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La riforma del diritto fallimentare è legge: ecco cosa cambia. SCHEDA

Politica
L'aula del Senato (Foto d'archivio)

Il ddl ha ottenuto il via libera al Senato con 172 voti a favore, 34 astenuti e nessun contrario. Nasce il termine “liquidazione giudiziale” e sono previsti strumenti per favorire le mediazioni. Orlando: “Norma epocale”. Gentiloni: “Contributo per economia più sana”

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Meccanismi di allerta per impedire alle crisi aziendali di diventare irreversibili, ampio spazio agli strumenti di composizione stragiudiziale per favorire le mediazioni fra debitori e creditori per gestire l'insolvenza e “liquidazione giudiziale” invece di “fallimento”. Sono solo alcuni dei cambiamenti previsti dalla riforma del diritto fallimentare che, con il sì del Senato con 172 voti a favore e 34 astenuti e nessun contrario, diventa legge dopo il via libera della Camera dello scorso primo febbraio. “Un contributo per un'economia più sana che aiuterà la crescita”, ha twittato il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Soddisfatto anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che è intervenuto in aula a nome del governo prima del voto finale: “Non uso mai questi termini, ma si tratta di una riforma di portata epocale”.

La liquidazione giudiziale

Il curatore disporrà di poteri rafforzati: accederà più facilmente alle banche dati della Pubblica amministrazione, potrà promuovere le azioni giudiziali spettanti ai soci o ai creditori sociali e sarà affidata a lui, anziché al giudice delegato, la fase di riparto dell'attivo tra i creditori. Ci sarà, tuttavia, una stretta sulle incompatibilità.

Prevenire la crisi 

Per facilitare una composizione assistita, arriva una fase preventiva di allerta attivabile direttamente dal debitore o d'ufficio dal tribunale su segnalazione - obbligatoria per fisco e Inps - dei creditori pubblici. In caso di procedura su base volontaria, il debitore sarà assistito da un apposito organismo istituito presso le Camere di commercio e avrà 6 mesi di tempo per raggiungere una soluzione concordata con i creditori. Se la procedura è d'ufficio, il giudice convocherà il debitore, in via riservata e confidenziale, e affiderà a un esperto l'incarico di risolvere la crisi trovando un accordo con i creditori entro 6 mesi. L'imprenditore che attiva tempestivamente l'allerta, o si avvale di altri istituti per la risoluzione concordata della crisi, godrà di misure premiali. Dalla procedura d'allerta, però, sono escluse le società quotate e le grandi imprese.

Regole processuali semplificate

Verrà data priorità alle proposte la continuità aziendale, purché funzionali al miglior soddisfacimento dei creditori, considerando la liquidazione giudiziale come extrema ratio. L’obiettivo è ridurre durata e costi delle procedure concorsuali. Il giudice competente sarà individuato in base alle dimensioni e alla tipologia delle procedure concorsuali, assegnando in particolare quelle relative alle grandi imprese al tribunale delle imprese a livello di distretto di corte d'Appello.

Incentivi alla ristrutturazione dei debiti

Dovrà essere eliminato, o quantomeno ridotto, il limite del 60% dei crediti per l'omologazione dell'accordo di ristrutturazione dei debiti.

Il nuovo concordato preventivo

Il concordato preventivo ammetterà, accanto a quello in continuità, anche il concordato che mira alla liquidazione dell'azienda se in grado di assicurare il pagamento di almeno il 20 per cento dei crediti chirografari.

Insolvenza di un gruppo di imprese

Sarà introdotta una procedura unitaria per la trattazione della crisi e dell'insolvenza delle società facenti parte di un gruppo di imprese e, anche in caso di procedure distinte, vi saranno comunque obblighi di collaborazione e reciproca informazione a carico degli organi procedenti.