Via libera del Parlamento al Pnrr. La Camera ha votato sì alla risoluzione di maggioranza con 442 favorevoli. Poi l'ok anche da Palazzo Madama, con 224 voti a favore. Draghi: "Dall'Italia dipende il successo della scommessa dell'Ue"
Arriva il via libera del Parlamento sul Recovery plan italiano. Alla Camera 442 voti a favore, 19 contrari e 51 astenuti. Mentre a palazzo Madama la risoluzione di maggioranza è passata con 224 voti a favore, 16 contrari e 21 astenuti. La luce verde arriva dopo che, il 26 aprile, il premier Mario Draghi aveva presentato a Montecitorio il Pnrr (COS'È): sono 248 i miliardi che compongono il Piano (I PUNTI SALIENTI DEL SUO DISCORSO). Mercoledì, o più probabilmente giovedì, ci sarà l'approvazione finale in Consiglio dei ministri e il 30 aprile sarà inviato a Bruxelles, senza sforare la scadenza prevista dalla Commissione Ue.
Draghi: "Giorno positivo per l'Italia"
L'approvazione del Piano è arrivata dopo una lunga giornata, iniziata alla Camera. Dopo le votazione a Montecitorio, è stata la volta di Palazzo Madama. "Oggi è un giorno positivo, non è una cosa di cui dispiacersi. È positivo per l'Italia", ha detto il premier al Senato. "Al centro del piano c'è il Paese", ha ricordato. "Molte delle osservazioni fatte richiamano la scarsità dei tempi, ma la data del 30 aprile" per inviare il piano a Bruxelles "è una data per avere subito i soldi. Se avessimo presentato il piano il 10 maggio i soldi li avremmo avuti dopo, non so se a giugno o a luglio", ha chiarito il premier.
La replica del premier al Senato
Il Recovery plan "nasce da una scommessa collettiva in Europa sulla capacità di spendere, ma soprattutto spendere bene il denaro, e l'Italia è in prima fila. Saremo responsabili del successo o della perdita di questa scommessa", ha detto Draghi prima del voto. "La sconfitta su questo fronte è grave, perché a pagare il prezzo saremo noi ma anche per il futuro dell'Europa perché non sarà più possibile convincere gli altri europei a fare una politica fiscale comune, a mettere i soldi insieme", ha aggiunto. Mentre sul Sud ha precisato: "Non è stato discriminato". E ha aggiunto: "Sul ponte sullo Stretto c'è una relazione pronta e sarà inviata dal ministro delle Infrastrutture al Parlamento".
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La replica di Draghi alla Camera
Invece a Montecitorio Draghi ha iniziato la sua replica dicendo che "indubbiamente i tempi erano ristretti ma la scadenza del 30 aprile non è mediatica, è che se si arriva prima si avranno i fondi prima. La commissione andrà sui mercati a fare la provvista per il fondo a maggio, poi la finestra si chiuderà nell'estate: se si consegna il piano subito si avrà accesso alla prima provvista sennò si andrà più avanti”.
Draghi: investimenti prima impensabili sul futuro
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza "permette investimenti che sarebbero stati impossibili e impensabili fino a pochi giorni fa. Tutto il piano è un investimento sul futuro e sulle nuove generazioni”, ha poi sottolineato Draghi. "Ai giovani dobbiamo garantire welfare, casa e occupazione sicura. Ho parlato del piano per i giovani, le case e gli incentivi fiscali per i mutui. Il piano garantisce in maniera equa e adeguata il diritto allo studio, quasi un miliardo per gli alloggi studenteschi, mezzo miliardo per borse di studio. C'è l'introduzione di una previsione per condizionare i progetti finanziati non solo da Pnrr" e anche di React Eu "alla nuova occupazione giovanile e femminile, una condizionalità trasversale del piano".
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Draghi: a Sud 40% risorse, far ripartire crescita ferma
Mentre per il mezzogiorno "il piano esplicita che le risorse corrispondono al 40% a fronte del 34 per cento della popolazione, 82 mld sono una cifra più alta del pil. Sono misure che si inseriscono in visione complessiva per far ripartire e accelerare una crescita del sud ferma da ormai mezzo secolo”, ha detto Draghi nella replica in Aula alla Camera .”Non sostengo che la concorrenza sia il toccasana in tutte le situazioni, assolutamente no. Nella maggioranza delle situazioni è meglio la concorrenza regolata, non la concorrenza senza regole. Ma lo abbiamo imparato a nostre spese negli ultimi anni".
“Su superbonus risorse. Entro 2026 banda larga ovunque”
"Molti di voi hanno chiesto garanzie relativamente al superbonus”, ha poi proseguito Draghi. "Ribadisco che per questa misura, tra Pnrr e Fondo complementare, sono previsti oltre 18 miliardi, le stesse risorse stanziate dal precedente governo. Per il futuro, il Governo si impegna a inserire nel Disegno di Legge di bilancio per il 2022 una proroga dell'ecobonus per il 2023, tenendo conto dei dati relativi alla sua applicazione nel 2021 (VIDEO). Già con un dl a maggio, interveniamo con delle importanti semplificazioni per agevolare la sua effettiva fruizione" perché le procedure sono complesse. "Per quanto riguarda la banda larga" nel Pnrr ci sono "6,31 miliardi per le reti ultraveloci, la banda larga e il 5G. L'obiettivo del governo è portare entro il 2026 reti a banda ultralarga ovunque senza distinzioni territoriali ed economiche".
“Riforma fisco azione chiave per ripresa"
"La riforma del fisco fa parte di quell'insieme di riforme che, sebbene non ricomprese nel perimetro delle azioni previste dal Piano, devono accompagnarne l’attuazione”, ha detto ancora Draghi. “La riforma fiscale è tra le azioni chiave per dare risposta alle debolezze strutturali del Paese e in tal senso è parte integrante della ripresa che si intende innescare anche grazie alle risorse europee”. "Per riformare il sistema fiscale è auspicabile una ampia condivisione politica. Il Governo si è impegnato a presentare una legge delega entro il 31 luglio 2021. Il Parlamento sarà pienamente coinvolto e svolgerà un ruolo di primo piano".
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Sindacati: piano importante, confronto inadeguato
Intanto però, i sindacati hanno preso posizione. Cgil, Cisl, Uil valutano "l'importanza strategica" del Piano di ripresa e resilienza quale "strumento fondamentale per la ripresa del Paese, per aumentare l'occupazione in particolare giovanile e femminile e per ridurre i divari territoriali. Per queste ragioni "considerano inadeguato il confronto finora avuto con il Governo in ordine alla definizione delle priorità strategiche, degli obiettivi e delle risorse del Piano stesso". Così i segretari generali Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri in una nota.
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Cosa c’è nel Piano
Il piano è articolato in sei missioni, che dovrebbero dare una spinta al Pil di 3,6 punti nel 2026 e far crescere l'occupazione di 3,2 punti nel triennio 2024-2026. Con un'attenzione particolare al Mezzogiorno, "non per una questione di campanili" ma perché "se cresce il Sud, cresce anche l'Italia", ha detto Draghi: lì finirà il 50% di investimenti in Infrastrutture. Le riforme al centro del piano sono quelle della pubblica amministrazione, con un primo decreto a maggio, e della giustizia, con l'obiettivo "ambizioso" di ridurre "l'inaccettabile arretrato", tagliando i tempi dei processi civili del 40% e di quelli penali del 25%. E ancora: semplificazioni e concorrenza (unita a "più protezione sociale"), con norme per spingerla in "settori strategici come le reti digitali e l'energia", insieme a misure per gli obblighi di gara per i regimi concessori.