Coronavirus, Zaia invia lettera di scuse all’ambasciata cinese: “Sono davvero dispiaciuto”

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Il presidente del Veneto, in un’intervista sulla diffusione del Covid-19 in Italia, aveva detto che i cinesi “mangiano topi vivi”. Nel documento indirizzato all’ambasciatore Li Junhua, sull'accaduto spiega: “Frettolosa esposizione di concetti articolati”

“Davvero dispiaciuto per quanto accaduto”. Si è definito così Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, in una lettera inviata all’ambasciatore cinese in Italia, Li Junhua, dopo la frase sui cinesi che “mangiano topi vivi” pronunciata durante un’intervista a un’emittente locale sulla diffusione in Italia del coronavirus individuato per la prima volta a Wuhan, in Cina. L’ambasciata della Repubblica Popolare aveva criticato l’uscita di Zaia parlando di “offese gratuite che ci lasciano basiti”. Il governatore del Veneto, regione in cui si registra uno dei due focolai italiani di Covid-19, si era già scusato con la comunità cinese, ma l’eco delle sue parole lo ha spinto a firmare una lettera ufficiale di scuse all’ambasciata (LO SPECIALE DI SKY TG24 - LA MAPPA DEL CONTAGIO - LE FAQ DEL MINISTERO DELLA SALUTE).

“Frettolosa esposizione di concetti articolati”

“Le scrivo non per accampare scuse: quando si sbaglia, si sbaglia. E a nulla valgono giustificazioni basate sulla stanchezza accumulata in questi giorni di grande tensione o sulla frettolosità di esposizione di concetti e di ragionamenti assai più articolati”, si legge nel documento datato 29 febbraio. La frase finita al centro delle polemiche, spiega ancora Zaia, voleva essere una “osservazione relativa alla diversità di contesti nei quali il virus si trova ad agire, facilitato in particolare dalle differenti norme igieniche e dai protocolli alimentari identificabili in Cina e in Italia”. Il politico rivendica quindi di aver “più semplicemente sottolineato le differenze di usi e costumi, così come avrei potuto farlo con le differenze tra noi e alcuni Paesi europei, fra cui la stessa Europa e gli Stati Uniti, tra l’Ue e il Giappone”.

“Dalla Cina grande prova di fermezza”

“Non è mio stile e mio costume aggredire e sottolineare diversità di pelle, di religione, di religione, di genere, di scelte sentimentali. Chi mi conosce lo sa”, prosegue il presidente del Veneto. “Sono il primo a dire che la Cina in queste settimane ha fornito una grande prova di fermezza, resistenza e determinazione nel combattere il virus”. Sulla decisione di Pechino di vietare consumo e commercio illegale di animali selvatici, Zaia spiega che è stata “apprezzata la mano fermissima nel bloccare questa possibile causa di diffusione del coronavirus. Volevo con questa mia frettolosa osservazione dire esattamente questo. Non volevo offendere nessuno”.

“Questione chiusa”

L’ambasciatore Li, come ha spiegato successivamente il governatore veneto a La7, non ha ancora risposto alla sua lettera di scuse. Per Zaia, in ogni caso, “la questione è assolutamente chiusa”.

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