Decreto Milleproroghe: governo pone la fiducia, il Pd occupa la Camera

Politica
Alcuni deputati del Pd hanno occupato i banchi del governo (Ansa)

La decisione di porre la fiducia sul decreto ha scatenato le polemiche delle opposizioni e alcuni dem si sono seduti sui banchi dell’esecutivo. Al centro dello scontro i tagli alle periferie, rimossi dal testo ma su cui Conte aveva appena  raggiunto un’intesa con l’Anci

Il governo ha posto la fiducia sul decreto Milleproroghe (cosa è il Decreto Milleproroghe), per la prima volta dal suo insediamento. E la decisione ha scatenato le polemiche delle opposizioni, con i deputati del Pd che hanno occupato l’Aula della Camera sedendosi sui banchi del governo. I Dem, Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno sollevato un problema di legittimità dell'atto del governo.

Alla Camera il voto per la fiducia

La fiducia è stata posta sul testo approvato dalle Commissioni, con il taglio di 1,1 miliardi alle periferie, senza recepire l'intesa raggiunta ieri con l'Anci per il ripristino nel triennio dei fondi. La chiama inizierà giovedì alle 12.40 nell'Aula della Camera. Non è ancora stata fissata una data per il voto finale sul decreto, che seguirà all'esame degli ordini del giorno, vista l'assenza di un’intesa tra maggioranza e opposizioni, che hanno annunciato la presentazione di centinaia di ordini del giorno per praticare l'ostruzionismo.

Il nodo dei tagli alle periferie

Proprio sull’intesa raggiunta con l’Anci è esplosa la protesta. L'aula della Camera, infatti, ha respinto la richiesta del Pd di sospendere l'esame del decreto Milleproroghe per permettere al governo di chiarire le proprie intenzioni sui fondi alle periferie che sono stati tagliati dal decreto, ma sui quali ieri sera il premier Giuseppe Conte ha raggiunto un accordo con l'Anci per il loro ripristino nel triennio. Dopo l’apposizione della fiducia al Milleproroghe, molti in aula hanno urlato: “Vergogna”. Alcuni deputati del Pd hanno occupato l'Aula della Camera e si sono seduti sui banchi del governo.

La questione di legittimità

La questione di legittimità è stata sollevata da Roberto Giachetti: dopo che Fraccaro ha posto la fiducia, il deputato dem ha chiesto alla vicepresidente Maria Edera Spadoni di sapere in quale Consiglio dei ministri fosse stata formalmente decisa l'apposizione della fiducia. Appurata la data del 24 luglio, Giachetti ha osservato che la fiducia "è un atto formale" e che va posta su un testo ben preciso, mentre il testo in discussione è diverso da quello approvato dal Consiglio dei ministri del 24 luglio, viste le modifiche apportate sia in Senato che in Commissione alla Camera. Poi anche FI, con Francesco Paolo Sisto, ha invitato Spadoni a verificare la "legittimità" della fiducia, mentre Tommaso Foti (FdI) e Maria Elena Boschi hanno osservato che la questione di fiducia è stata decisa addirittura prima del decreto legge, che è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 25 luglio, e quindi prima ancora che il presidente della Repubblica avesse firmato il decreto. Spadoni ha replicato che la fiducia è stata posta legittimamente e che la Presidenza non può sindacare le scelte interne al governo.

 

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