Bossi e Salvini, storia di dissapori tra il Senatur e il segretario

Politica
Bossi e Salvini (foto di archivio)

Sono diverse le occasioni in cui il fondatore del Carroccio ha detto di non condividere la linea dell'attuale vicepremier. Vari i temi di scontro: dall'ultimo raduno di Pontida, passando per le politiche sui migranti e la gestione delle alleanze politiche

Intese e complicità ma anche dissidi e scontri, più o meno diretti. E' un rapporto non sempre facile quello tra il Senatur Umberto Bossi e il segretario della Lega Matteo Salvini. Sull'inchiesta sui fondi del Carroccio che la Procura di Genova ha chiesto di sequestrare, Bossi ad esempio non si schiera in difesa del partito. Anzi. Ai microfoni di Sky Tg24 glissa e prende le distanze: alla domanda su dove fossero finiti i soldi della Lega risponde con un non ben chiaro "chiedetelo ai Servizi". In molte altre occasioni, però, il Senatur non ha esitato a schierarsi contro l’attuale segretario leghista. L’ultimo episodio in ordine di tempo risale a pochi giorni fa, all’indomani dello storico raduno di Pontida a cui Bossi non ha partecipato. "Non è una gara a chi porta più gente. Dalla Lega ci si aspettano risposte chiare ai problemi", ha detto intervistato dal Corriere della Sera. E ancora, sui militanti del Sud: "Ho visto solo un sacco di gente interessata a essere mantenuta".

Dalle più recenti, fino al 2016, ecco le altre critiche del Senatur a Salvini.

Giugno 2018: "Quelle sui respingimenti sono solo chiacchiere"

Uno degli attacchi di Bossi alle scelte di Salvini è arrivato una decina di giorni prima dell'appuntamento di Pontida (I 28 ANNI DEL RADUNO). Al centro della critica, la questione migranti. Intervistato dal Venerdì di Repubblica, Bossi ha commentato così le decisioni del ministro dell’Interno: "Quelle sui respingimenti sono solo chiacchiere: non è possibile se non li rivogliono indietro. Perché i problemi non si risolvono dicendo ‘rimandiamoli a casa’".

Marzo 2018: Salvini rischia di essere appeso "in piazza come il suo amico Mussolini"

È il marzo 2018 quando il Senatur, una ventina di giorni dopo le elezioni, attacca Salvini dopo il mancato appoggio al nome del centrodestra di Paolo Romani per la presidenza del Senato: "Ha parlato prima di pensare. Se per colpa sua saltavano autonomie di Lombardia e Veneto lo appendevano in piazza come il suo amico Mussolini".

Dicembre 2017, naziskin a Como: "Lega non deve cercar quei voti"

Nel dicembre dello scorso anno, Bossi ha preso le distanze dagli skinhead autori del blitz durante una riunione sul tema dell'accoglienza a Como e ha lanciato un avvertimento a Salvini e alla sua presa di posizione sulla vicenda: "Il mondo è pieno di matti: quei voti la Lega non deve cercarli".

Ottobre 2017: Salvini sei "un nazionalista fascista"

Sulla questione di cambiare il nome del Carroccio da Lega Nord a Lega, Bossi ha reagito accusando Salvini di essere "un nazionalista fascista", come ha riportato il Corriere della Sera. E ha sottolineato, lo scorso ottobre: "Non voglio rimanere in un partito in cui il segretario decide da solo il cambio del nome".

Novembre 2016, la base della Lega "non vuole più Salvini"

L’anno prima, nel 2016, il Senatur si era già schierato contro la linea nazionale voluta da Salvini. E sul futuro del Carroccio aveva detto, a margine della festa per i 30 anni della prima sede della Lega: "Rischia di cambiare il segretario, la base non vuole più Salvini, non vuole più uno che ogni giorno parla di un partito nazionale".

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