
M5S, Di Maio verso l’addio: raccolta firme per gruppo autonomo. Draghi: “Preoccupato? No”
Sarebbero circa 50 alla Camera e una decina al Senato i pentastellati pronti a seguire il ministro degli Esteri per la formazione di un gruppo autonomo a Montecitorio e di una componente del Misto a Palazzo Madama. "Stiamo ancora ricevendo iscrizioni", dicono fonti vicine al ministro. Tutto è iniziato con lo scontro con Conte sui risultati alle Comunali, poi la crisi sulla bozza di risoluzione che chiedeva di non inviare più armi in Ucraina. Alle 21.15 atteso un intervento di Di Maio. Ecco cosa sta succedendo

Le crepe all’interno del MoVimento Cinque Stelle sembrano ormai irreparabili, con un addio di Luigi Di Maio che è sempre più vicino. Lo staff del ministro degli Esteri ha fatto sapere che parlerà stasera alle 21.15. I dissapori tra il leader dei pentastellati Giuseppe Conte, Di Maio e i rispettivi circoli di sostenitori sono scoppiati prima sulla scia degli scarsi risultati al primo turno delle Comunali, poi su quella del dossier armi all’Ucraina. Il premier Draghi spiega di non essere preoccupato per la tenuta del Governo (in foto, Conte e Di Maio nel 2019)
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Si è temuto che il M5S potesse cadere col Consiglio nazionale che nei giorni scorsi doveva decidere se chiedere l’allontanamento di Di Maio. Alla fine l'espulsione non c'è stata, ma la rottura interna sì. Sono circa 50 alla Camera e 11 al Senato i 5 Stelle pronti a seguire Di Maio nella formazione di un gruppo autonomo a Montecitorio e di una componente del Misto a Palazzo Madama. "Abbiamo già raccolto oltre 50 firme, oltre le aspettative. Stiamo ancora ricevendo iscrizioni. Possiamo arrivare a 60 iscritti", dicono alcune fonti (in foto, Di Maio e Grillo nel 2016)
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"È stata l'accelerazione di un processo iniziato mesi fa, da quando la linea del M5S sul Quirinale ha cominciato a creare disagi a molti", spiega uno degli 11 senatori, chiarendo che oggi c'è stata la svolta in un momento delicato per la risoluzione sull'Ucraina "proprio per chiarire che era grave discordare con il governo sulla politica estera". Altro obiettivo era evitare che la mossa fosse letta come pretestuosa se ravvicinata nei tempi ad altre decisioni che attendono il M5S, come quella sul doppio mandato

Secondo Ansa, fra i 49 deputati che hanno finora sottoscritto per la creazione di un nuovo gruppo (un cinquantesimo ha dato la parola, ma deve ancora firmare), ci sono anche il viceministro dell'Economia Laura Castelli, il questore della Camera D'Uva, Vincenzo Spadafora, il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano (nella foto). Fra i senatori ci sono Primo Di Nicola, Vincenzo Presutto, Trentacoste, Campagna, Donno, Vaccaro e Simona Nocerino

IL NODO ARMI A KIEV – Nei giorni scorsi il Consiglio era stato convocato per l'ultima grande divisione interna al partito: quella sul ‘no’ all'invio di altre armi in Ucraina. Negli scorsi giorni si era diffusa una bozza di risoluzione in cui un gruppo di senatori 5S chiedevano al governo di impegnarsi “a non procedere" a ulteriori invii di armamenti. Linea, sposata da Conte, da cui Di Maio si è subito dissociato
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Di Maio, dopo la diffusione della bozza aveva preso le distanze dal testo, dicendo che “di fatto ci disallinea dall'Alleanza Nato e ci disallinea dall'Ue”. Una linea, secondo il capo della Farnesina, "poco matura", che metterebbe “a repentaglio la sicurezza dell'Italia" e rischierebbe di creare un precedente per cui la “propaganda russa” potrebbe “dire che l'Italia sta un po’ di più con la Russia che con la Nato: questo non ce lo possiamo permettere"
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Di Maio aveva parlato di "posizioni contrarie ai valori Euro-Atlantici". Il presidente della Camera, Roberto Fico, a riguardo aveva detto che nel MoVimento "siamo arrabbiati e delusi. Non riesco a comprendere che il ministro degli esteri Di Maio attacchi e "mistifichi" su delle posizioni rispetto alla Nato e all'Europa che nel Movimento non ci sono". Subito la replica: "Stupiti e stanchi per gli attacchi che diversi esponenti M5S, titolari anche di importanti cariche istituzionali, hanno rivolto a Di Maio", ha risposto il portavoce del capo della Farnesina
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Le recenti dichiarazioni del ministro sulla linea di politica estera M5s sono "esternazioni" che "distorcono le chiare posizioni" assunte a maggio e poi “integralmente ribadite, sempre all'unanimità", ha scritto il Consiglio Nazionale del M5s nel comunicato finale: sono parole "inveritiere e irrispettose, suscettibili di gettare grave discredito sull'intera comunità politica del M5S”
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E se Conte ha espresso "rammarico" per la linea di Di Maio, i membri più filogovernativi del partito lo hanno appoggiato. Lo ha chiarito subito anche la vice ministra dell’Economia e delle Finanze Laura Castelli: il no alle armi è una posizione che non avrebbe mai potuto vedere "tutta la maggioranza d'accordo”. Castelli aveva parlato di una corrente "che va fuori dalla collocazione storica dell'Italia"

