Per il ministro dello Sviluppo economico, intervistato da La Stampa, "la vera discriminante politica per i prossimi 7 anni è che cosa farà Draghi". Poi, guardando al Carroccio, assicura: non ci sono due linee, ma “al massimo sensibilità diverse”
“La vera discriminante politica per i prossimi 7 anni è che cosa farà Draghi. Va al Quirinale? Va avanti col governo? E se va avanti con chi lo fa?”. Sono queste le domande che si pone il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, in un’intervista a La Stampa. E aggiunge: “Vorrei che Draghi rimanesse li per tutta la vita”, ma “il punto è che non può”, perché “appena arriveranno delle scelte politicamente sensibili la coalizione si spaccherà”.
Giorgetti: "Interesse Paese è che Draghi vada al Quirinale"
A gennaio mancherà un anno alle elezioni e “Draghi non può sopportare un anno di campagna elettorale permanente”, spiega Giorgetti, anche perché “da gennaio la musica sarà diversa. I partiti smetteranno di coprirlo e si concentreranno sugli elettori”. La conclusione, per il ministro, è che “l'interesse del Paese è che Draghi vada subito al Quirinale, che si facciano subito le elezioni e che governi chi le vince” e “Draghi diventerebbe De Gaulle”, “questo è l'interesse del Paese”.
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"Di Lega ne esiste una sola"
Poi un passaggio anche sulla Lega: ne esiste “una sola, fatevene una ragione”, sottolinea il ministro. Non ci sono due linee all’interno del Carroccio, garantisce, ma “al massimo sensibilità diverse”. E sulle amministrative a Roma? Per il ministro dello Sviluppo “dipende da quanto Calenda riesce a intercettare il voto in uscita dalla destra. Nei quartieri del centro penso che sarà un flusso significativo. Ma non so come ragionino le periferie. Se Calenda va al ballottaggio con Gualtieri ha buone possibilità di vincere”.