Elezioni, Calenda: “Letta e Meloni come Sandra e Raimondo”

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Il leader di Azione ha commentato il dibattito tra i due vertici del Pd e di Fratelli d'Italia, attaccando entrambi: "Non parlano da leader di coalizioni. Sono due leader di partito che non possono garantire per il  resto delle coalizioni"

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Prosegue anche sui social la campagna elettorale di Carlo Calenda in vista delle elezioni del 25 settembre. Il leader di Azione, dopo aver annunciato di aver "preso uno studio televisivo e mi collegherò con un feed al sito del Corriere, che ospiterà il dibattito tra Letta e Meloni”, ha attaccato i due: "Un dibattito fra Sandra e Raimondo senza alcun senso”. (LO SPECIALE DI SKY TG24: VERSO IL VOTO - TUTTI I VIDEO - CASA ITALIA: LE INTERVISTE AI LEADER POLITICI - NUMERI-LA SFIDA AL VOTO - TROVA IL TUO PARTITO: IL QUIZ DI SKY TG24 - TROVA IL TUO COLLEGIO - LE NEWS LIVE).

"Il M5S per noi non esiste"

In mattinata, sempre su Twitter, Calenda ha lanciato qualche attacco ai suoi avversari: "Ieri Bonelli ha confermato il No al rigassificatore di Piombino. La candidata del PD in Sicilia Chinnici ha confermato il NO ai termovalorizzatori in Sicilia (ne servono almeno due). Come si può governare così?". Poi, postando il titolo di un quotidiano in cui il ministro Orlando parla di campo largo, ha commentato: "Non ci pensare proprio. 1) come noto siamo di destra per la sinistra. 2) il M5S per noi non esiste".

“Da Letta e Tajani campagna divisiva”            

“Sono venti giorni che sto dicendo a tutti i leader politici che le aziende italiane stanno andando a carte 48. Noi abbiamo però un governo sfiduciato ed è tutto più difficile. Ho proposto ai leader di incontrarci e di metterci d'accordo su due cose: rigassificatore di Piombino e smetterla di promettere cose mirabolanti. Non ci sono riuscito. La Meloni e Salvini hanno detto sì, Tajani e Letta non pervenuti perché stanno alimentando una campagna divisiva. Poi sedersi a un tavolo diventa difficile”, ha detto Carlo Calenda a La7.

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“Sì a salario minimo”

Il leader di Azione ha poi aggiunto: "Con queste elezioni si decide da che lato sta l'Italia in Europa e si decide se questo Paese è concentrato sul rumore o sul far accadere le cose. Come Terzo polo diciamo di andare avanti con il piano europeo su scuola e sanità. L'agenda Draghi è un agenda di pragmatismo. Il salario minimo è giusto, ma allo stesso tempo si deve fare il rigassificatore e modificare il reddito di cittadinanza".

“Se Terzo polo al 10-12%, larghe intese”

"Noi siamo insieme al Turkmenistan l'unico posto dove non si riesce a fare un dibattito a quattro. Per stasera ho preso uno studio televisivo e mi collegherò con un feed al sito del Corriere, che ospiterà il dibattito tra Letta e Meloni. Al dibattito delle 19 ci sarò anch'io”, ha annunciato Calenda. Per poi aggiungere: “Con quattro coalizioni non c'è voto utile. Se come Terzo polo raggiungiamo il 10-12%, la destra non vincerà e non avrà la maggioranza per poter formare un governo. A quel punto, noi proponiamo di andare con un governo di larghe intese guidato da Draghi, che sarà come quello Ursula".

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“Letta e Meloni come Sandra e Raimondo”

In serata Calenda ha dunque commentato il dibattito tra Enrico Letta e la leader di Fratelli d’Italia: “Giorgia Meloni che dice 'è finita la pacchia in Europa' è semplicemente un po' ridicola. Non credo che nessuno tremi in Europa per queste parole che invece fanno male all'Italia". E poi: "Letta e Meloni non parlano da leader di coalizioni. Sono due leader di partito che non possono garantire per il  resto delle coalizioni", ha osservato: "Sulla politica estera non ci sarà mai una linea comune". "Rinegoziare il Pnrr è una follia, non sta né in cielo né in terra. Sono considerazioni stravaganti, discussioni surreali tipiche dell'Italia, dove i politici non hanno mai lavorato un giorno fuori dalla politica. Basta con le stupidaggini, cerchiamo di implementare il Pnrr che già sarà molto difficile". Calenda ha poi aggiunto: "Un dibattito fra Sandra e Raimondo senza alcun senso. Non è vero quello che dice Meloni, sono stati contro il Pnrr come contro il Mes", sottolineando che Draghi ha dovuto modificare il piano del Pnrr italiano e "fare le cose velocissimamente per non perdere i soldi".

“Letta e Meloni non parlano di rigassificatore Piombino”

"Nessuno dei due tocca il tema del rigassificatore di Piombino, senza cui non avremo il gas, semplicemente perché nessuno dei due lo vuole fare”, ha detto il leader di Azione, Carlo Calenda. "Il disaccoppiamento fra prezzo del gas e di altre fonti va fatto, ma una parte di queste altre produzioni sono contrattualizzate, sono fuori. Quei 3-4 miliardi di cui parla Meloni non servono a pagare le bollette già erogate ma a fare la manovra sulla parte di disaccoppiamento. Sento che Letta continua a ripetere il tetto al prezzo del gas a livello italiano: è infattibile, altrimenti il gas va da un'altra parte. È complicato anche metterlo in Europa, altrimenti la Russia accelera la chiusura".

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