Dopo aver parlato ieri al Senato, la presidente del Consiglio ha replicato dopo il dibattito su quanto riferito nella comunicazione in vista del prossimo Consiglio europeo del 23 e 24 marzo. "Calunnia dire che lasciamo morire bimbi", ha detto. "In Aula molte falsità, niente da dire sulle cose vere". Sul Mes dice: "Non è totem, renderlo strumento utile". Critica sul Superbonus: "È servito solo a far lucrare banche". L'Aula approva la risoluzione di maggioranza
Nell'Aula della Camera la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha tenuto la replica dopo il dibattito sulle comunicazioni in vista del prossimo Consiglio Ue del 23 e 24 marzo. Dopo il suo discorso di ieri al Senato, Meloni ha preso la parola a Montecitorio e ha esordito dicendo: "Risponderò prevalentemente alle cose che non condivido cercando di guadagnare tempo perché siamo impegnati al Quirinale sempre in vista del Consiglio Europeo, ma sono molte le questioni che non condivido: dico di più, ho sentito una grande quantità di cose false e la considero una buona notizia" perché "quando c'è bisogno di dire cose che non sono vere evidentemente non si ha molto da dire su quello che vero è". Dopo la replica della premier, segnata da una standing ovation dei deputati di FdI e dagli applausi di tutta la maggioranza, si sono svolte le dichiarazioni di voto sulle risoluzioni presentate dai gruppi parlamentari. Al termine c'è stato il voto. L'Aula della Camera ha approvato la risoluzione di maggioranza relativa alle comunicazioni di Meloni. Approvata anche una parte della risoluzione del Terzo Polo, su cui sono arrivati anche i voti della maggioranza considerato il parere favorevole del governo. Respinti, invece, tutti gli altri testi presentati dalle opposizioni. Il testo viene quindi trasmesso dalla Camera al Parlamento europeo e alla Commissione europea.
"Mio governo ha salvato più vite rispetto a partenze"
"Raccontare al cospetto del mondo, di fronte a questo enorme sforzo, che invece lasciamo bambini morire nel Mediterraneo è una calunnia non solo del governo ma nei confronti dello Stato italiano, degli uomini e delle donne delle forze dell'ordine, del nostro intero sistema", ha detto Meloni in riferimento al tema migranti. "O volete dire che ci sono uomini delle forze dell'ordine che non vogliono salvare i bambini per indicazioni del governo?". "Dal 2013 al 2023 secondo i dati Unhcr nel Mediterraneo sono morte complessivamente 25.692 persone: sappiamo che il rischio che qualcosa vada storto è insito nelle partenze in sé e infatti è accaduto con tutti i governi. Sono andata a guardare quale era la percentuale di quanti non si è riusciti a salvare rispetto alle partenze e i dati di questo governo sono i più bassi". La premier sottolinea che "noi siamo quelli che in rapporto agli sbarchi sono riusciti potenzialmente a salvare più persone. I dati smontano una certa propaganda". "Al di là dei commenti avvilenti sul fatto che sia o meno una madre e mi comporti o meno da madre" ai "colleghi sfugge la conseguenza di questo dibattito: dall'inizio di quel mandato l'Italia ha salvato 36.500 persone in mare".
“Blocco navale? Missione europea collaborando con Libia”
"Siamo stati lasciati da soli a fare questo lavoro a volte fuori dai confini nazionali”, ha detto la presidente del Consiglio parlando de salvataggi in mare. "Ho sempre configurato il blocco navale come proposta europea in collaborazione con l'autorità libica. Pensate di sapere meglio di me cosa dico e cosa penso? Gli atti lo confermeranno. Io lavoro per un obiettivo di questo tipo, per una missione europea che blocchi le partenze in collaborazione con autorità africane, quindi anche libiche, e con una cooperazione che porti sviluppo”. Meloni ha aggiunto che "i nostri hotspot oggi sono pieni e diventa molto più difficile impedire che" gli immigrati "passino ad altre nazioni, perché non siamo disposti ad accettare che l'Italia sia il campo profughi d’Europa”. "L'unico modo per impedire" che tragedie come quella di Cutro "si ripetano è fermare le partenze illegali, che è quello che sta cercando di fare il governo con un piano articolato rispetto al quale non mi sono chiare invece le alternative proposte".
