
Dimissioni Zingaretti, cosa succede adesso nel Pd e il futuro del partito
Il segretario uscente del Partito democratico ha parlato di “stillicidio” e ha detto di vergognarsi del Pd in cui da 20 giorni si parla “solo di poltrone e primarie”. L’annuncio delle dimissioni ha colto molti di sorpresa, anche all’interno del partito. Molti gli scenari possibili, da una riconferma del Governatore del Lazio all’indizione di nuove primarie

Il segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti ha detto che nelle prossime ore si dimetterà. "Lo stillicidio non finisce. Mi vergogno che nel Pd, partito di cui sono segretario, da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid, c'è il problema del lavoro, degli investimenti e la necessità di ricostruire una speranza soprattutto per le nuove generazioni", ha scritto Zingaretti su Facebook. Cosa può succedere ora? E chi potrebbe essere il prossimo segretario? Ecco gli scenari possibili
Pd, il segretario Nicola Zingaretti: "Nelle prossime ore mi dimetto"
L’annuncio di Zingaretti ha destato molta sorpresa tra i dirigenti e parlamentari dem. Nessuno, hanno spiegato diversi esponenti anche di maggioranza, era stato informato della decisione del leader. C’era attesa per l'assemblea nazionale del 13 marzo per capire come affrontare le tensioni interne e la richiesta della minoranza di fare il congresso, che il segretario Pd aveva già respinto nell'ultima direzione. Ma nessuno si immaginava un gesto così eclatante da parte del segretario
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Era da diverso tempo che la leadership del governatore del Lazio era sotto attacco da parte di alcune correnti di minoranza del partito. Tra le critiche principali quella di aver portato il Pd a un’alleanza stabile con il Movimento 5 stelle, rilanciata nei giorni scorsi anche in importanti realtà locali e regionali, come il Lazio
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Nei giorni scorsi Zingaretti aveva cercato di venire incontro alla richiesta della minoranza di indire un congresso parlando di un “Congresso tematico”: non si sarebbe dimesso, visto che la sua segreteria sarebbe scaduta nel 2023, ma avrebbe consultato gli iscritti sulla linea politica da tenere
De Micheli a Sky TG24: "Arrivato il momento per candidatura femminile alla guida del Pd"
I suoi oppositori interni non avevano però visto di buon grado il tentativo di conciliazione di Zingaretti. "Penso che questa linea sia sbagliata e stia distruggendo il Pd. Quindi o cambia la linea o cambia il segretario", aveva attaccato Matteo Orfini, a capo della corrente di minoranza dei Giovani turchi, da sempre in opposizione a Zingaretti. Tra i più critici nei confronti dell'alleanza con i pentastellati anche la corrente di minoranza Base Riformista, guidata da Lorenzo Guerini e Luca Lotti, i cosiddetti "ex renziani"

Un’altra delle critiche degli ultimi giorni riguardava l’assenza di ministre nella compagine governativa indicata dal Pd per il governo Draghi, nonché l'assenza in generale di donne nelle posizioni apicali del partito. A essere sotto tiro in particolare il doppio incarico di Andrea Orlando, vicesegretario del partito e neo-ministro del Lavoro e delle Politiche sociali. Si chiedeva quindi di nominare una vicesegretaria donna, ma Zingaretti aveva blindato Orlando

“Credo sia arrivato il momento di una candidatura femminile” alla guida del Pd, ha dichiarato a Sky TG24 nei giorni scorsi l’esponente del Pd Paola De Micheli. “L'unica volta è stata quella della Bindi al Congresso fondativo, nel 2008, bisogna generare le condizioni perché ci sia una candidatura competitiva”. Quanto al congresso del partito, De Micheli ha commentato: “Credo non ci siano adesso le ragioni per fare un congresso che diventerebbe una conta, parliamo di cosa vogliamo per il Paese”

Il Pd ha bisogno di "una franca discussione", ma in piena pandemia non è il momento di un congresso, che finirebbe con l'essere "una conta interna": per Debora Serracchiani, intervistata dal Corriere della Sera, si faceva bene a discuterne nell'Assemblea del 13 e 14. "È naufragato il Conte ter, è iniziata l'esperienza Draghi e noi siamo dentro questo governo a pieno titolo, perciò adesso dobbiamo toglierci qualche imbarazzo che ancora abbiamo a stare in questo esecutivo e dettare invece l'agenda con maggiore determinazione", afferma

Di recente critiche alla segreteria centrale del partito sono arrivate anche da parte di alcuni importanti amministratori locali dem, come il sindaco di Bari e presidente Anci Antonio Decaro

Sono in tanti ora all’interno del partito che, subito dopo l’annuncio di Zingaretti, stanno però chiedendo al segretario uscente di restare leader del Pd

"In un momento così grave e difficile per il Paese il Pd ha bisogno che Nicola, che ha sempre ascoltato tutti, rimanga alla guida del partito. Il dibattito interno è fisiologico e non deve essere esasperato. Ritroviamo insieme la strada”, ha dichiarato il capogruppo dei dem alla Camera Graziano Delrio

"Abbiamo sulle spalle non solo il destino del Pd ma una responsabilità più grande nei confronti di un Paese in piena pandemia. Il gesto di Zingaretti impone a tutti di accantonare ogni conflittualità interna, ricomponendo una unità vera del partito attorno alla sua guida". Così il ministro della Cultura Dario Franceschini su Twitter

"Se qualcuno adesso si stupirà, sarà il trionfo dell'ipocrisia. La pazienza di una persona democratica come Nicola ha un limite: la lealtà e la condivisione vera di responsabilità. Se qualcuno pensa che sia una manovra per chiedere pieni poteri farebbe bene a riflettere, perché i troppo intelligenti si ritrovano stupidi. Chiedo che siano chiamati tutti gli iscritti a votare, e non solo l'assemblea nazionale, per ribadire le ragioni del Pd voluto da Zingaretti”, chiede Virginio Merola, sindaco di Bologna e componente della segreteria del Pd

"Zingaretti ha ereditato due anni fa un Pd morto, isolato, che usciva da una competizione elettorale in cui si era affermato il nuovo bipolarismo M5s-Lega. Lo stesso Zingaretti ci aveva spinto in una discussione sul partito. Ma di fronte al degrado politico interno e a una discussione tutta sul potere, ne ha tratto le conseguenze, ha compiuto un gesto politico di grande responsabilità", ha sottolineato la presidente del Pd Cecilia D'Elia parlando al Nazareno

"Nel momento più drammatico della storia recente del Paese e nel momento più difficile della storia del Partito democratico, Nicola Zingaretti è stato un faro sia per il governo che per il Pd. Credo che nessuno possa mettere in dubbio fatti oggettivi, oltre alla sua serietà e alla sua lealtà verso la comunità dem. E penso che l'Assemblea nazionale abbia una sola strada: chiedergli di restare segretario del Pd che, grazie alla sua guida, è uscito da uno dei periodi più bui della sua storia", scrive invece su Facebook il deputato Pd Francesco Boccia

Il prossimo appuntamento in cui si faranno i conti nel partito è quello previsto per il 13 e il 14 marzo, quando è stata convocata l'Assemblea nazionale, in cui a questo punto si discuterà anche delle possibili strategie per uscire dalla crisi

Diverse le opzioni sul tavolo: o una presa di posizione a larghissima maggioranza nel partito per la riconferma di Zingaretti, oppure la possibilità di indire nuove primarie per scegliere il futuro leader

Tra i nomi più papabili per l'eventuale candidatura a nuovo segretario del partito c'è quello di Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna e con una lunga esperienza nel partito