Capodanno, è partito un colpo che ha ferito uno dei partecipanti alla festa alla Pro loco di Rosazza, Luca Campana, genero di un agente di scorta di Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia. Mentre si attendono gli esiti del test sulla polvere da sparo, arriva la decisione di Giorgia Meloni: "Ha sbagliato. Io ho chiesto che venga deferito alla commissione dei probiviri di FdI indipendentemente dal lavoro che fa l'autorità competente e che nelle more del giudizio sia sospeso da FdI". Campana è stato ascoltato in procura, ha negato di aver maneggiato la pistola nel momento in cui è partito lo sparo e ha presentato una querela: si sono così cristallizzate le condizioni di procedibilità per l'applicazione del reato di lesioni. La querela è rivolta contro il deputato Emanuele Pozzolo.

Campana: "Non ho toccato la pistola"

"Assolutamente no. Non è andata come dice Pozzolo. Io non ho mai toccato quella pistola, figuriamoci se l'ho raccolta dal pavimento", aveva già detto Campana secondo quando riportato da Il MessaggeroIl parlamentare da sempre ha detto agli investigatori di non "essere stato lui a sparare" aggiungendo: "Forse si è ferito da solo, mentre prendeva l'arma che era caduta a terra". Parlando a Corriere Tv Luca Campana ha detto: "Io sono un semplice operaio e lui è un politico", spiegando il motivo per il quale solo oggi ha presentato una querela in procura a Biella contro Pozzolo. "Poteva andare molto peggio", ha detto, sottolineando che "alla festa c'erano dei bambini".

Le indagini

Sul caso le indagini proseguono, tra i numerosi testimoni tutti ascoltati e l'attesa per l'esito dello Stub, l'esame per la presenza di polvere da sparo su mani e vestiti, ma non è ancora chiaro perché il deputato di FdI, durante i saluti che era passato a fare verso l'1.30 ai festeggiamenti di Capodanno, abbia estratto la mini-pistola che aveva con sé. Nonostante il porto d'armi, il comportamento viene se non altro visto come incauto, prima che pericoloso. Gli esiti dello Stub arriveranno dal Ris di Parma, che non ha però i vestiti di Pozzolo, negati dal deputato in forza dell'immunità parlamentare. Le testimonianze sono state acquisite tutte dalla procura di Biella e dai carabinieri, che si stanno occupando del caso, ma resta riserbo perché proprio dai dettagli gli inquirenti cercheranno di ricostruire quanto accaduto quando il deputato di Fdi è arrivato dalla sua residenza nel paese accanto, Campiglia Cervo, dove aveva festeggiato. Sarebbe stato lui, secondo alcuni presenti, ad aver tirato fuori l'arma, mostrandola. Tra le persone sentite da magistrati e militari, non risulterebbero il sottosegretario e nemmeno la sorella, Francesca Delmastro, sindaca di Rosazza, che aveva affittato i locali per la festa con familiari e la scorta del fratello, i cui componenti avevano portato anche i propri parenti. Andrea Delmastro al momento dello sparo, come lui stesso aveva dichiarato subito dopo i fatti, era già a qualche centinaio di metri di distanza, alla sua auto, per sistemare alcune borse con avanzi del cenone, pronto a rincasare con la propria famiglia. La sorella invece aveva raccontato di essere andata via da un po', dopo avere aiutato a sparecchiare.

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La polemica sul consigliere della corte dei Conti

Le prossime ore saranno decisive anche per il consigliere della corte dei Conti Marcello Degni, finito nella bufera per alcune prese di posizione sui social: "Potevamo farli sbavare di rabbia sulla cosiddetta manovra blindata - ha scritto nei giorni scorsi - e gli abbiamo invece fatto recitare Marinetti". Parole definite dal centrodestra "gravi, faziose e inopportune". E anche dal Pd qualche voce si è alzata: "Nessuna reticenza a dire che è sbagliato, libertà e senso delle istituzioni devono convivere", ha scritto sui social il senatore Filippo Sensi. Le toghe si sono mosse: l'Associazione magistrati della Corte dei Conti ha deferito Degni al collegio dei probiviri "per aver violato il codice di condotta". In particolare, l'articolo che, "fermo il diritto alla piena libertà di manifestazione del pensiero", impone al magistrato di ispirarsi "a criteri di equilibrio e misura nel rilasciare dichiarazioni ed interviste ai giornali e agli altri mezzi di comunicazione di massa". Nelle prossime ore, i social di Degni saranno esaminati in un'adunanza straordinaria del Consiglio di presidenza della Corte dei Conti, l'organo di autogoverno. L'iter prevede il confronto con il consigliere "imputato".

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