Corsa al Quirinale, Letta: necessaria una maggioranza larga

Politica

In un’ intervista rilasciata al Corriere della Sera il segretario del Pd affronta i temi salienti di queste settimane ma anche dei prossimi mesi: dallo sciopero dei sindacati contro la manovra economica, all’elezione del presidente della Repubblica fino alla riforma della legge elettorale

E’ un Enrico Letta a tutto campo quello che in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera affronta i temi caldi delle prossime settimane. In primis l'elezione del capo dello Stato, poi lo sciopero indetto dai sindacati, la riforma della legge elettorale, il ruolo del Pd e della destra a partire da Giorgia Meloni. 

Il passato e il presente di Enrico Letta 

È stato premier, ora è il leader dei democratici: è più facile guidare l’Italia o il Pd?

“Difficili tutte e due le cose. Grande onore, missioni complicate. Mi colpisce che entrambi i compiti siano arrivati in situazioni eccezionali. Da presidente del consiglio le intese larghe, ora da segretario del Pd ancora più larghe”.

L’ elezione del Presidente della Repubblica

Se parliamo di accordi ampi, qual è il metodo per scegliere il presidente della Repubblica?

“Ho sempre detto che è troppo presto e che ci sono adesso tre priorità: vaccini, legge di bilancio e Pnrr. Ne parleremo a gennaio. Ma in una situazione eccezionale, come dimostrano le tre priorità, è bene che il o la presidente sia eletto da una larga maggioranza con un largo sostegno".

 

Senza una decisione comune si andrà al voto anticipato?

“Questo lo dirà il Presidente eletto. Ora il nostro Paese è più sicuro di fronte al Covid. Abbiamo la legge di bilancio, con il rilancio dell’economia e dei consumi, e un cammino da percorrere. Il 2022 sarà fondamentale. Una crisi politica con le elezioni porterebbe a sei mesi di blocco. Non ce lo possiamo permettere".

 

Nella scelta condivisa deve esserci anche Giorgia Meloni? È vero che ne ha parlato con lei?

"Rispondo sì alla prima domanda e no alla seconda. Non ci siamo parlati, a parte l’invito a partecipare all’evento del suo partito. Sono favorevole alla maggioranza larga. Se si riuscisse a comprendere anche l’opposizione sarebbe una cosa positiva."

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Le alleanze e la legge elettorale

Lei ha immaginato il “campo largo” del centrosinistra, Giuseppe Conte teme che sia “un campo di battaglia”. È una preoccupazione anche sua? Nascerà mai la grande alleanza?

"Ma quel campo esiste, è già esistito, come nel collegio dove io sono stato eletto il 3 e 4 ottobre. Lì c’era. Da altre parti no. È una fatica quotidiana. Senza soluzioni immediate. Non ho l’ambizione di definire tutto e subito".

 

 

Lo stesso Conte vorrebbe un sistema proporzionale con sbarramento al 5 per cento. È d’accordo? Potrebbe rispecchiare l’attuale frammentazione?

"Credo che il sistema politico abbia subìto molti danni per questa legge elettorale. Il quadro è frammentato come non mai. Colpa anche di alcune regole della vita parlamentare. Dopo la scelta del capo dello Stato, dobbiamo fare una riflessione sulle riforme. Ecco: aprire una discussione sulla legge elettorale il giorno dopo il voto sul presidente con larga maggioranza è possibile. Dopo l’elezione sì, prima non ci sono le condizioni. Il centrodestra oggi è arroccato attorno alla candidatura di Berlusconi e quindi prima di quel voto non appare disponibile a fare ragionamenti istituzionali. Dopo si potrà."

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Lo sciopero dei sindacati.

Si aspettava lo sciopero di Cgil, Cisl e Uil? Ha senso in questa fase così complicata del Paese?

"Lo sciopero in questo momento non me l’aspettavo. Rispetto molto l’autonomia delle organizzazioni, è fondamentale la separazione tra politica e sindacato. Non metto becco sulla scelte, sulle strategie diverse, con Cgil e Uil da una parte e Cisl dall’altra. Allo stesso tempo sono favorevole alla massima unità tra i confederali e nelle prossime settimane lavorerò per la ricomposizione. È nel mestiere del sindacato la trattativa, la negoziazione fa parte della loro vita da sempre".

 

Ma lei difende le scelte del governo?

"Sì. E questa è la nostra missione, la missione della politica. Io ritengo che la legge di bilancio, che è già stata aggiustata e poi sarà migliorata in Parlamento, sia una legge positiva per il Paese. Diamo atto al governo Draghi di aver messo in moto prospettive positive”.

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Qual è la prima cosa che il Pd chiede al governo?

"La vera priorità è il tema dei giovani. Siamo in un tempo in cui i ragazzi soffrono per la fatica di trovare un lavoro decente, di mettere su casa. L’età media in cui si diventa autonomi è più di 30 anni, in Francia e Germania siamo tra i 23 e i 25. Il traguardo non sarà la Svezia, con l’uscita a 18 anni, ma almeno puntiamo ai 25 con l’indipendenza, con la vita nelle proprie mani. È tra le cose più importanti per l’Italia. Vorrei che il 2022 fosse l’anno senza più i tirocini gratuiti, con il primo impiego pagato meglio, con meno precarietà, con l’addio a formule contrattuali di inizio attività. Diamo speranza ai nostri giovani, che sono molto in gamba. Ha visto come si sono mobilitati sul clima e sulla liberazione di Patrick Zaki? Anche per lui la spinta dei ragazzi è stata fondamentale, ha coinvolto un Paese intero. Una pagina di gioia, ci voleva".

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