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Secondo il premier "la maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c'è più". Mentre si attende il suo intervento alle Camere di mercoledì prossimo, circolano voci secondo cui le dimissioni - respinte da Mattarella - sarebbero irrevocabili. Come si è arrivati a questo punto? Le tappe di una crisi politica che potrebbe diventare istituzionale
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Bisognerà aspettare mercoledì 20 luglio per capire cosa succederà al governo Draghi. Il premier ha annunciato di volersi dimettere dopo il mancato voto sul Dl Aiuti al Senato da parte dei Cinque Stelle, tra i banchi della maggioranza con l’esecutivo. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha respinto le dimissioni, chiedendo una verifica della tenuta del governo in Parlamento. Giorni cruciali ci separano quindi da mercoledì prossimo, in attesa di vedere se e come la ferita nella maggioranza potrebbe ricomporsi. E se Draghi cambierà idea
GUARDA IL VIDEO: Crisi governo, giorni di trattative per far restare Draghi
Per capire le cause delle dimissioni di Draghi bisogna quindi partire dal MoVimento di Giuseppe Conte. I Cinque Stelle escono malconci prima dagli scarsi risultati alle amministrative di giugno e poi dallo scontro con il capo della Farnesina Luigi Di Maio, che lascia l’ex alleato Conte per fondare la sua forza politica, Insieme per il futuro, dopo una diatriba interna sull’invio di armi all’Ucraina
Crisi di governo, lo speciale di Sky TG24
Con l'esecutivo di Draghi la spaccatura sulle armi alla fine non c’è stata. Il presidente del Consiglio - secondo alcune indiscrezioni - avrebbe però comunque chiesto al fondatore del MoVimento, Beppe Grillo, di togliere la leadership all’ex premier. Tutto è stato poi smentito, ma ha contribuito ad aumentare le tensioni tra governo e Cinque Stelle
I 17 mesi del governo Draghi
Il casus belli che ha portato la vera rottura è stato l’ultimo Decreto Aiuti. A Conte la misura non è piaciuta, per vari motivi. Intanto nel testo è stata inserita una norma per la costruzione di un inceneritore per bruciare i rifiuti a Roma. I pentastellati, su spinte ambientaliste, non lo vogliono
Le tappe della crisi del governo Draghi
Poi ci sono le misure economiche, il vero cuore del Decreto. Conte ha presentato a Draghi una lista con 9 punti su cui i Cinque Stelle non avrebbero ceduto: o ci ascolta, o ce ne andiamo. Si va dalla conferma del Superbonus 110%, mai stato nelle grazie di Draghi, al salario minimo; dal rifiuto di accettare “condizioni ancora più penalizzanti” sul reddito di cittadinanza al ritorno del cashback fiscale e al taglio del cuneo fiscale. Oltre a questo, misure per una "vera" transizione ecologica
Le dimissioni di Draghi sulla stampa estera
Draghi esamina le richieste. “Ci sono molti punti in comune” con il programma del governo, dice. Ma avverte subito: “Senza Cinque Stelle questo governo non va avanti”
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Si arriva al momento del voto sul Dl Aiuti. Prima alla Camera, dove i Cinque Stelle votano la fiducia posta dal governo, ma non il provvedimento. Poi al Senato, dove la fiducia e il testo di legge si votano insieme. E quindi non votano. La fiducia il provvedimento la incassa comunque, ma per Draghi non è sufficiente
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Il premier sale al Colle da Mattarella, per un colloquio che dura circa un’ora. Torna a Palazzo Chigi, dove è in programma un Consiglio dei ministri. Lì annuncia: “La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c'è più. È venuto meno il patto di fiducia alla base dell'azione di governo". Il non voto al Senato “è un fatto molto significativo dal punto di vista politico”, dice alla sua squadra di ministri
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“In questi giorni da parte mia c'è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche", ma non è stato abbastanza. Draghi specifica: “Ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia”
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Bisogna vedere se Draghi confermerà la sua posizione in Parlamento. Per il momento, sembra che le dimissioni saranno irrevocabili. Va ricordato che il premier era stato chiamato per compiti ben precisi, dopo la caduta del secondo governo Conte
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Era febbraio 2021. Draghi si insedia a Palazzo Chigi per portare a termine tutta una serie di partite fondamentali per il Paese, chiamato perché figura istituzionale, rassicurante per i Mercati e per l’Europa. Bisogna intanto uscire dalla pandemia da Covid-19 e dalle conseguenze economiche che ha portato. Per farlo è necessario portare avanti il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che vale 191 miliardi di euro europei. L’unico modo è approvare un programma di riforme senza cui Roma non può ottenere le risorse stanziate da Bruxelles
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Il governo nasce con il sostegno di Cinque Stelle, il Pd, Forza Italia, Lega, Italia Viva. Quasi tutti i principali partiti, tranne Fratelli d’Italia. La complicata situazione economica provocata dal Covid è stata poi esacerbata dalla guerra tra Russia e Ucraina
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Si vedrà cosa deciderà Draghi, se cederà alle pressioni di chi vuole chi resti - come Pd e Italia Viva - oppure no. Non è invece ancora chiaro cosa vorrebbero i pentastellati. Intanto negli ultimi giorni, mentre scoppiava la diatriba 5S-Draghi, Giorgia Meloni è tornata a invocare il voto. All’inizio i suoi alleati di centrodestra sono stati più cauti, poi – dopo il non voto dei 5S al Senato – Silvio Berlusconi e Matteo Salvini hanno aperto alla possibilità di andare alle elezioni