Dimissioni Fioramonti: scontri e polemiche all’interno del M5s

Politica

Dopo l’addio al dicastero dell’Istruzione, il 42enne romano si difende da chi lo accusa di aver tradito il suo partito: "Non capisco questi attacchi. Ho fatto solo ciò che ho sempre detto". Conte: "Ha tratto conclusioni radicali in poco tempo, ma lo rispetto"

C’è grande tensione all’interno del M5s in seguito alle dimissioni dell'ormai ex ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti (chi è). L'ex ministro, finito nel mirino dei 5 Stelle per la sua decisione e per le critiche all'esecutivo, si difende dalle accuse e va all'attacco: "Mi stupisce che tante voci della leadership del M5s mi stiano attaccando. E per che cosa? Per aver fatto solo ciò che ho sempre detto". Sulla vicenda non si è ancora espresso il leader del partito, Luigi Di Maio, che intanto rilancia la revoca delle concessioni autostradali. Fioramonti è stato ministro "per breve tempo, troppo breve per trarre conclusioni così radicali, ma lo rispetto, proprio perché era così deciso ho pensato a quella che poteva essere una soluzione, l'ho maturata senza disegno preordinato", ha detto il premier Conte nella conferenza stampa di fine anno. (SDOPPIATO IL MINISTERO DELL'ISTRUZIONE - IL NUOVO MINISTRO DELL'UNIVERSITA' - LA NUOVA MINISTRA DELLA SCUOLA)

Silenzio su Fioramonti da parte di Di Maio

Sulle dimissioni del ministro Fioramonti, Luigi Di Maio non entra in polemica aperta ma fonti interne al partito parlano di una forte irritazione nei confronti di chi potrebbe abbandonare il Movimento senza aver fatto le dovute rendicontazioni. A schierarsi contro il ministro dimissionario c’è anche il suo vice, Stefano Buffagni che ha voluto sottolineare come Luigi Di Maio "non ha la paternità di questa designazione". 

Fioramonti: "Non dovevano chiedermi di far finta di niente"

Dopo aver lasciato il governo lamentando la mancata assegnazione dei 3 miliardi richiesti per la scuola, lo stesso Fioramonti ha affidato al suo profilo Facebook la risposta a tutte le accuse: "Mi sarei aspettato il contrario: sarebbero dovuti essere loro a chiedermi di onorare la parola data invece di fare quello che i politici italiani hanno sempre fatto: finta di niente". Oltre alle dimissioni, però, la posizione di Fioramonti all’interno del M5s è aggravata dalle presunte mancate "restituzioni" di parte dello stipendio, onere che ciascun pentastellato si è impegnato ad assolvere per "contratto" in occasione della candidatura. Il fatto è che in troppi, anche tra i "big" del Movimento, da tempo sembra non siano in regola con i pagamenti. E Fioramonti sarebbe tra questi. "Non restituisce da dicembre 2018 e non sta quindi rispettando gli impegni presi con i cittadini" lo accusa Buffagni. "Se sogna di fare il capo politico, o lanciare il suo movimento verde, sono fatti suoi, ma sono certo che se uscirà dal Movimento si dimetterà", aggiunge il viceministro. Fioramonti annuncia invece che la sua parte sarà devoluta al Tecnopolo Mediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile di Taranto: "Un piccolo gesto per dimostrare che la ricerca ci sta davvero a cuore". Invita anche "altri parlamentari 5 Stelle a fare lo stesso, non appena il conto sarà attivo".

Paragone: "Non piaccio perché ho detto no"

Ma la polemica tra i 5 Stelle infuria al punto che anche il senatore Gianluigi Paragone si inserisce nel dibattito. "I rompic***** i non piacciono più tanto al M5s" attacca il giornalista, finito anche lui sotto esame del collegio dei probiviri M5s per una possibile espulsione. "Io rischio di essere espulso dal gruppo perché ho detto No ma visto che ai probiviri piace il rispetto delle regole è giusto che anche io chieda il loro intervento: tra quelli che non sono in regola con i pagamenti ci sono ministri, presidenti di commissione....Mi sono rotto le scatole della gente che predica bene e razzola male!" annuncia. Nel mirino di Paragone ci sono tanti pezzi grossi del M5s ma soprattutto uno è quello che fa più scalpore: "La onorevole e ministro Fabiana Dadone che è 'probiviro', dovrà giudicarmi, ma le sue restituzioni sono ferme a 5 mensilità..", spiega Paragone annunciando un esposto se la ministra non si metterà in regola.

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