Nel suo ultimo discorso di fine anno il capo dello Stato Sergio Mattarella ha chiuso all'ipotesi di un suo secondo mandato. I partiti di Centrodestra già da tempo si dicono compatti sul nome di Silvio Berlusconi come prossimo inquilino al Colle. Non si sbilanciano i dem, che chiedono "una figura al di sopra delle parti" e definiscono il Cavaliere "un profilo non adeguato". Renzi: "Vera sfida è che legislatura arrivi al 2023, Pd rischia di essere ininfluente per elezioni del presidente della Repubblica"
L’ultimo messaggio di fine anno del presidente della Repubblica Sergio Mattarella (IL DISCORSO – TUTTI I MESSAGGI DAL 2015 - LO SPECIALE, Sette anni al Colle) ha di fatto calato il sipario sull’ipotesi di un suo secondo mandato come inquilino del Quirinale. Se, infatti, da un lato c’è chi ancora fatica ad abbandonare l’idea di una sua riconferma come capo dello Stato, lo stesso Mattarella ha parlato della sua uscita di scena, “come dispone la Costituzione”. Sarà dunque fondamentale nei prossimi giorni individuare dei nomi che permettano ai diversi politici di convergere. L’unico nome che, ormai da mesi, sembra certo è quello di Silvio Berlusconi, su cui puntano le forze di centrodestra. Non si sbilancia il Partito Democratico, mentre da Italia Viva Matteo Renzi parla di un Pd che rischia di essere "ininfluente" per l'elezione del capo dello Stato.
Mattarella: "Capo dello Stato guarda solo a interesse generale"
Nel discorso di fine anno dello scorso 31 dicembre 2021 Mattarella ha tracciato l’identikit di quello che dovrebbe essere il suo successore. “Credo che ciascun presidente della Repubblica, all'atto della sua elezione, avverta due esigenze di fondo: spogliarsi di ogni precedente appartenenza e farsi carico esclusivamente dell'interesse generale, del bene comune come bene di tutti e di ciascuno. E poi salvaguardare ruolo, poteri e prerogative dell'istituzione che riceve dal suo predecessore, che - esercitandoli pienamente fino all'ultimo giorno del suo mandato - deve trasmettere integri al suo successore", ha detto il capo dello Stato. Servono poi "lealtà e responsabilità”, caratteristiche fondamentali per chiunque svolga un ruolo pubblico.
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Il silenzio di Berlusconi e la posizione del centrodestra
Quasi tutti in politica hanno applaudito compatti le parole di Sergio Mattarella, primo su tutti il premier Mario Draghi, nome ancora al centro di speculazioni su un suo possibile passaggio da Palazzo Chigi al Quirinale. Il presidente del Consiglio ha ringraziato Mattarella per l'invito all'unità nazionale, alla solidarietà, al patriottismo. Lo stesso hanno fatto i presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico ed Elisabetta Casellati, e i leader dei partiti, da Giuseppe Conte a Enrico Letta, fino a Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Nessun commento sull’addio di Mattarella al Colle è invece arrivato da Silvio Berlusconi, a pochi giorni dal probabile annuncio della sua candidatura, considerata ormai certa. Seguendo questa prospettiva, caldeggiata da tempo, arriva sempre più sicuro lo stop anche solo all’ipotesi di un Mattarella-bis all’interno del centrodestra. Opzione già scartata da Fratelli d’Italia, adesso lo è anche -esplicitamente- dalla Lega. Fonti leghiste riferiscono che, seguendo le indicazioni dello stesso Mattarella, “non intendiamo forzare né la sua volontà né la Costituzione".
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Renzi: “Pd rischia di essere ininfluente per elezioni al Colle”
Per il leader di Italia Viva Matteo Renzi, l’ipotesi di un Mattarella-bis non è nemmeno mai esistita. Chi conosce il capo dello Stato "sa che non ha mai preso in considerazione la rielezione. Le veline sul bis provenivano da qualche suo collaboratore e da qualche parlamentare", ha detto Renzi in un'intervista al Messaggero. La vera sfida sarà quella di “garantire che la legislatura non abbia contraccolpi dal passaggio del Quirinale e che si voti regolarmente nel 2023". Secondo Renzi il segretario del Partito Democratico Enrico Letta dovrà lavorare per far sì che i democratici abbiano un peso nell’elezione del presidente della Repubblica. Saranno i gruppi parlamentari del Pd – “composti da gente che conosce la politica” – ad aiutare Letta “a uscire dall'isolamento in cui si è cacciato. Altrimenti, per la prima volta il Pd sarà ininfluente rispetto alla scelta dell'inquilino del Colle", ha dichiarato Renzi.
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Tinagli (Pd): “Serve figura non divisiva”
Intanto, la vicesegretaria vicaria del Pd Irene Tinagli, in un’intervista al Corriere della Sera, ha detto che chi salirà al Colle dovrà essere una figura "che si faccia carico dell'interesse generale, un profilo alto al di sopra delle parti”. Non si sbilancia su possibili nomi: "Ci sono diverse figure che possono corrispondere a quelle caratteristiche. Ma prima di tutto bisogna ragionare sul metodo". Il Pd, dice Tinagli, chiede "di ragionare tutti insieme con serietà sulle due partite: quella del Colle e quella di Palazzo Chigi, che non sono sconnesse. Serve individuare una figura non divisiva, che consenta a tutti di ritrovarsi in quel profilo, che non introduca nessun elemento di frattura e non crei alibi ai partiti per sfilarsi alla responsabilità". Ci sono anche "profili femminili adeguati, ma preferirei che venissero valutati in maniera accurata e al momento opportuno, piuttosto che fare fughe in avanti in modo generico. Si rischia di dare l'impressione di voler usare le donne in modo strumentale". Rispetto alla possibile convergenza del centrodestra su Berlusconi, "non è un semplice candidato di area - commenta - è il leader di Forza Italia. Non risponde né alla necessità di un modo unitario né al profilo necessario per quel ruolo".