
Tortura, la proposta Fdi per abrogare il reato e le reazioni dell’opposizione
Introdotto nell'ordinamento italiano nel 2017, dopo un tormentato iter parlamentare, ora l’esecutivo vorrebbe cancellarlo, lasciando solo una sorta di aggravante all'articolo 61 del Codice penale. Il centrosinistra insorge

Il reato di tortura è stato introdotto nell'ordinamento italiano nel 2017 dopo un tormentato iter parlamentare. Ora, alcuni esponenti di Fratelli d'Italia, prima firmataria Imma Vietri, hanno presentato una proposta di legge per abrogare gli articoli 613-bis e 613-ter del Codice penale che introducevano il reato, lasciando in piedi solo una sorta di aggravante all'articolo 61
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"L'incertezza applicativa in cui è lasciato l'interprete" con le norme introdotte nel 2017, "potrebbe comportare la pericolosa attrazione nella nuova fattispecie penale di tutte le condotte dei soggetti preposti all'applicazione della legge, in particolare del personale delle Forze di polizia che per l'esercizio delle proprie funzioni - spiegano i firmatari nella relazione delle Pdl - è autorizzato a ricorrere legittimamente anche a mezzi di coazione fisica”
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Se non si abrogassero gli articoli 613-bis e 613-ter, si legge ancora "potrebbero finire nelle maglie del reato in esame comportamenti chiaramente estranei al suo ambito d'applicazione classico, tra cui un rigoroso uso della forza da parte della polizia durante un arresto o in operazioni di ordine pubblico particolarmente delicate o la collocazione di un detenuto in una cella sovraffollata”

Secondo i firmatari che sono, oltre a Imma Vietri anche Amich, Cangiano, Cerreto, Chiesa, Ciaburro, Iaia, La Porta, Longi, Maiorano, Michelotti e Tremaglia, le pene previste per il reato sono anche "chiaramente sproporzionate rispetto ai reati che puniscono nel codice attualmente tali condotte (percosse, lesioni, minaccia eccetera) e non giustificate dall'andamento della situazione criminale in Italia”

Tra i primi a reagire aspramente contro la proposta Fdi è la senatrice di Sinistra Italiana-Alleanza Verde Ilaria Cucchi, che si appella al capo dello Stato affinché non si cancelli l'aggravante del reato di tortura: ”È notizia di queste ore la sospensione di 23 agenti del carcere di Biella accusati dalla magistratura di tortura di Stato nei confronti di 3 detenuti, e nelle stesse ore veniamo a conoscenza dell'assegnazione in Commissione Giustizia della Camera di una proposta di legge di Fdi che vuole abrogare la tortura. Questo è un fatto gravissimo”
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“Sostenere che la tortura in Italia non esista è una bugia. Far finta di niente - continua Cucchi - e voltarsi dall'altra parte è già questa una violazione dei diritti umani e lo so perchè l'ho provata sulla mia pelle. Più di un giudicie, prima dell'introduzione di questa legge si è trovato a non poter procedere perché la legge non esisteva. Abbiamo lottato per la sua introduizione e ora rivolgo un appello a tutte le forze politiche soprattutto al presidente della Repubblica: giù le mani dalla legge che punisce la tortura”

La presidente dei senatori del Pd, Simona Malpezzi scrive su Twitter: "È agghiacciante la proposta di FdI di cancellare il reato di tortura. Meloni dica qualcosa: il suo governo e la sua forza politica vogliono attaccare una norma in difesa dei diritti umani?”

A Malpezzi fa eco il capogruppo Pd in commissione Giustizia al Senato Alfredo Bazoli: “Il reato di tortura c'è in tutti gli ordinamenti democratici, è richiesto dalle convenzioni internazionali a tutela dei diritti umani, siamo uno degli ultimi paesi occidentali che l'hanno introdotto. L''idea di abrogarlo rivela un'idea preoccupante e pericolosa dell'uso del potere e della forza da parte della destra”

“Eliminare la parola 'tortura' dal nostro codice è un atto che oltre ad essere vergognoso, fa pensare drammaticamente ai tempi del fascismo e del nazismo con la totale assenza di tutela dei diritti umani. Si tratta di un'azione gravissima che va contro la Convenzione ONU del 1984 contro la tortura”, affermano in una nota Angelo Bonelli co-portavoce nazionale di Europa Verde e il capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra in Commissione Giustizia Devis Dori
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