Il senatore Primo Di Nicola, vicino a Di Maio, a Repubblica aveva spiegato che sulla bozza di risoluzione "nessuno di noi è stato coinvolto. Ne avevamo sentito parlare e per questo avevamo messo le mani avanti da giorni, chiedendo che non ci fosse un atto autonomo di questo tipo". La notizia era stata accolta con favore dall’ambasciatore russo Razov, che ha sottolineato come non tutta l’Italia sia contro la Russia. Parole che, ha detto Di Nicola, riempiono il MoVimento “di vergogna”

La linea di Di Maio aveva invece fatto storcere il naso ai più vicini a Conte, come il vicepresidente del M5S Michele Gubitosa, che si era chiesto se Di Maio “ci rappresenta ancora nel governo" come ministro degli Esteri o "sta rappresentando solo se stesso”

Ancora più chiara Alessandra Todde (in foto), viceministra allo Sviluppo Economico e vicepresidente M5s, secondo cui Di Maio "parlando così, si sta ponendo fuori dal Movimento". A Sky TG24 Todde ha definito "gravissimo" il modo di esprimersi di Di Maio, a fronte di "una forza politica che ha sempre rivendicato di essere all'interno di una compagine euro atlantica e della Nato". "Tutto questo - ha aggiunto - mi sembra pretestuoso e si pone in contrapposizione con la linea che il M5s sta portando avanti"
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I RISULTATI DELLE COMUNALI – Gubitosa aveva agganciato la questione Ucraina a un altro grande grattacapo: i risultati delle elezioni amministrative, che hanno essenzialmente visto il MoVimento perdere ovunque."Di Maio sembra giocare una partita tutta sua - ha detto il senatore - e sembra quasi che ci sia la diabolica volontà di approfittare del risultato elettorale, non soddisfacente, per danneggiare il nuovo corso del Movimento, di cui evidentemente non si sente più parte"

Sulle elezioni era già andato in scena un pesante botta e risposta tra Conte e Di Maio. L’ex premier ha riconosciuto la sconfitta del suo partito, attribuendola in parte a manovre politiche che negli scorsi mesi avrebbero allontanato i Cinque Stelle e i loro elettorato. Come le elezioni del presidente della Repubblica dello scorso gennaio, quando Di Maio avrebbe affossato l’ipotesi Elisabetta Belloni al Quirinale, appoggiata da Conte

"È normale che l'elettorato sia disorientato ma alle elezioni amministrative non siamo andati mai così male", aveva detto Di Maio commentando l’esito delle elezioni, aggiungendo che "non si può risolvere l'analisi del voto facendo risalire i problemi all'elezione del presidente della Repubblica. Credo che bisogna anche un po’ assumersi delle responsabilità rispetto ad un’autorefenzialità che andrebbe un po’ superata”. Di Maio aveva poi parlato di un MoVimento che "imita Salvini" e va "contro il governo"

Conte aveva risposto che sulle amministrative "a metterci la faccia, da Nord a Sud" era stato lui stesso e non Di Maio, accusato di essersi impegnato soltanto per i candidati in Campania. L'ex premier ha definito "offensivi" gli attacchi di Di Maio, dicendo di aver quindi scoperto che "il ministro degli Esteri non condivide la linea politica del movimento, decisa e deliberata all’unanimità"

DOPPIO MANDATO – In casa Cinque Stelle preoccupa - e divide - anche la questione del doppio mandato. Per anni rivendicato come valore di una forza politica nata per contrastare la ‘casta’, ora – con l’avvicinarsi delle prossime legislative - non sembra più mettere tutti d’accordo. Dal rinnovo del Parlamento, con le regole in vigore, tra chi resterebbe fuori c’è anche Di Maio, insieme ad altri grandi nomi: Castelli, Patuanelli, Fico, D’incà, Taverna

Ufficialmente, la polemica non esisterebbe nemmeno: Di Maio ha ribadito, in vista della consultazione con gli iscritti sul limite, che invita “a votare secondo i principi fondamentali del MoVimento”, tra cui il limite del terzo mandato

Conte, senza nominare direttamente Di Maio, negli scorsi giorni ha però parlato di “fibrillazioni” in vista del voto, perché la questione riguarda “le sorti personali di tanti” tra i politici pentastellati

La linea ufficiale, comunque, su questo ha cercato di darla Beppe Grillo, ricordando che il tetto ai due mandati è "sempre più opportuno". Il fondatore del MoVimento ha rimarcato che la funzione della regola “è di prevenire il rischio di sclerosi del sistema di potere, se non di una sua deriva autoritaria, che è ben maggiore del sacrificio di qualche (vero o sedicente) Grande Uomo"