Dopo la sconfitta in Sicilia il Pd si interroga sul candidato premier

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Il risultato di Fabrizio Micari alle regionali è stato sotto le aspettative. I dem ora si chiedono su chi puntare per le prossime elezioni politiche. Renzi: "Da mesi cercano di mettermi fuori, non ce la faranno". Rosato: “Anche Gentiloni spendibile"

Dopo la sconfitta alle elezioni Regionali in Sicilia, con il candidato Fabrizio Micari fermo sotto il 20% delle preferenze, il Pd si interroga sulla questione della leadership nazionale. I dem devono decidere su chi puntare per la corsa a palazzo Chigi delle prossima primavera. Il capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato ha detto che quello di Gentiloni “è un nome spendibile” e che serve un'alleanza più ampia possibile, ma ricorda anche che “il candidato del Pd resta Renzi, legittimato dalle primarie”. Proprio l'ex premier è intervenuto dicendo: "Sono mesi che cercano di mettermi fuori ma non ce la faranno". Sul tema è intervenuto anche il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini: “Ora l'alleanza, come ha fatto Berlusconi”. 

Renzi: da mesi cercano di mettermi fuori, non ce la faranno

Il segretario del Pd è intervenuto nella sua e-news dicendo: "Sono mesi che cercano di mettermi da parte, ma non ci riusciranno nemmeno stavolta. Non sarò mai segretario dei caminetti tra correnti. Con la Direzione Nazionale del 13 novembre si inizia la campagna elettorale, altrimenti facciamo il gioco degli avversari". Sulle prossime elezioni politiche, il segretario Pd ha detto: "Già oggi siamo in coalizione. E siamo pronti ad allargare ancora al centro e alla nostra sinistra. Non abbiamo veti verso nessuno. E se il Pd smette di litigare al proprio interno, possiamo raggiungere, insieme ai nostri compagni di viaggio, la percentuale che abbiamo preso nelle due volte in cui io ho guidato la campagna elettorale: il 40%”.

Rosato: Gentiloni tra personalità ma Renzi candidato Pd

"Nel nostro partito ci sono per fortuna più personalità capaci di assumersi grandi responsabilità. Gentiloni è sicuramente una di queste, lo dimostra con il suo lavoro. Il candidato del Pd resta Renzi, legittimato dalle primarie”, ha dichiarato il capogruppo Pd Ettore Rosato. ”Poi - aggiunge - siamo per costruire una squadra ampia e un programma condiviso. Per questo resta un invito aperto, sincero e pressante a tutta la sinistra a lavorare insieme per non lasciare il paese in balia di Salvini e Grillo”.

Franceschini: ora l'alleanza, come ha fatto Berlusconi 

"Non avrebbe senso intestare la sconfitta in Sicilia a Matteo Renzi”, ha invece detto il ministro della Cultura Dario Franceschini in una intervista al Corriere della Sera. “Non avrebbe senso usare strumentalmente il risultato per fini interni, non avrebbe senso una resa dei conti nel Pd, che infatti non ci sarà". Secondo il ministro si deve raggiungere "in due settimane", "un'alleanza tra le forze che stanno oggi nel campo del centrosinistra, da costruire in vista delle elezioni politiche".

Zanda, disonesto attribuire tutte colpe a Renzi 

"Sarebbe disonesto dare tutta la responsabilità a Renzi, il passato è denso di responsabilità di altri”, ha affermato il presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda in un'intervista a Repubblica. "La situazione è preoccupante per l'intero centrosinistra. Francamente trovo molto originale che Mdp faccia festa per il cattivo risultato del nostro partito. Ho sostenuto Renzi con lealtà. Il nostro Statuto prevede che segretario e candidato premier siano la stessa persona. Solo Renzi può spezzare questo legame. Lo ha fatto un anno fa con Gentiloni e ha funzionato, ha fatto bene al partito, al Paese e a Renzi stesso. Se vuole scindere le due figure Renzi lo può fare ancora”.

Orlando: Pd caduto vittima suoi dirigenti locali

Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha commentato il voto in Sicilia dicendo che "il Pd nazionale ha creduto nel campo largo. Purtroppo c'è stato un inadeguato protagonismo dei dirigenti locali del Pd che hanno fatto danno al partito e, se vogliamo semplificare, a Renzi”.

La polemica sul ruolo di Grasso

Già ieri diversi esponenti del Pd hanno affermato che il risultato sarebbe potuto essere migliore con un candidato più forte, ad esempio il presidente del Senato Pietro Grasso. Lui ha spiegato di non aver mai avuto intenzione di candidarsi, visto il suo ruolo istituzionale. Sulla questione, oggi è intervenuto Walter Veltroni, secondo cui le accuse nei suoi confronti sono “dell’altro mondo”. Il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti ha invece detto che “ovviamente con Grasso il risultato sarebbe stato migliore, ma lui era liberissimo di candidarsi o meno”.

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