Il dl ha ricevuto 33 voti contrari, mentre in 49 si sono astenuti. Ora il testo passa all'esame di Palazzo Madama. Tra i punti principali, il salva-Roma e lo scivolo aziendale di 5 anni
Il decreto Crescita è stato approvato dalla Camera con con 270 voti favorevoli, 33 contrari e 49 astenuti. Il dl, ora, passa all'esame del Senato e deve essere convertito in legge entro il 29 giugno, pena la sua decadenza. Prima del voto finale, il decreto crescita aveva incassato la fiducia dall'Aula.
Le novità del dl crescita
Dopo le polemiche, salta il trasferimento della titolarità dei Fondi per lo sviluppo e la coesione alle Regioni, una norma duramente contestata dalla ministra per il Sud, Barbara Lezzi, e voluta invece dalla Lega, e che è stata al centro di un braccio di ferro all'interno del governo e della maggioranza. Nessun passo indietro, invece, sulla responsabilità penale per eventuali reati ambientali relativi alla bonifica e al rilancio dell'Ilva di Taranto. Il governo dice no all'immunità totale, nonostante il duro botta e risposta nei giorni scorsi tra Arcelor Mittal e il Mise. Mentre viene cancellato il termine del 30 giugno per la restituzione del prestito di 900 milioni concesso ad Alitalia. Inoltre, si autorizza il Mef a sottoscrivere quote di partecipazione al capitale della NewCo.
Confermato il finanziamento per Radio Radicale
Fra le novità, anche la sospensione del commissariamento fino al 31 ottobre, e non più fino a fine anno, per l'Inpgi. Inoltre, via anche l'emblema di Stato da apporre sulle merci per contrastate il falso made in Italy. Confermati, invece, il finanziamento di 3 milioni per Radio Radicale, le norme per favorire le aggregazioni bancarie al Sud, con particolare attenzione alla Banca Popolare di Bari e le misure per tutelare i fornitori di Mercatone Uno. Via libera anche agli ecoincentivi estesi a tutte le moto e microcar elettriche e al taglio dell'Ires al 20% dal 2023 fino alla riapertura della pace fiscale.
Compromesso salva-Roma e Salva-Comuni
Arriva anche il compromesso su Roma: parte del debito storico della Capitale passerà a carico dello Stato ma i risparmi dalla rinegoziazione dei mutui dell'amministrazione capitolina saranno utilizzati per andare incontro alle esigenze degli altri Comuni capoluogo in dissesto. Arriva anche un fondo specifico "per il concorso al pagamento del debito dei Comuni capoluogo delle città metropolitane" alimentato con i minori esborsi che arrivano dalle operazioni di rinegoziazione dei mutui in essere con istituti di credito di competenza della gestione commissariale. Previste, nello specifico, norme ad hoc per Alessandria, Catania e i Comuni della provincia di Campobasso.
Scivolo aziendale, via 5 anni prima
Fra le principali novità, anche quella che prevede che le grandi imprese con più di mille dipendenti potranno licenziare i lavoratori più anziani offrendo loro in cambio 'uno scivolo' di 5 anni, per chi ha maturato il diritto alla pensione di vecchiaia e il requisito minimo contributivo con un'indennità commisurata al trattamento pensionistico lordo maturato al momento della cessazione del rapporto di lavoro. La precedente versione della proposta di modifica prevedeva uno scivolo di 7 anni.