Governo, Salvini: "Né io né di Maio premier". M5s: "Non sarà problema"

Politica

Continuano le trattative tra le forze politiche: resta da sciogliere il nodo sul nome del presidente del Consiglio. Il leader pentastellato: "Troveremo una soluzione". Chiuso l'accordo sul contratto anche se rimangono dettagli da limare

Il contratto di governo tra Lega e M5s non è ancora chiuso. Ma "lunedì o si chiude", oppure la parola torna al presidente della Repubblica. Se sul programma però restano solo alcuni punti da limare, manca ancora il nome del premier: "Non sarò né io né Di Maio" afferma il leader del Carroccio da Aosta. "Sono fiducioso che troveremo una soluzione, non sarà un problema" sostiene il leader del Movimento 5 Stelle. 

Il nome del premier

In giornata si è tenuto un nuovo incontro tra Salvini e Di Maio, con il leader pentastellato che ha spiegato: "Il contratto non è ancora chiuso, stanno arrivando gli ultimi contributi che dobbiamo sistemare". Al centro del faccia a faccia, soprattutto la scelta del nome - o della rosa di nomi - del presidente del Consiglio da indicare al Colle: "Creata la base di governo, creata ogni cosa il chi non sarà un problema" ha affermato Di Maio da Monza. Poco prima Salvini aveva annunciato che non sarà né lui ne il leader M5S a capo del nuovo esecutivo. Il leader della Lega assicura che sarà "una persona seria" e che "il premier firmerà il contratto, sarà il garante dell'attuazione del programma, non diamo pacchetti chiusi a nessuno. Chiunque sia, sarà protagonista o magari è già protagonista, della stesura di questo programma".

Il totonomi

I "rumors" di Montecitorio, intanto, rilanciano le chance anche dei pentastellati Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro. Restano alte anche le quotazioni del leghista Giancarlo Giorgetti. Per quanto riguarda le caselle ministeriali, Salvini ha ribadito la sua richiesta di avere per il suo partito la delega agli Interni e all'Agricoltura.

Dettagli da sistemare nel contratto

Ieri le due delegazioni avevano annunciato di aver chiuso l'accordo sul programma (leggi il contratto in pdf) dell'esecutivo. L’intesa era stata data per certa dopo un vertice notturno tra i due leader. Oggi, oltre a Di Maio, anche fonti della Lega hanno confermato che però ci sarebbero ancora dei dettagli da limare. Riguarderebbero soprattutto il capitolo sulle opere pubbliche, il cosiddetto comitato di conciliazione, il Jobs act e il reddito di cittadinanza. Ma il contratto di base tra Lega e M5S dovrebbe rimanere quel documento di oltre 40 pagine, in cui si è trovato un punto di equilibrio sui temi cari alle due forze politiche: dalla legittima difesa alle pensioni d'oro, fino all'abolizione della legge Fornero. Nel testo non c'è traccia dell'uscita dell'euro e si pone l'accento sulla tutela dei risparmiatori. Ma se non dovesse funzionare, "abbiamo fatto un enorme lavoro, in pochissimo tempo, del quale qualcuno ci sarà grato, ce l'abbiamo messa tutta", ha precisato Salvini da Aosta, ricordando anche: "Sono ottimista per natura ma bisogna essere anche realisti. Ci sono scelte che dipendono da noi e altre scelte che dipendono da altri".

Le reazioni internazionali, fonte Cremlino: appreziamo sforzi

Dopo l'avvertimento dell'Ue degli scorsi giorni all'Italia sulla situazione politica, sono arrivate anche altre reazioni internazionali. Una fonte vicina al Cremlino ha riferito all’Ansa che la volontà di ritirare immediatamente le sanzioni Ue alla Russia inclusa, secondo le prime indiscrezioni, nel contratto di governo fra Lega e Movimento 5 Stelle è considerata come un "buon segno". Ma l'Italia sarà chiamata a uno "sforzo maggiore" in sede europea se davvero vuole che le sanzioni vengano abolite. Mentre dal Fondo monetario internazionale spiegano: ''Aspettiamo che il governo si formi", per capire le ''sue politiche. Lavoreremo con il nuovo governo per stimolare la crescita e ridurre le debolezze". 

Martina, davanti a noi sfida opposizione molto chiara

Mentre le trattative per un esecutivo giallo-verde proseguono, intanto, il Pd definisce il suo ruolo: "Quello che stiamo vedendo in queste ore preoccupa. La riforma del Fisco, dei trattati europei, le misure su alcuni investimenti e anche il fatto che a pochi chilometri dalla realizzazione della Tav Torino-Lione si immaginano blocchi dei lavori, con il rischio della penalità pesanti, tutto questo, restituisce l'idea della sfida dell'opposizione che abbiamo davanti molto chiara", ha spiegato Maurizio Martina in un'intervista.

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