Liste Pd, Orlando: “Rispettano minoranze? È un torto all’intelligenza”
PoliticaIl ministro della Giustizia è tornato sugli elenchi dei candidati alle elezioni politiche: “Il fatto che uno su 900 candidati non sia renziano non dimostra che non lo siano gli altri”. Ma aggiunge: “Se al voto il Pd crolla, tutti uniti attorno a Renzi”. LO SPECIALE
Non si placano le polemiche sulle liste elettorali pubblicate dal Pd in vista delle elezioni politiche del prossimo 4 marzo. Elenchi che hanno creato attriti con la minoranza del partito, che non li ha votati. A tornare sull’argomento è il ministro della Giustizia Andrea Orlando: “Invito gli esponenti della maggioranza a non negare l'evidenza. Affermare per esempio che il fatto che ci sia Siani (Paolo, pediatra e presidente della Fondazione Polis ndr) vuol dire che non sono tutti renziani, non è fare torto alla minoranza ma all'intelligenza. Il fatto che uno su novecento e passa candidati non sia renziano non dimostra che non lo siano gli altri”. (I CANDIDATI E GLI ECLUSI)
“Io non ho scelto nulla”
"Io scelte non ne ho compiute, sono stato messo al corrente del luogo in cui ero candidato alle quattro del mattino, ma pensavo di poter essere utile anche in un collegio uninominale in cui dare un contributo", ha detto Orlando, che sulla mancata candidatura nell'uninominale aggiunge: "Ho letto su alcuni giornali che sarebbe una punizione perché non mi sono impegnato sufficientemente nella campagna per il 'Sì'. Mi auguro che qualcuno lo smentisca, sia perché non sarebbe rispettoso del pluralismo, sia perché non è vero. Credo di essere uno dei ministri che dopo Renzi o Boschi ha fatto più iniziative per il Sì". (LO SPECIALE ELEZIONI)
“Latorre come un amante tradito”
Il ministro della Giustizia ha commentato anche le parole di Nicola Latorre, ex dalemiano escluso dagli elenchi, che in un’intervista al Corriere della Sera ha detto che "al di là della sceneggiata, c'è stata una sostanziale intesa con le minoranze": "A Nicola Latorre va riconosciuto che è un esperto in sceneggiate, ma in questo caso non ha colto che c'è stato uno scontro reale che ci ha portato a quello che per noi è un atto estremo di rottura: non partecipare al voto delle liste del proprio partito è una cosa che non avevo mai messo in conto di fare - ha detto Orlando - Latorre ha espresso un giudizio sbagliato, dettato da una reazione che è quella degli amanti traditi, perché si è convertito al renzismo e poi non è stato ricambiato di questo amore".
Il post elezioni
Il ministro della Giustizia, che alla pubblicazione delle liste aveva invitato a evitare le polemiche, interpellato sugli scenari post voto e sull’eventualità che dopo le elezioni possa esserci un crollo del Pd e una resa dei conti interna ha detto che, in questo caso, preferirebbe “che il partito restasse unito attorno a Renzi perché ha una buona affermazione e in questo senso mi impegnerò".