M5S, Stati generali al via tra divisioni e polemiche. Casaleggio non partecipa

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Inizia la due giorni in cui il Movimento fa il punto. Al centro del dibattito, le alleanze con i partiti, la leadership, la rivisitazione dei dogmi delle origini (tra cui il limite del doppio mandato). Domenica intervento di Conte e confronto tra le “mozioni” in campo e tra i leader. Critiche a Crimi, che ha deciso di non rendere noto il numero delle preferenze arrivate a ogni "speaker". Casaleggio: “Non vorrei che si arrivi al paradosso che a scrivere le regole siano anche coloro che per primi non le rispettano”

Partono oggi gli Stati generali del M5S, una due giorni in cui il Movimento - a sette anni dal suo esordio in Parlamento - fa il punto sulla direzione che ha preso e su dove vuole andare. Al centro del dibattito, le alleanze con i partiti, la leadership, la rivisitazione dei dogmi delle origini (dall'uno vale uno, alla negazione della politica come professione, al limite dei due mandati). E mentre Davide Casaleggio annuncia che ha declinato l’invito a partecipare, nel Movimento continuano a emergere divisioni e polemiche. “Lo scopo di questi Stati generali non è dividere, non è capire chi sta con chi. Lo scopo è trovare un percorso unitario. Noi vogliamo valorizzare gli argomenti, le motivazioni che stanno alla base delle posizioni, se facessimo un dibattito tra posizioni non ne verremmo fuori ", ha spiegato in un video su Facebook il capo politico Vito Crimi. "Gli Stati generali sono una prova di maturità per una forza politica che rappresenta milioni di italiani e governa il Paese durante la più grave crisi sanitaria, economica e sociale degli ultimi 70 anni, ha scritto il presidente della Camera Roberto Fico su Facebook. "Sono il momento - definito da regole condivise e accettate da tutti - per volare alto, per confrontarsi con consapevolezza e responsabilità, e non per fare prove muscolari. Il lavoro che si è svolto nelle assemblee territoriali va valorizzato in queste due giornate. Impegniamoci seriamente su questo. Buoni Stati generali a tutti!".

Gli Stati generali del M5S

Gli Stati generali, che il M5S non vuole vengano chiamati “congresso” per evitare ogni rituale dal sapore partitico, arrivano dopo mille ripensamenti e tanti rinvii e a un anno dal loro annuncio. I dibattiti, sabato e domenica, sono tutti online causa coronavirus. Sabato la partenza con l’avvio di tre tavoli di lavoro: uno dedicato all'agenda politica, gli altri due all'organizzazione e alle regole. “Per disegnare come il Movimento 5 Stelle potrà rinnovarsi, anche alla luce della maturata esperienza nelle istituzioni, a tutti i livelli”, ha detto nelle scorse ore il capo politico Vito Crimi, attuale reggente e da domenica con molte probabilità "uscente" ("Gli Stati generali sfoceranno in un momento in cui io terminerò il mio incarico. È arrivato il momento di dare una guida legittimata dal voto degli iscritti al Movimento"). Domenica - quando potrebbe intervenire anche Beppe Grillo e ci sarà il “saluto” del premier Giuseppe Conte - si terrà il dibattito pubblico, trasmesso in streaming, in cui potranno intervenire i 30 oratori scelti tra quasi mille candidati attraverso una votazione online degli iscritti su Rousseau. Sarà il momento del confronto diretto tra le varie “mozioni” in campo e tra i vari leader che negli anni si sono ritagliati un loro profilo politico specifico: da Luigi Di Maio a Alessandro Di Battista, da Roberto Fico a Paola Taverna, solo per fare dei nomi.

I quattordici parlamentari europei del Movimento 5 Stelle eletti il 27 maggiio scorso, Bruxelles, 4 giugno 2019. ANSA/GIUSEPPE MARIA LAUDANI

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Il dibattito di domenica

Il dibattito di domenica è il passaggio più delicato di tutto l’evento, anche perché emergeranno i punti di vista diversi dei vari “speaker”. Ad esempio, su come deve essere l'organo di direzione del Movimento, se collegiale o restare come ora nelle mani di un capo politico. Roberto Fico invoca "organo collegiale per gestire un Movimento" e fare "sintesi". Di Battista si presenta con un programma che punta all'inviolabilità della regola dei due mandati, al no alle alleanze elettorali e al rafforzamento della piattaforma Rousseau e non sembra dispiacergli la formula del capo politico. Di Maio è per la leadership collegiale, strizza l'occhio ai territori promettendogli più finanziamenti e teorizza la necessità di alleanze programmatiche a livello locale. C'è poi il gruppo di Parole Guerriere che ha mandato avanti in suo nome Luigi Gallo e che non solo propone una direzione collegiale ma invoca un'organizzazione del movimento sul modello degli altri partiti, con i suoi organi gestionali e un'autonomia che parta anche dallo sganciamento da Casaleggio e da Rousseau.

