Vertice a oltranza convocato dal premier Conte per cercare una mediazione tra Lega e M5S: "Non vedo rischi per l'esecutivo". Fonti Lega: sì a voto Camere o referendum. Salvini chiede una decisione subito. M5s in pressing su Di Maio per il no
Vertice di governo a oltranza sulla Tav. Dopo la fumata nera di ieri, arriva la notte della resa dei conti nella maggioranza. "Il forse non c'è", avverte Matteo Salvini entrando a Palazzo Chigi. E in una battuta sintetizza le divisioni dell'esecutivo: il No del M5s è coriaceo, il Sì della Lega irremovibile. I pentastellati propongo di dare il via libera ai bandi per la Tav, ma rivedere del tutto il progetto rafforzando la vecchia linea del Frejus. La Lega replica che non si può "tradire lo spirito iniziale": la Tav deve essere Tav (COS'È). E aggiunge di essere favorevole “alla via parlamentare o alla consultazione dei cittadini”. Salvini incalza per una decisione e spiega che la Torino-Lione "costa di più non farla che farla". Il premier Conte cerca una mediazione, e avverte: "Prenderemo il tempo che ci serve per la decisione migliore". E sulla tenuta del governo assicura: "Non vedo rischi". Intanto la Commissione europea è pronta a inviare una nuova lettera all'Italia per ricordarle che l'eventuale 'no' alla Tav comporterà la violazione di due regolamenti Ue del 2013 e la perdita di circa 800 milioni, di cui 300 milioni entro marzo e il resto successivamente.
La mediazione di Conte e le distanze tra Salvini e Di Maio
È tutto in mano a Conte che al vertice ha invitato anche i "tecnici" insieme a Toninelli e ai vicepremier: "Speriamo di prendere le decisioni giuste, trasparenti, già stasera e comunque entro venerdì", dice. Salvini prima del vertice, invece, ha riunito al Viminale tecnici e sottosegretari per scandagliare l'analisi costi-benefici di Toninelli. Di Maio, d'altra parte, si è mostrato "concentrato" sul reddito di cittadinanza. Ma il M5s è in pressing: sente il peso dei "no" Tav con cui il movimento conta di recuperare quel consenso perso da quando è al governo. Da Torino, inoltre, è stata spedita a Conte, da un fronte No Tav guidato dal sindaco di Venaus, la proposta di rifare il traforo ferroviario del Frejus, con una nuova galleria di 15 km, al posto del maxi-tunnel da 57,5 km previsto nel progetto attuale, dimezzando i costi. "L’ennesima carnevalata, se non fosse che il carnevale è cosa seria, questa no”, il commento a stretto giro del presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino.
Lega: sì a rivedere il progetto, ma non stralciare l'opera
Alla Lega la posizione dei pentastellati non va bene: rivedere il progetto si può - dicono - ma non stralciare l'opera. I leghisti sono convinti che il Sì di Conte all'avvio dei bandi sarà dettato dai fatti. Ma sullo sfondo c'è la consapevolezzache il No rischia di far implodere i gruppi parlamentari M5s. Ecco perché la Lega, che vorrebbe un proprio candidato alle regionali in Piemonte di maggio e non può dare l'idea di 'tradire' gli elettori del Nord con un No, propone come mediazione estrema l'idea di 'sollevare' il governo, lasciando che a pronunciarsi in ultima istanza sia il Parlamento con un voto.
La posizione del M5s
In attesa di una scelta di Conte ispirata a “razionalità politica” e accettabile da entrambi i partiti, e con il M5S in fibrillazione, Di Maio ha sottolineato: "Durante tutti gli incontri di governo che si sono avuti finora non c'è mai stata alcuna discussione ma solo un confronto leale". E sulla Tav aggiunge: "La nostra posizione è chiara e richiede una sintesi", l'obiettivo del M5S è fare le opere e non "fare le opere per spendere più soldi".
I tecnici al tavolo
Al tavolo del confronto a Palazzo Chigi sono dieci i tecnici. Si tratta di cinque "prof" convocati dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli e cinque dai sottosegretari della Lega. Si tratta di Gaetano Marzulli, Alberto Chiavelli, Paolo Beria, Pasquale Pucciariello, Luigi Navone, Francesco Parola, Ginio Ferretti, Alberto Petroni, Carlo Vaghi, Pierluigi Coppola. Assente annunciato il presidente della commissione che ha condotto l'analisi costi-benefici, Marco Ponti.
Il nodo fondi europei
Uno dei temi centrali rimane proprio quello dei fondi europei che Roma rischia di perdere in caso di stop alla Tav. Il viceministro delle Infrastrutture Edoardo Rixi ha spiegato che non solo sarebbe un peccato perdere i 300 milioni stanziati, ma se ne possono "chiedere 500 in più". Per non perdere i 300 milioni, l'11 marzo Telt - la società metà italiana e metà francese che dovrebbe realizzare l'opera - dovrà far partire i bandi dei lavori. E i bandi, hanno spiegato dal governo, partiranno: solo se entro venerdì si deciderà di fermare l'opera, infatti, si arriverà allo stop. Se si deciderà per il sì, anche a un tracciato rivisto, oppure per un rinvio della scelta finale, Telt andrà avanti. Anche perché i bandi sono revocabili senza penali entro sei mesi. L'avvio dei bandi e il rinvio della decisione a dopo le Europee è un'opzione da tempo in campo.