Quirinale, Letta: "Ora governo più forte". Bellanova: "Recuperare senso dello Stato"

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I politici riflettono sull'impatto che la rielezione di Mattarella ha avuto sulla politica e sul loro schieramento. Letta: l'esecutivo ora "lotti contro le disuguaglianze". Casini dice di non invidiare Mattarella, Bersani afferma che si è arrivati impreparati all'appuntamento e il sindaco Sala non si sorprende del disincanto degli elettori nei confronti dei partiti

La rielezione di Sergio Mattarella è stata accolta con grande entusiasmo dallo schieramento di centrosinistra (GLI AGGIORNAMENTI). Il segretario del Pd Enrico Letta ha scritto su Twitter che terrà tra i ricordi “belli” la matita con cui ha scritto il nome del capo dello Stato sulla scheda e che il suo secondo mandato è una “vittoria di tutti”. Eppure, c'è la consapevolezza che la politica non abbia fatto fino in fondo il suo dovere e sia in un certo senso "bloccata". "Ora il governo è più forte, lotti contro disuguaglianze", dice ancora il segretario dem. E sul nome di Belloni chiarisce: "Non era stata fatta una lista: si è cominciato a ragionare sui nomi presenti sui giornali, punto. Io non ho obiezione che il capo dei servizi divenga Presidente della Repubblica, nessuna norma lo impedisce, ma dopo di chè la discussione non era arrivata a quel punto" (IL DISCORSO DI MATTARELLA - LE REAZIONI DEL MONDO POLITICO - L'EDITORIALE DI GIUSEPPE DE BELLIS).

Letta: "Tanti nomi ma stop cortocircuito mediatico e Salvini"

Sempre su nomi, Letta ricorda: "Sul tavolo ci sono stati i nomi di Amato, Casini, Cartabia, Severino, Belloni per capire se ci fosse l'intesa. Poi quello che è accaduto, con cortocircuiti mediatici, con Salvini che è uscito, tutto s'è bloccato e si è arrivati a Mattarella". Letta ha comunque parlato del secondo mandato di Mattarella come di un segnale positivo per l'Italia, ma non per la classe politica. "Rispetto al 2015 rieleggiamo un Presidente con il 15 per cento degli elettori: la condizione oggi era oggettivamente molto diversa e quindi sono molto contento. Non c'è nulla de festeggiare: la politica ora ha un anno per autodeterminarsi", ha spiegato a Mezz'ora in più. 

Bellanova: "Concentrarsi sull'azione di Governo"

Secondo l'esponente ed ex ministra di Italia Viva, Teresa Bellanova, "adesso la priorità è concentrarsi sull'azione di Governo perché l'anno che abbiamo dinanzi richiede a tutti uno straordinario senso di responsabilità, esattamente come ha voluto sottolineare il Presidente rieletto Sergio Mattarella". Secondo l'ex ministra, questo "significa recuperare, proprio laddove si evidenzino frantumazioni interne alle singole forze politiche che compongono la maggioranza, la dignità della rappresentanza e il senso dello Stato". Bellanova non riconosce, però, colpe al suo partito: "Abbiamo sempre indicato la necessità per il Quirinale di un profilo autorevole a livello internazionale, europeista, di indubbia fede atlantica, tutte declinazioni che Sergio Mattarella, come testimoniano proprio i messaggi internazionali giunti in queste ore, incarna alla perfezione".

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Le accuse di Renzi

Le parole di Bellanova arrivano dopo quelle del leader del suo partito, Matteo Renzi, secondo cui la rielezione di Mattarella era l'unica via possibile date le circostanze, ma è mancata "l'intelligenza politica di fare regia", almeno da parte di alcuni. "Io oggi tiro un sospiro di sollievo per il Paese", ha detto Renzi nella giornata di ieri, quando il Mattarella bis era diventato ormai una certezza. "Rimane Mattarella al Quirinale, rimane Draghi a Palazzo Chigi. Per l'Italia, è una squadra che vince, non si cambia". Poi, però, ha precisato: "Per chi poteva fare soluzioni diverse e anche assecondando la richiesta di Mattarella, e aveva forse il dovere di provare a fare soluzioni diverse, c'hanno provato, non sono stati capaci. Evidentemente questo dimostra che i politici si dividono tra politici capaci di trovare soluzioni e politici capaci di chiacchierare".

