Il governatore della Regione Emilia Romagna ha rilasciato al Corriere della Sera un’intervista che ha il sapore di candidatura per la guida del partito: "Noi senza un progetto forte, ora un cambio profondo. Al congresso dirò la mia"
Il Presidente ha assicurato che al Congresso si impegnerà perché la discussione sia schietta. Infatti all’indomani della sconfitta alle elezioni, Enrico Letta ha annunciato che il Partito democratico avrà il suo congresso, che porterà alla nomina di un nuovo segretario (lui ha già anticipato la volontà di volersi fare da parte e di non volersi ricandidare) Ovviamente passeranno dei mesi, ma Bonaccini. sembra mettere le mani avanti: “Alcuni di quelli che chiedono discontinuità sono lì da anni. Nel gruppo dirigente servono molti più amministratori locali” (ELEZIONI, LO SPECIALE DI SKY TG24).
Il suo parere sulla sconfitta elettorale
Ma alla domanda diretta sulla sua candidatura svicola: “Certamente farò il presidente della Regione Emilia-Romagna. È una fase molto delicata per famiglie e imprese e servono risposte rapide e concrete. Per questo auspico che il nuovo governo si formi presto” E sul futuro del Pd chiosa: “Serve una discussione molto schietta, alla quale mi dedicherò con impegno e determinazione. Il Pd ha bisogno di un forte contributo da parte di tutti”. Lucida anche la sua analisi sulla sconfitta: “Siamo arrivati alle elezioni senza un progetto forte per l’Italia e senza un’alleanza all’altezza della sfida, nonostante tutti gli sforzi fatti da Letta. Lo certifica il voto dei cittadini”.
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Presidente e segretario?
Non bisogna partire dai nomi, ripete. “Non è una frase di rito: o cambiamo profondamente o bruceremo in fretta anche il prossimo segretario. Serve una leadership, ma serve anche un partito. Il problema non è di forma o di ruoli, ma di sostanza. Iniziamo per esempio col dire che nel gruppo dirigente servono molti più amministratori locali, donne e uomini, spesso giovani, che ogni giorno devono dare risposte ai cittadini sui problemi reali e che in questi anni hanno tenuto in piedi con il loro lavoro silenzioso il partito: non possiamo più tenerli in panchina”.
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I rapporti con il M5s, Calenda e Renzi
Il Movimento “ha dimezzando i voti del 2018. Stavolta però ha raccolto nel voto il disagio sociale e una richiesta di protezione, più che istanze antisistema. E Conte è riuscito a consolidare la sua leadership. Ho collaborato bene con Conte”. E con Calenda e Renzi? “Io sto ai fatti: sono andati per conto loro e hanno perso esattamente come noi. Tant’è che governerà la destra. In compenso siamo insieme in tante città. Anche nella mia Regione sono lealmente in maggioranza e per me è un valore. Adesso che il voto c’è stato fermiamo le polemiche. C’è un’opposizione efficace da fare e ci sono altre competizioni che ci aspettano nei prossimi mesi, a partire dalle regionali: non do nulla per scontato e non ci sono schemi da calare dall’alto nel territorio, ma potersi confrontare liberamente credo serva a tutti”.