Il leader della Lega ha criticato la decisione della Corte costituzionale che ha dichiarato inammissibile la consultazione: “Furto di democrazia”. Calderoli: “Scelta che impedisce futuri referendum abrogativi in materia”
Per il leader della Lega Matteo Salvini la bocciatura da parte della Corte costituzionale del referendum sulla legge elettorale per abrogarne il meccanismo proporzionale (LA DIRETTA) “è una vergogna”, un “furto di democrazia”. È stata questa la reazione del segretario del Carroccio, promotore della consultazione che puntava a trasformare il sistema in un maggioritario puro, alla decisione presa dalla Consulta, la quale ha dichiarato il referendum inammissibile perché “eccessivamente manipolativo”. Nonostante l'“occasione persa”, però, ha promesso Salvini, “ci riproviamo fin da domani”. Dalla Lega sono arrivate anche le critiche di Roberto Calderoli: “Una decisione che impedisce futuri referendum abrogativi in materia” (LA REAZIONE DEL M5S - I COMMENTI DEL PD - COSA SUCCEDE ORA).
Salvini: “Dispiace che non si lasci decidere il popolo”
“È il vecchio sistema che si difende: Pd e Movimento 5 Stelle sono e restano attaccati alle poltrone - ha proseguito Salvini commentano la notizia -. Ci dispiace che non si lasci decidere il popolo: così è il ritorno alla preistoria della peggiore politica italica”. Il segretario del Carroccio è tornato poi a criticare la reazione dei dem: “Il Pd festeggia se gli italiani non possono votare? Che triste fine per un partito che nasceva 'democratico'. È l'ennesimo furto di democrazia ai danni del popolo italiano, si prova a tornare indietro di trent'anni con leggi proporzionali che aiutano i partitini ma danneggiano il Paese”.
Calderoli: “Impediti futuri referendum in materia”
Critico anche un altro esponente della Lega, il senatore Roberto Calderoli. “Ieri il quotidiano La Repubblica scriveva ‘Cancellare Salvini' e oggi con la decisione negativa della Consulta sul referendum sulla legge elettorale possiamo scrivere 'cancelliamo il popolo’”, ha commentato Calderoli. Secondo il senatore del Carroccio, la decisione “inaspettata” della Corte Costituzionale “pone fine alla possibilità che possano essere presentati futuri referendum abrogativi in materia elettorale e quindi, di fatto, pone la materia elettorale tra quelle che non possono essere sottoposte a referendum secondo la nostra Costituzione”. “Peccato però - ha concluso - che questo nella nostra Costituzione non ci sia scritto. A fronte dell'inerzia o della pessima attività svolta negli anni dal Parlamento in materia elettorale questa volta la parola sarebbe spettata finalmente al popolo”.
La sentenza depositata entro il 10 febbraio
La sentenza con cui la Consulta ha bocciato il quesito referendario, che era stato proposto da 8 consigli regionali guidati dal centrodestra (Veneto, Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Abruzzo, Basilicata e Liguria), sarà depositata entro il prossimo 10 febbraio. Nel frattempo l’ufficio stampa della Corte costituzionale ha fatto sapere che “a conclusione della discussione la richiesta è stata dichiarata inammissibile per l’assorbente ragione dell’eccessiva manipolatività del quesito referendario nella parte che riguarda la delega al governo, ovvero proprio nella parte che, secondo le intenzioni dei promotori, avrebbe consentito l’autoapplicatività della ‘normativa di risulta’”.