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Addio a Giorgio Napolitano, il presidente dei due mandati

Politica

Pierfrancesco Ferrara

Una lunga carriera politica e istituzionale, primo ex comunista a essere eletto Presidente della Repubblica italiana, il 10 maggio 2006, alla quarta votazione

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Comunista, migliorista, diessino. Ed europeista. Una vita a sinistra, la sinistra socialista e democratica. Giorgio Napolitano ha sempre guardato al riformismo anche negli anni in cui più forte è stata la contrapposizione sociale e civile in un'Italia politica divisa tra Dc e Pci, divisa da quella cortina di ferro che, seppur solo idealmente, attraversava il nostro Paese. Una lunga carriera politica e istituzionale la sua. Primo ex comunista a essere eletto Presidente della Repubblica italiana. Il 10 maggio 2006, alla quarta votazione, con 543 voti su 990. Undicesimo inquilino del Quirinale. Nel suo discorso di insediamento detta subito le linee guida del settennato. L'unità del Paese fondata sulla Costituzione nata dalla resistenza contro il nazifascismo, lo spirito super partes del Capo dello Stato che rappresenta l'unità nazionale, il richiamo al dialogo tra le parti e poi il forte, marcato europeismo. Politico di lungo corso: presidente della Camera nel 92 e ministro dell'Interno nel primo governo Prodi. Politico che ha portato la politica, quella alta, al Quirinale, che ha portato un suo stile, nuovo, al Colle. Nasce a Napoli nel 25, la laurea in giurisprudenza nel 47 ma è già nel 42 che inizia a far parte di un gruppo di giovani antifascisti. Aderisce al Pci nel 45. Da militante diventa, negli anni, dirigente del partito. Poi gli incarichi istituzionali. Esponente storico della corrente moderata e socialdemocratica nel partito. Ed è proprio per le sue posizioni riformiste che viene coniato per lui il neologismo migliorista. Da Capo dello Stato inizia quel giro delle capitali nel Vecchio Continente per sostenere lo spirito europeista, per rilanciare il percorso verso il trattato costituzionale. Europa che invoca nel suo intervento al Parlamento di Strasburgo, il 14 febbraio (2007). Come non ricordare la storica visita in Vaticano a Papa Benedetto XVI, il 20 novembre del 2006. Visita ricambiata dal Pontefice a distanza di due anni, il 4 ottobre 2008 in occasione della ricorrenza della festività di S. Francesco d'Assisi, patrono d'Italia. L'omaggio ai caduti di Cefalonia in occasione del 25 aprile 2007. E ancora, la visita di Stato a Washington: seconda volta di Napolitano negli Usa dopo quella del 1978 ad Harvard: è il dicembre 2007. In mezzo però le intricate vicende politiche interne, la crisi del governo Prodi, le elezioni, la vittoria di Berlusconi, le polemiche sulla giustizia, gli appelli al dialogo e al rasserenamento del clima. Commozione, dolore, cordoglio per la tragedia del terremoto in Abruzzo. Per quel terribile 6 aprile 2009. Sempre nel 2009 è protagonista del) successo italiano del G8 e la visita di Barak Obama e quegli elogi forse inattesi, ricevuti dal presidente americano (UPS..). Visita ricambiata a un anno di distanza: è il maggio 2010, seconda volta di Napolitano alla Casa Bianca.

Ma è in Italia che si concentra sulle celebrazioni per il 150.mo anniversario dell'Unità: Celebra i festeggiamenti in maniera solenne nel suo discorso davanti al Parlamento eccezionalmente riunito in seduta comune il 17 marzo 2011. Ovazioni e attestati di stima dovunque per il Presidente, applaudito per strada, davanti ai luoghi simbolo dell'Unità. Stesso anno, pochi mesi a seguire il nuovo affettuoso incontro, questa volta a Varsavia, con Obama. Un percorso delicato quello affrontato da Napolitano nei suoi anni al Quirinale. Da un lato l'Europa, la credibilità del Paese da riconquistare di fronte ai partner continentali, dall'altro le vicende interne e il rapporto complesso con Berlusconi. Fino alla difficile fase della crisi del governo guidato dal Cavaliere. Una gestione definita da tutti impeccabile, pur nelle difficoltà di una transizione politica storica per il Paese, nel pieno di una drammatica crisi economico-finanziaria. Il giro d'orizzonte e quelle consultazioni lampo, dopo le dimissioni di Berlusconi, che portano all'incarico affidato a Mario Monti… per un esecutivo da molti chiamato -non da lui- governo del Presidente.

Il mandato si conclude tra le difficoltà politico-istituzionali, con la rottura di una maggioranza anomala ma di solidarietà nazionale e la chiusura anticipata -seppur di poco- della legislatura.

Dopo il voto ancora consultazioni. Senza un esito risolutivo. L'eredità da lasciare non è delle migliori: un'empasse con pochi precedenti. Napolitano lo sa. Prova per questo la carta dei facilitatori: i saggi.

Il voto per il successore al Quirinale tocca momenti drammatici. I partiti salgono al Colle... gli chiedono in coro un bis... per il bene del Paese. E' sabato 20 aprile: un plebiscito.. 738 i sì. Mai nessuno nella storia repubblicana.

Napolitano affida l'incarico a Enrico Letta che ottiene la fiducia delle Camere.

Gestisce, sovraintende, poi, all'ennesima crisi di governo. Nata da una svolta tutta interna al Pd. Arrivano le dimissioni di Enrico Letta e l'avvicendamento a Palazzo Chigi con Matteo Renzi. Una nuova era. Napolitano c'è.

Così come nessuno mai, accetta, acconsente, permette l'ingresso al Quirinale di una Corte d'Assise e di una Procura, quelle di Palermo, per una testimonianza storica, eccezionale, quella sulla presunta trattativa Stato-Mafia dei primi Anni 90.

Riservato in politica e nella vita privata, nel '59 sposa con rito civile, in Campidoglio, Clio Maria Bittoni, conosciuta all'Università. Dal matrimonio nascono 2 figli, Giulio e Giovanni. L'amore per la famiglia accanto alle sue passioni: il teatro, la politica e la sua Napoli. Passioni rimaste per lui mai spente. Fino alla fine.