La ministra della Giustizia uscente ospite della prima giornata dell'appuntamento di Sky TG24: "La lentezza della giustizia è la prima sfida da affrontare per il Paese". Sulla sua esperienza di governo: "Faticoso trovare una sintesi in una maggioranza composita, ma siamo riusciti a mettere in campo le riforme. Questa è la strada da seguire per chi verrà dopo di noi"
Anche la ministra della Giustiza uscente Marta Cartabia è intervenuta nel corso della prima giornata di Live In Firenze 2022, l'evento di Sky TG24 che porta i temi dell'attualità nelle piazze italiane (LA DIRETTA SU LIVE IN FIRENZE - PRIMA GIORNATA). In diretta dal Palazzo Vecchio di Firenze, Cartabia ha ripercorso i momenti della formazione del governo Draghi che l'hanno portatata al suo battesimo politico, rivelando la sua sorpresa per quei giorni e sottolineando le differenze col quadro attuale che prelude alla nascita del nuovo governo. "Quello di 20 mesi fa era un contesto completamento diverso, ora ci troviamo alle prese con la formazione di un nuovo parlamento frutto dell'espressione di voto degli italiani". Cartabia ha raccontato di aver saputo del suo incarico ministeriale "solo poche ora prima dell'annucio". (GUARDA LA VERSIONE INTEGRALE). Allora, ricorda, ci trovavamo in "una situazione emergenziale, nel pieno della pandemia. Tanti motivi di crisi suggerirono la formazione di un governo di unità nazionale, con una forte impronta dei tecnici". Per questo, "noi, che politici non siamo, abbiamo prestato un servizio volentieri proprio per l'eccezionalità del momento".
"Dalla crisi una grande opportunità di trasformazione"
La precedente legislatura è stata un momento di grandi trasformazioni anche per la Giustizia. Sono stata approvate diverse riforme, ci sono state 21 mila assunzioni, si è assistito a un processo di digitalizzazione. "Trasformazione", sottolinea Cartabia, "è una parola bellissima e densa di significato. All'origine della grande trasformazione che il governo di cui ho fatto parte ha operato c'era proprio la grande crisi segnata dalla pandemia e dagli effetti prima economici e poi sociali. Come diceva Hannah Arendt, "le crisi possono essere opportunità, non necessariamente l'inizio diun declino". "Noi", aggiunge, "abbiamo abbracciato questa opportunità sostenuta con forza dall'Europa".
"Prima sfida affrontare la lentezza dei processi"
Per Cartabia, "la sfida principale era dettata da una difficoltà endemica, vale a dire la lentezza dei tempi di giudizio. Ridurre l'eccessiva durata dei processi è stata la priorità da perseguire: a tal fine riforme e investimenti sono stati gli strumenti utilizzati nel quadro del Pnrr che hanno portato a digitalizzazione, investimento sui giovani e assunzione di personale amministrativo, oltre che a più concorsi per la magistratura". L'ex presidente della Corte Costituzione ha spiegato che "rimettere in moto una macchina che va a rilento è un problema di diritti. Se la giustizia non risponde tempestivamente, non risponde ai ditti delle persone. D'altro canto, la ragionevole durata del processo è un principio costituzionale che non può essere trascurato.
Primato negativo per l'Italia in Europa
Basti pensare che, dal 1959, sono state 1.202 condanne dalla Corte di Starsburgo all'Italia, primato negativo europeo, per la durata del processi. L'obiettivo del governo Draghi è stato quello di traghettare verso una riduzione del 40% la durata dei processi civili e del 25% dei quelli penali nell'arco di cinque anni. All'interno di una maggioranza composita, il tema della giustizia è sempre stato divisivo, "territorio di scontri forti, oserei dire feroci. Mi sono trovata con forze politiche che non si riuscivano a capire e ascoltare, ma siamo riusciti a trovare un terreno di intesa comune dopo un lavoro di sintesi estremamente paziente. Trovare un accordo, imparare ad ascoltarsi quando c'è un conflitto in atto è un aspetto della vita politica, ma anche sociale e relazionale. Nel nostro Dna abbiamo un tesoro preziosissimo, far prevalere cioò che ci unisce a ciò che ci divide, come avvenuto per la nascita dell'Europa". Infine, un messaggio per chi raccoglierà la sua eredità: "Tutte le riforme sono perfettibili. Dopo 30 anni siamo riusciti a parlarci e a trovare temi condivisi. Non dilapidiamo questo patrimonio e proseguiamo in questo percorso comune".