Il sistema elettorale attualmente in uso è il quarto adottato dall'Italia nel giro di 30 anni. Si tratta però di un meccanismo complesso che rischia di creare confusione e di non fare capire all'elettore l'effetto del proprio voto. Questi e altri temi al centro della prima puntata del nuovo format di Sky TG24 dedicato alle imminenti elezioni politiche, in onda dal lunedì al venerdì dalle 18:30 alle 19:00
Mentre altri grandi Paesi europei mantenevano lo stesso sistema elettorale per decenni, l’Italia ne cambiava quattro. L’ultimo, il Rosatellum, sulla base del quale si formerà il nuovo Parlamento dopo l'appuntamento elettorale del prossimo 25 settembre, è in vigore dal 2017. Quali partiti, alla sua entrata in vigore, lo votarono? Questi e altri temi sono stati al centro della prima puntata di “Numeri – La Sfida del Voto”, nuovo format di Sky TG24 dedicato alle imminenti elezioni politiche, in onda dal lunedì al venerdì dalle 18.30 alle 19 (VERSO IL VOTO, GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTA – LO SPECIALE DI SKY TG24 – TUTTI I VIDEO).
Quattro sistemi elettorali in 30 anni
Dal 1988 a oggi Francia, Germania, Spagna e Regno Unito non hanno mai cambiato sistema elettorale, seppur con qualche piccola modifica. Parigi e Londra hanno scelto il maggioritario, Berlino il misto, Madrid il proporzionale . L’Italia, in questi 34 anni, di sistemi elettorali ne ha cambiati quattro: fino al 1992 si è votato con il proporzionale, dal 1992 al 2006 con il Mattarellum (misto, ma fortemente inclinato verso il maggioritario), dal 2006 al 2017 con il Porcellum (proporzionale con premio di maggioranza e liste bloccate) e poi con il Rosatellum.
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Il Rosatellum
Ad appoggiare il Rosatellum sono stati Pd, Forza Italia, Lega, Alternativa Popolare e altre formazioni minori. Contrari erano invece il MoVimento Cinque Stelle, Mdp, Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni ai tempi parlò di un sistema che porta a una “finta democrazia” - e altri partiti più piccoli. In molti ne sottolineano ancora oggi le complessità. Già il fatto che preveda l’assegnazione dei seggi seguendo il metodo maggioritario anzichè quello proporzionale, secondo il direttore di YouTrend Lorenzo Pregliasco, “complica l’applicazione della legge”. Altro fattore a renderlo particolarmente articolato è il fatto che “da un lato si vota per i partiti, dall’altro per le coalizioni”, sostiene Pregliasco. Il sistema che ne esce è più “confuso” rispetto ad altri Paesi e “non aiuta l’elettore a capire l’effetto del proprio voto”, conclude il sondaggista.
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Cosa accadrebbe se si andasse a votare oggi
Secondo l’ultimo sondaggio condotto da Quorum/YouTrend per Sky TG24, se si votasse oggi il primo partito sarebbe Fratelli d’Italia (24,1%). Insieme al 13,8% della Lega, all’8,7% di Forza Italia e all’1,9% di Noi Moderati, la coalizione di centrodestra guadagnerebbe così il 48,5% dei favori. Gli avversari di centrosinistra porterebbero invece a casa il 29,5% dei consensi, guidati dal 22,7% del Partito Democratico, secondo partito d’Italia. Europa Verde-Sinistra Italiana otterrebbe il 3,2%, +Europa il 2,9% e Impegno Civico lo 0,7%. I Cinque Stelle porterebbero a casa l’11,1%, il Terzo Polo (Azione e Italia Viva) il 5,3%, ItalExit il 2,5% e Unione Popolare l’1,2%. Con queste percentuali e questo divario tra centrodestra e centrosinistra, spiega Pregliasco, è plausibile aspettarsi che circa il 60% dei seggi, alla Camera e al Senato, vadano alla prima delle due coalizioni.
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Astensione e indecisione
Molto alte, al 38,3%, le percentuali di chi si dice indecisio su chi votare o chi dichiara che si asterrà. Forse anche perché la fiducia degli italiani nella politica è scarsa: il 78% dice di averne “poca” o “nessuna”, mentre il 17% degli italiani continuerebbe a volere come premier Mario Draghi.
Giovani distaccati
Il problema potrebbe essere anche generazionale. Per l’84% degli intervistati la classe politica non si sta occupando dei temi vicini ai più giovani, nonostante si tratti di argomenti di grande rilevanza: lavoro, istruzione, cambiamento climatico. Il partito che rappresenta meglio razzi e raggazze per il 16% degli intervistati sarebbe il Pd, seguito da Fratelli d’Italia (13%), Cinque Stelle (12%) e Lega (9%).
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In pochi alle urne
In Italia si stima che l’affluenza per le prossime elezioni possa essere compresa tra il 65 e il 66%, sei-sette punti in meno del 73% regisrato nel 2018. Se così fosse, dal 1976 (anno di partecipazione record, al 93,9%) a oggi il dato sarebbe crollato di quasi 30 punti.
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L'affluenza in Europa
L’alta astensione prevista non è un’anomalia italiana. Alle ultime elezioni tedesche ha votato il 76,6% degli aventi diritto, al primo turno delle presidenziali in Francia il 73,7%. Alle elezioni del 2018 in Italia alle urne era andato il 72,9% di ne aveva diritto. Più bassi i numeri per le elezioni spagnole (71,8%), per il primo turno delle legislative francesi (52,5%) e per le votazioni in Regno Unito (67,3%).