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Città al voto, ecco chi ha vinto e chi ha perso. E cosa può succedere adesso

Politica

Livia Michilli

Chi si aspettava un cambio di scenario rispetto alle politiche è rimasto deluso. Il largo successo del centrodestra rafforza il governo e, nel governo, Meloni e il suo partito. Dal Pd  si affrettano a evidenziare che il tempo per rimodellare il partito è stato poco e le candidature erano cosa fatta, ma le proporzioni della sconfitta forse dovrebbero avviare una riflessione sull’idea di partito che è arrivata finora all’elettorato

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A volte il quadro ha tinte sfumate, elementi di chiaroscuro, passaggi di luci e di ombre. Non è il caso di queste elezioni amministrative (LO SPECIALE). L’affermazione del centrodestra è nella chiarezza dei numeri (9 Comuni conquistati fra primo e secondo turno, contro i 3 del centrosinistra) ma pure nel valore simbolico di alcune vittorie.

Soddisfazioni solo a Vicenza per il centrosinistra

È il caso di Ancona, considerata la “roccaforte rossa” in una Regione che ha già cambiato colore: qui Giorgia Meloni e alleati hanno puntato le loro fiches, chiudendo tutti insieme sul palco la campagna elettorale. Scommessa vinta, come nelle tre città toscane che il Pd sperava di strappare alla destra e invece il tentativo è fallito: a Pisa, a Siena e pure a Massa, dove gli avversari erano divisi. Vicenza è per il centrosinistra l’unico motivo di soddisfazione, tiepida a dire il vero, visto che il neo sindaco durante la corsa elettorale aveva chiesto ai big di partito di tenere in città il basso profilo.

Deluso chi si attendeva un cambio di scenario

Insomma, bisogna sempre esser cauti a trasferire sul piano nazionale il significato di elezioni locali, eppure chi si aspettava un cambio di scenario, o almeno un accenno, rispetto alle politiche di settembre è rimasto deluso. Il largo successo della destra-centro, su un terreno di solito non particolarmente favorevole come i ballottaggi, rafforza il governo e, nel governo, Meloni e il suo partito. Non era un passaggio scontato per la premier, che nei giorni precedenti il voto è stata alle prese con l’alluvione in Emilia-Romagna e le fibrillazioni sul Pnrr.

Le insidie per la premier rischiano di essere in maggioranza

Con una opposizione che le urne confermano in grande difficoltà, le insidie per lei rischiano di essere all’interno della maggioranza: vincere, ma non stravincere sui compagni di governo, gestire con equilibrio i prossimi dossier. Non a caso qualcuno ha sottolineato il tempismo dell’incontro ad Arcore tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, mentre ancora si contavano le schede…

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Ma la “lezione” più chiara le urne la consegnano al Pd. Se raffigurare questo voto come una sfida Meloni-Schlein poteva apparire un po’ forzato, certo è stato il primo test elettorale per la leader dem. Dalla segreteria si affrettano ad evidenziare che il tempo per rimodellare il partito è stato poco e le candidature erano cosa fatta (da altri), ma le proporzioni della sconfitta forse dovrebbero avviare una riflessione sull’idea di partito che, poco o tanto, finora all’elettorato è arrivata.

I dubbi sull'opportunità di un campo largo

Schlein dice che da soli non si vince, sottolineando ancora la necessità di costruire un campo largo. Detto che a Brindisi l’alleanza coi 5 Stelle non ha portato maggiore fortuna, c’è da chiedersi se ora sarà più facile o piuttosto più difficile il dialogo con Giuseppe Conte, a capo di un Movimento debole e che potrebbe mettere in discussione la sua leadership.

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