Fioramonti dopo le dimissioni da ministro: “Sarebbe servito più coraggio”. Ipotesi Morra

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Il ministro dell'Istruzione dimissionario: “Pare che le risorse non si trovino mai quando si tratta della scuola”. La ministra per la Pa Dadone: "Se hai coraggio non scappi". Per la successione circola il nome dell'esponente M5S che presiede la commissione antimafia 

“Sarebbe servito più coraggio da parte del governo”. A poche ore dalla notizia della consegna della sua lettera di dimissioni, Lorenzo Fioramonti (CHI È) spiega con un post su Facebook i motivi che l’hanno spinto a lasciare il ministero dell’Istruzione. “Pare che le risorse non si trovino mai quando si tratta della scuola e della ricerca, eppure si recuperano centinaia di milioni di euro in poche ore da destinare ad altre finalità quando c'è la volontà politica”, scrive. “Guardiamo avanti, c’è piena fiducia nel premier Conte per individuare un nuovo ministro dell’istruzione, la scuola non può aspettare”, è il commento arrivato da fonti del M5S. “Il governo è al lavoro per migliorare la scuola, l’istruzione e sostenere la ricerca”, aggiungono. Intanto, mentre Forza Italia chiede una "audizione urgente" del premier in Parlamento perché “le dimissioni del ministro Fioramonti costituiscono un atto grave e irresponsabile", secondo alcuni quotidiani a prendere il posto di Fioramonti potrebbe essere Nicola Morra: il nome del presidente della commissione Antimafia era già circolato per questo dicastero durante la formazione del governo Conte bis. Intanto, sempre su Facebook, arriva la dura critica del ministro per la Pa Fabiana Dadone che, pur senza citare mai Fioramonti, scrive: "Trovo stucchevole che chi professi coraggio agli elettori poi scappi dalle responsabilità politiche. Se hai coraggio, non scappi”.

Le dimissioni di Fioramonti

Il ministro dimissionario spiega di aver inviato la lettera formale in cui annunciava il passo indietro al premier Giuseppe Conte “la sera del 23 dicembre”. “Per rispetto istituzionale, avevo deciso di attendere qualche altro giorno prima di rendere pubblica la decisione, ma visto che ormai la notizia è stata filtrata ai media, mi sembra giusto parlare in prima persona”, aggiunge. E ancora: “Ho sempre chiarito che avrei lottato per ogni euro in più fino all’ultimo, tirando le somme solo dopo l'approvazione della Legge di Bilancio”.

Le ragioni: "Sarebbe servito più coraggio dal governo"

Per quanto riguarda le ragioni delle dimissioni, Fioramonti scrive: “Sono da tempo e a tutti ben note: ho accettato il mio incarico con l’unico fine di invertire in modo radicale la tendenza che da decenni mette la scuola, la formazione superiore e la ricerca italiana in condizioni di forte sofferenza. Mi sono impegnato per rimettere l’istruzione - fondamentale per la sopravvivenza e per il futuro di ogni società - al centro del dibattito pubblico, sottolineando in ogni occasione quanto, senza adeguate risorse, fosse impossibile anche solo tamponare le emergenze che affliggono la scuola e l’università pubblica”. E aggiunge: “La verità è che sarebbe servito più coraggio da parte del governo per garantire quella 'linea di galleggiamento' finanziaria di cui ho sempre parlato, soprattutto in un ambito così cruciale come l'università e la ricerca".

“Non è stata una battaglia inutile”

Fioramonti, poi, sottolinea che la sua permanenza al ministero “non è stata una battaglia inutile” e cita tra i “i risultati importanti” alcuni provvedimenti come “lo stop ai tagli, la rivalutazione degli stipendi degli insegnanti (insufficiente ma importante), la copertura delle borse di studio per tutti gli idonei, un approccio efficiente e partecipato per l’edilizia scolastica, il sostegno ad alcuni enti di ricerca che rischiavano di chiudere e, infine, l’introduzione dell’educazione allo sviluppo sostenibile in tutte le scuole (la prima nazione al mondo a farlo)”. Il post si chiude con un invito a ragazze e ragazzi a “non dimenticare mai l'importanza dei luoghi che attraversano per formarsi, senza arrendersi alla politica del 'non si può fare'”. “Il mio impegno per la scuola e per le giovani generazioni non si ferma qui, ma continuerà - ancora più forte - come parlamentare della Repubblica Italiana”, conclude Fioramonti.

Dadone: "Governare non è per tutti, bisogna parlare poco e lavorare molto"

“Se condividi davvero una battaglia, non scappi, ma mangi sale quando devi e porti avanti un progetto (ammesso che lo si abbia mai realmente condiviso) - attacca Dadone nel suo post - La coerenza è per lo più un pregio, ma a volte rischia di sconfinare nella sterile testimonianza che, peraltro, si addice poco a chi occupa posizioni di responsabilità". E aggiunge: "La stampa ha bisogno di gossip, ma le persone hanno bisogno di gente che sappia governare. Governare è difficile, perché riduce al nulla gli slogan o le promesse senza criterio. Governare non è per tutti, perché bisogna parlare poco e lavorare molto. Governare spesso non è trendy, non è pop e non è ‘social’".

Le altre reazioni politiche

"Proprio ora che il M5S ha rilanciato la propria azione attraverso una nuova organizzazione interna spiace registrare le dimissioni del Ministro Fioramonti. Le sue sono dimissioni ancor più incomprensibili in quanto nell'abdicare alle proprie responsabilità di governo, accusando il governo stesso, promette appoggio all’esecutivo”, commenta Emilio Carelli, deputato e facilitatore dell'area comunicazione del M5S. "Spero infine che vengano presto smentite le voci di un nuovo gruppo politico con una ventina di deputati da lui guidati", aggiunge. "Se veramente ci si vuole battere per avere più risorse per la scuola bisogna stare in Parlamento non all'estero, non a presentare un libro o a fare conferenze stampa”, scrivono invece Gabriele Toccafondi e Daniela Sbrollini, capogruppo di Italia Viva in Commissione Cultura a Camera e Senato. Per Luciano Nobili, deputato di Iv, è “solo un regolamento di conti tra grillini”. “Se ne va uno dei peggiori ministri che l'Italia repubblicana abbia avuto”, attacca la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. "Nonostante tutto, il governo esce più forte dall'approvazione della legge di Bilancio. L'abbandono di Fioramonti è una cattiva notizia ma la mia valutazione di fondo non cambia”, afferma il viceministro dell'Economia Antonio Misiani, del Pd.

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