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La polemica

Crimi ha deciso di non rendere noto il numero delle preferenze arrivate ad ogni "speaker" fintanto che non sarà deciso l'organo di direzione del Movimento. "Queste informazioni saranno rese pubbliche al momento in cui completeremo questo processo, al momento sono gelosamente custodite da due notai", ha detto. Una decisione che ha provocato malumori interni. Secondo alcuni, infatti, questo significa oscurare il peso che i 26mila votanti hanno dato a ciascuno degli "speaker" eletti (ma anche bocciati) e alla loro piattaforma elettorale. Sapere quanti voti ha raccolto ciascuno di loro, inoltre, sarebbe già un segnale sulla direzione da intraprendere. Tant'è che c'è chi lo dice, invocando il tanto abusato principio di trasparenza. Come Nicola Morra. O come Barbara Lezzi, sostenitrice della linea Di Battista, che chiede di sapere "prima di sabato i voti che ogni partecipante ha ricevuto".

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I tavoli

Intanto, al tavolo sulle "regole e principi" i 305 delegati M5S sono chiamati a risolvere diversi quesiti. Il primo è: “Valorizzare le competenze in ingresso e quelle acquisite nell'esperienza istituzionale dei portavoce, senza rinunciare al principio fondante del limite al doppio mandato”. In un documento di lavoro inviato ai partecipanti, il M5S informa i delegati che "gli esiti delle assemblee regionali hanno confermato che il limite del doppio mandato va mantenuto, in quanto elemento distintivo e irrinunciabile del Movimento 5 Stelle”, ma anche che "contemporaneamente, è emersa la necessità di capire come possano essere valorizzate le competenze acquisite dai portavoce nel corso dell'esperienza istituzionale". Sul piatto ci sono varie soluzioni: come la possibilità di svolgere il "terzo mandato per meriti speciali" o, tra gli altri, mantenere la regola del mandato "zero" per i consiglieri comunali o "consentire un terzo mandato consecutivo se uno dei due mandati precedenti ha avuto durata inferiore a due anni, sei mesi e un giorno".

Gli altri nodi

Tra gli altri nodi da sciogliere c’è la direzione politica, secondo dei punti all'ordine del giorno dei lavori del tavolo sulle regole. Il presupposto della discussione parte dall'assunto per il quale occorre conciliare "l'esigenza di una rappresentanza giuridica e istituzionale certa (necessaria per espletare le attività che la legge richiede) con l'esigenza manifestata di una guida collegiale". Nelle discussioni regionali le proposte avanzate dagli iscritti variano dalla possibilità di indicare un capo politico con ruolo da "primus inter pares" in una linea politica collegiale oppure optare per un organo collegiale puro, senza differenze tra i membri. Soluzione tuttavia che ponte un problema: "Chi è il legale rappresentante o portavoce?". Altro nodo è quello della piattaforma Rousseau. Le assemblee regionali hanno confermato la necessità di mantenere strumenti di democrazia diretta "seppur nella maggior parte delle riunioni territoriali sia emersa la necessità di rivedere le funzioni e i servizi attivati nell'ottica di una maggiore funzionalità" ma anche di ridefinire il "rapporto" con Rousseau. C’è, poi, il nodo alleanze con altri partiti che, questa è la base di discussione, “non devono essere strutturali ma contingenti in base ai territori, ai programmi ma soprattutto in base alle regole elettorali dei singoli territori in cui si deve concorrere". Durante la due giorni di lavoro si riunisce anche il tavolo sull'organizzazione, che dovrà decidere come implementare la rete territoriale del Movimento, in quali casi poter concedere l'uso del simbolo M5S ai gruppi locali, se arrivare al riconoscimento della figura dell'attivista, come finanziare le attività del M5S, se rivedere o meno gli organi di garanzia del Movimento. Infine, un altro nodo riguarda i temi da inserire nell’agenda politica.

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Davide Casaleggio declina l’invito a partecipare

Su Facebook, intanto, è intervenuto Davide Casaleggio. “Alcuni giornali si interrogano sulla mia eventuale presenza agli Stati generali. Ho ricevuto ieri l'invito a partecipare nella discussione di domenica. Ho deciso di declinare perché ritengo che se ci sono delle regole di ingaggio, queste debbano essere rispettate”, ha scritto. Poi ha aggiunto: “Penso sia doveroso pubblicare i voti sia dei delegati del sabato sia dei relatori della domenica prima dell'evento, come anche i verbali delle riunioni provinciali e regionali, nella versione originale, che riportino i risultati degli incontri ufficiali nei quali tutti hanno potuto partecipare e che oggi non sono pubblici”. Infine, il numero uno di Rousseau ha attaccato: “Le persone che dibatteranno dei nostri valori dovrebbero in primis aver rispettato le regole che abbiamo oggi. Non vorrei che si arrivi al paradosso che a scrivere le regole siano anche coloro che per primi non le rispettano”.

Davide Casaleggio, durante la presentazione del Piano nazionale Innovazione, Roma, 17 dicembre 2019.
ANSA/ALESSANDRO DI MEO

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