Il leader di Azione fa un bilancio sui primi mesi della nuova segretaria del Pd: "Non ero tra quelli che pensava che avrebbe salvato il mondo, così come oggi non penso affatto che sia in crisi solo perché ha perso gli ultimi ballottaggi"
Carlo Calenda, in un’intervista a Repubblica, smentisce le ipotesi di un suo riavvicinamento al Pd. “Con la segreteria Schlein sono più le cose che ci dividono da quelle che ci uniscono, ma al Pd dico che si può lavorare insieme su lavoro e sviluppo”. Il tema principale è quello del salario minimo a 9 euro all’ora: “Sì, ma che io chiamerei retribuzione minima contrattuale, per distinguerla dalla proposta dei Cinquestelle, che rischia di spazzare via la contrattazione collettiva”. La differenza è che “la nostra proposta verrebbe recepita, nel tempo di un anno, nei contratti collettivi nazionali per contrastare i contratti pirata, come avviene in tanti settori del commercio, della vigilanza, delle pulizie”.
Meloni contraria al salario minimo
Al Pd l’ex ministro propone di “cofirmare insieme il disegno di legge. Abbiamo già fatto insieme dei tavoli tecnici e su questo si può lavorare. Facciamo una battaglia di merito”. Quanto all’offerta sullo sviluppo: “È quella di utilizzare i soldi del Pnrr per finanziare progetti d’impresa 4.0, allargandoli ai beni energetici e ambientali”. Giorgia Meloni è contraria al salario minimo: “Un tragico errore. La crescita non rilancia il potere d’acquisto degli italiani, eroso dall’inflazione e dall’aumento dei tassi. Noi abbiamo proposto la sospensiva della quota capitale dei mutui pervenire incontro alle famiglie”. Infine, una valutazione di questi primi quattro mesi di Schlein: “Non ero tra quelli che pensava che avrebbe salvato il mondo, così come oggi non penso affatto che sia in crisi solo perché ha perso gli ultimi ballottaggi. Sta facendo il suo tirocinio da segretario del Pd”, ha concluso Calenda.