Decreto sicurezza, via libera dal Cdm: ecco come cambia. Cancellate le norme di Salvini

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Il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo dl su sicurezza e immigrazione. Tante le novità rispetto ai provvedimenti voluti dall’ex ministro dell’Interno. Niente più multe milionarie alle Ong e si amplia il sistema di accoglienza, introducendo il regime di protezione speciale. Arriva il daspo per la movida violenta, dopo la morte di Willy. Fino a 7 anni di carcere per chi agevola i detenuti in 41bis

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Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto su sicurezza e immigrazione che riscrive i decreti Salvini. Nella riunione è stato confermato l'impianto della bozza di decreto in materia di "immigrazione, protezione internazionale e complementare". Passano così, come da accordo di maggioranza raggiunto a luglio, le norme che superano le multe milionarie alle Ong e riformano il sistema dell'accoglienza introducendo tra l'altro il regime di protezione speciale. Ecco tutti i provvedimenti.

Le norme per le Ong

Il nuovo decreto su immigrazione e sicurezza è un marcato superamento dei due decreti sicurezza di Salvini che, in controtendenza con i provvedimenti attuali, prevede un ritorno al "sistema di accoglienza e integrazione". Il testo del nuovo decreto sull'immigrazione interviene sulle sanzioni relative al divieto di transito delle navi nel mare territoriale. Si prevede che, nel caso in cui ricorrano i motivi di ordine e sicurezza pubblica o di violazione delle norme sul traffico di migranti via mare, il provvedimento di divieto sia adottato, su proposta del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro della difesa e con il Ministro delle infrastrutture, previa informazione al presidente del Consiglio. Per le operazioni di soccorso, la disciplina di divieto non si applicherà nell'ipotesi in cui vi sia stata la comunicazione al centro di coordinamento ed allo Stato di bandiera e siano rispettate le indicazioni della competente autorità per la ricerca ed il soccorso in mare. In caso di violazione del divieto, si richiama la disciplina vigente del Codice della navigazione, che prevede la reclusione fino a due anni e una multa da 10.000 a 50.000 euro. Sono pertanto eliminate le sanzioni amministrative introdotte in precedenza.

Il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese in occasione della sigla del Protocollo che permetterà la ripresa delle celebrazioni con il popolo, Roma, 7 maggio 2020. ANSA/UFFICIO STAMPA/PALAZZO CHIGI/ATTILI

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Nasce sistema di accoglienza e integrazione

Il decreto riforma il sistema di accoglienza destinato ai richiedenti protezione internazionale e ai titolari di protezione, con la creazione del nuovo "Sistema di accoglienza e integrazione". Le attività di prima assistenza continueranno ad essere svolte nei centri governativi ordinari e straordinari. Successivamente, il Sistema si articolerà in due livelli di prestazioni: il primo dedicato ai richiedenti protezione internazionale, il secondo a coloro che ne sono già titolari, con servizi aggiuntivi finalizzati all’integrazione.

Ampliato accesso a protezione speciale stranieri

Per quanto riguarda la protezione internazionale degli stranieri, la normativa vigente prescrive il divieto di espulsione e respingimento nel caso in cui il rimpatrio determini, per l'interessato, il rischio di tortura. Con il nuovo decreto sull'immigrazione, si aggiunge a questa ipotesi il rischio che lo straniero sia sottoposto a trattamenti inumani o degradanti e se ne vieta l'espulsione anche nei casi di rischio di violazione del diritto al rispetto della sua vita privata e familiare. In tali casi, si prevede il rilascio del permesso di soggiorno per protezione speciale.

Le novità sulla conversione di permessi soggiorno in lavoro

Sempre in materia di condizione giuridica dello straniero, il nuovo decreto su immigrazione e sicurezza affronta anche il tema della convertibilità dei permessi di soggiorno rilasciati per altre ragioni in permessi di lavoro. Alle categorie di permessi convertibili già previste, si aggiungono quelle di protezione speciale, calamità, residenza elettiva, acquisto della cittadinanza o dello stato di apolide, attività sportiva, lavoro di tipo artistico, motivi religiosi e assistenza ai minori.

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Stretta su Daspo urbano, risse e spaccio su web 

Arriva anche un inasprimento delle pene per il reato di rissa e il daspo dai locali pubblici e di intrattenimento per chi sia stato denunciato o condannato per atti di violenza fuori da un locale. Una "norma Willy" che aumenta le pene per chi abbia partecipato a una rissa, facendo salire la multa da 309 a 2000 euro e la reclusione - se qualcuno resta ferito o ucciso nella rissa - da un minimo di sei mesi a un massimo di sei anni (ora va da tre mesi a cinque anni). Per i protagonisti di disordini o di atti di violenza il questore può disporre il daspo da specifici locali o esercizi pubblici: se violato c'è la reclusione fino a due anni e una multa fino a 20.000 euro. Si rafforza il cosiddetto "Daspo urbano", rendendo possibile per il Questore l'applicazione del divieto di accesso nei locali pubblici anche nei confronti dei soggetti che abbiano riportato una o più denunce o una condanna non definitiva, nel corso degli ultimi tre anni, relativamente alla vendita o cessione di sostanze stupefacenti o psicotrope. Sono previste disposizioni per rendere più efficace l'esercizio delle attività del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. Si estende il meccanismo dell'oscuramento, già utilizzato per il contrasto alla pedopornografia online, a quei siti che, sulla base di elementi oggettivi, devono ritenersi utilizzati per la commissione di reati in materia di stupefacenti.

Fiori e lettere in piazza Italia il luogo dove nel corso di un pestaggio è stato ucciso Willy Monteiro Duarte, Colleferro, 09 settembre 2020.
ANSA/MASSIMO PERCOSSI

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Dare cellulare a detenuto diventa reato 

Su proposta del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede viene introdotto il reato per chi introduce in carcere un cellulare a un detenuto: la pena va da 1 a 4 anni sia per chi lo introduce sia per chi lo riceve. Nel regime precedente al decreto sicurezza il reato si configurava come illecito disciplinare sanzionato all'interno del carcere. Sono 1.761, viene spiegato, i telefoni rinvenuti dalla polizia penitenziaria nelle carceri italiane fino al 30 settembre scorso. In pratica, 200 al mese, oltre 6 al giorno. Il fenomeno è esponenzialmente in crescita: nei primi nove mesi del 2019 erano stati 1.206 e a fine settembre 2018 solo 394. Per chi agevola il detenuto al 41bis nelle comunicazioni con l'esterno (anche di tipo diverso da quelle con cellulare) la pena è alzata da 1 a 4 anni a 2 a 6 anni. Nei casi di ipotesi aggravata (ovvero se il reato è commesso da pubblico ufficiale, da incaricato di pubblico servizio o da chi esercita la professione forense) il reato passa 2 a 6 anni a 3-7 anni.

Crime and Law - Prison Cell Bars

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