Il segretario del Carroccio è tornato sulla vicenda dei 49 milioni che la Procura di Genova ha chiesto di sequestrare e ha chiesto di poter vedere il Presidente della Repubblica. Anm: “Incostituzionale evocare intervento del capo dello Stato”
“Penso sia ancora permesso che il vicepremier possa parlare con il suo presidente della Repubblica. Starà a Mattarella decidere se c'è in ballo la libertà d'espressione o la democrazia". Così il leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini torna a commentare la vicenda dei 49 milioni di fondi pubblici riferibili al Carroccio che la Procura di Genova ha chiesto di sequestrare. "Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è all'estero ed è all'oscuro di qualunque contatto". È quanto afferma una fonte della delegazione al seguito del capo dello Stato interpellata sull'incontro chiesto dalla Lega sulla sentenza che riguarda i fondi del partito. Già ieri la Lega aveva chiesto di essere ricevuta dal presidente della Repubblica, anche se secondo l’Anm "evocare un possibile intervento del Capo dello Stato nella vicenda risulta essere fuori dal perimetro costituzionale" e, al contrario di quanto detto dalla Lega, “i magistrati non adottano provvedimenti che costituiscono attacco alla democrazia o alla Costituzione, né perseguono fini politici". Sulla vicenda era intervenuto, ai microfoni di Sky TG24, anche Umberto Bossi, che ha detto di rivolgere la domanda sui 49 milioni di euro "ai Servizi" perché, ha accusato, "hanno organizzato tutto loro".
Salvini: bizzarro che non possa parlare con il capo dello Stato
"Che io non possa andare a parlare con il presidente della Repubblica mi sembra una cosa bizzarra: è il garante della Costituzione e dei diritti dei cittadini”, ha detto Salvini, affermando di rispettare “il lavoro della stragrande maggioranza dei giudici, che al 99% fanno bene e obiettivamente il loro lavoro, ma parlerò con Mattarella del fatto che la Lega sarebbe il primo partito in Europa messo fuori legge con una sentenza non definitiva per eventuali errori commessi da qualcuno più di dieci anni fa con cui io non c'entro nulla". Inoltre, ha aggiunto, “se qualcuno dieci anni fa ha speso in maniera errata 300mila euro e verrà condannato in via definitiva, di quei 300mila euro, anche se non c'entro nulla, sono personalmente disposto a farmi carico”.
Bonafede: rispettare le sentenze dopo l’ultimo grado di giudizio
"Tutti devono potersi difendere fino all'ultimo grado di giudizio - ha commentato il ministro della Giustizia, il pentastellato Alfonso Bonafede - Poi, però, le sentenze vanno rispettate, senza evocare scenari che sembrano appartenere più alla Seconda Repubblica".