epa09716291 A general view of the Lower House (Chamber of Deputies), in Rome, Italy, 29 January 2022. Italian lawmakers from both houses of Parliament and regional representatives on 29 January are taking part in a ballot for the presidential election, after previous rounds of voting proved inconclusive, amid stalemate that prompted Premier Mario Draghi to ask President Sergio Mattarella to rethink his determination to retire and expectations of a re-election of the 80-year-old president.  EPA/ROBERTO MONALDO / POOL

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La riflessione di Sala

Per il sindaco di Milano Beppe Sala, questo episodio “non è stata una pagina edificante per la classe politica” e “non si può non comprendere” i motivi per cui gli elettori oggi danno “un giudizio negativo del nostro operato". "Dobbiamo comunque guardare avanti”, dice Sala. “Io spero in due cose. La prima: che Mario Draghi possa ora governare al meglio e che, anzi, possa continuare a farlo anche dopo il 2023. La seconda: che si vada verso una riforma della legge elettorale e che si opti per un vero proporzionale, solo così si agevolerà la nascita di nuove forze politiche. E di nuove idee, di conseguenza".

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La dichiarazione di Bersani

Secondo Pier Luigi Bersani, ex segretario del Pd e oggi deputato di LeU, la rielezione del capo dello Stato "è un epilogo positivo, forse inevitabile" ma "si è arrivati impreparati" all'appuntamento e "il lieto fine lascia inevaso il tema di come il sistema politico, le forze politiche, possano riuscire, nello spazio che questa nuova situazione offre, a darsi una compattezza". 

Le tensioni interne al M5S

Secondo il vicepresidente dei pentastellati Riccardo Ricciardi, il M5S è riuscito nell'obiettivo di "garantire la stabilità del governo" e "Mattarella è sempre stato sul tavolo". Tuttavia, ha detto in un'intervista a La Repubblica, "occorre un chiarimento politico" per "capire le motivazioni che hanno fatto emergere comportamenti non lineari". L'accusa è soprattutto al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, mentre Ricciardi difende Giuseppe Conte: "Ha una legittimazione forte degli iscritti". Difende Conte anche Alessandro Di Battista. "Da anni è necessaria una riflessione politica all'interno del Movimento ma è vigliacco mettere oggi sul banco degli imputati l'ultimo arrivato che al netto di idee diverse su alcune questioni considero persona perbene e leale", ha scritto su Facebook.

L'opinione di Casini

Secondo Pierferdinando Casini, che era tra i possibili candidati al Quirinale e nel 2018 era stato eletto nelle liste del Pd pur avendo poi deciso di iscriversi al Gruppo Autonomie, “il presidente [Mattarella] si trova a gestire un quadro politico lacerato e indebolito da giorni di negoziato surreale. Solo la sua capacità di persuasione morale potrà tenere in piedi una situazione così grave”. Casini sostiene di non avere rimpianti e di non invidiare Mattarella. “Mi sento sollevato”, dice, ma sottolinea che "i tecnici non possono pensare di sostituire la politica". Secondo il senatore, il fatto che tra i principali candidati alla Presidenza non ci fossero parlamentari, ad eccezione della Presidente del Senato e del sottoscritto, è il segno devastante della subalternità di una politica marginalizzata". Casini punta il dito anche su Draghi, che accusa di essere stato poco chiaro. “L'incertezza sul suo destino personale ha pesato e ha avuto un effetto grave e negativo: logorare e indebolire il governo”.

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Le future alleanze

Il segretario del Pd Enrico Letta e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte hanno fatto diverse riunioni congiunte questa settimana, ma non avrebbero parlato sempre con una sola voce. Indiscrezioni e retroscena raccontano che i due gruppi hanno rischiato di spaccarsi proprio sulla corsa al Colle dato che i dem volevano Mario Draghi al Quirinale, mentre i pentastellati - timorosi di andare a nuove elezioni - puntavano su Elisabetta Belloni, a capo del Dipartimento per le informazioni e la sicurezza. Un nome, quest'ultimo, sul quale Letta avrebbe provato a intercedere ma che avrebbe rischiato di incrinare il suo stesso partito. Se questo non è avvenuto, si racconta, è anche grazie a Forza Italia e Italia Viva che hanno bocciato la candidatura. Letta avrebbe ritrovato in Matteo Renzi un alleato anche perché lo avrebbe aiutato a non far decollare il nome di Franco Frattini, ex ministro degli Esteri. 

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