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“Non passare da dipendenza da gas russo a elettrico cinese”
Sul tema dell’energia, Meloni ha detto: “Dopo quello che ci ha insegnato l'aggressione russa all’Ucraina, c’è il rischio di passare dalla dipendenza dal gas russo alla dipendenza dall'elettrico cinese: non mi sembra una cosa intelligente, credo che l'Europa debba lavorare sulla propria sovranità tecnologica”. E ha lanciato la sfida sulla transizione ecologica: "Sul tema delle auto, quella dei biocarburanti può essere una sfida che ci possiamo intestare, noi siamo all’avanguardia". C’è stato anche uno scambio polemico fra il deputato dei Verdi-Si, Angelo Bonelli, e Giorgia Meloni. La premier ha richiamato un passaggio dell'intervento di Bonelli: "Presumo che lei non voglia dire che in 5 mesi ho prosciugato l'Adige, nemmeno Mosè. Io non sono Mosè, caro Bonelli, la ringrazio che mi riconosca questi poteri ma non ce li ho".
“Mes non è totem, renderlo strumento utile”
A proposito del Mes, Meloni ha dichiarato: "Dobbiamo provare ad adeguare gli strumenti di cui disponiamo. Non sono mai dei totem, si valutano di fronte alla loro utilità. Registro che nel nostro dibattito quelli che sono strumenti diventano spesso dei totem indiscutibili". Critiche anche sul Superbonus: "Dite che noi siamo 'il governo dell'austerità anche se io sono molto distante dall’austerità, ma se questo significa mettere delle pezze a un provvedimento che ha creato un buco da 40 miliardi per non efficientare davvero gli edifici e ristrutturare per lo più seconde case, creando un debito di 2000 euro a persona anche a chi non ha una casa solo per aiutare le banche a lucrarci sopra, allora si, io sono a favore dell’austerità".
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La giornata di ieri al Senato
Ieri Giorgia Meloni ha parlato al Senato, dicendo che è "una menzogna" dire agli italiani "che se non fornissimo armi all'Ucraina si potrebbero aumentare le pensioni o ridurre le tasse", inviarle serve a "tenere la guerra lontana dal resto d'Europa e da casa nostra". E il governo non cela l'intenzione di aumentare gli stanziamenti militari, anzi "ci mette la faccia", perché "la libertà ha un prezzo". Meloni in giornata ha anche avuto un colloquio con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, con cui ha condiviso "l'urgenza di agire a livello europeo sulla migrazione". Tema su cui però a Bruxelles ci sarà solo un aggiornamento. Al Consiglio la premier si presenterà forte delle risoluzioni di maggioranza che la impegnano a proseguire nel sostegno a Kiev, favorendo ogni iniziativa per una risoluzione del conflitto. Dietro il voto compatto, resta però agli atti la frenata della Lega sulla "corsa ad armamenti sempre più potenti, con il rischio di un incidente da cui non si possa tornare indietro".
I dossier europei
La crisi ucraina sarà comunque il dossier più caldo a Bruxelles, in particolare dopo l'incontro fra Vladimir Putin e Xi Jinping. Palazzo Chigi non mette in discussione il sostegno militare all'Ucraina. "Continueremo a farlo - garantisce la premier - senza badare all'impatto che può avere nel breve periodo sul consenso della sottoscritta, del governo, delle forze di maggioranza". I sistemi di difesa aerea forniti dall'Italia servono a "proteggere la vita dei civili", il resto è "propaganda". La voce italiana in Europa, assicura la premier, "sarà sempre più forte". E attacca le opposizioni: "Criticate ferocemente il governo, me, le nostre scelte ed eventuali mancanze ma, vi prego, fermatevi un secondo prima di danneggiare l'Italia". Il riferimento è alle polemiche mai spente sul naufragio di migranti a Cutro. "Sono una madre, conteniamo i toni del dibattito. Lo Stato non poteva fare di più". La presidente del Consiglio ha "la coscienza a posto", mentre è l'Europa che deve fare di più su "un'emergenza che sta diventando strutturale". Bene, sottolinea, la responsabilizzazione degli Stati di bandiera delle Ong. Ma chiede per il Mediterraneo gli stessi stanziamenti usati per la rotta turca: "Non possiamo aspettare inermi il prossimo naufragio".
Dai migranti all'energia
Per fermare i movimenti secondari, ribadisce, vanno arrestate a monte le partenze irregolari dal Nord Africa. "Il ragionamento comincia finalmente a fare breccia tra i nostri partner", sottolinea rivendicando l'input italiano al dibattito. E a muso duro va anche verso chi, dal suo punto di vista, non coglie i rischi di default della Tunisia, che genererebbe un esodo: "Un problema enorme, che non si riesce ad affrontare perché il Fmi ha bloccato la trattativa per sostenere la Tunisia. Sulla questione energetica dice: “L'Europa può stabilire gli obiettivi, ma non dirmi come raggiungerli", la linea di Meloni, che insiste sulla neutralità energetica, fa muro alla direttiva case green e non cede nel negoziato sul Patto di stabilità. "Il tempo dell'austerità è finito", avverte la premier, chiarendo che il negoziato si accompagna con "la flessibilità sull'utilizzo dei fondi, Pnrr compreso".