Tensione nel centrosinistra, Prodi a Renzi: "Spostarmi? Lo farò"

Politica
Foto d'archivio di Romano Prodi, Getty Images

Dopo i ballottaggi, il segretario Pd liquida il dibattito sulla coalizione: "Addormenta gli elettori e non serve". L’ex leader dell’Ulivo: "Mi invita a spostare più lontano la tenda. Lo farò, è molto leggera". LO SPECIALE

A due giorni dai ballottaggi, che hanno sancito il passo avanti del centrodestra, continuano le polemiche nel centrosinistra. Ad infiammarle, l’analisi dei risultati fatta dal segretario del Pd Matteo Renzi e le sue dichiarazioni sulla coalizione. Da D’Alema a Franceschini a Delrio, le reazioni non si sono fatte attendere. Ma a tenere banco è soprattutto la “tenda” di Romano Prodi.

Renzi: “Su coalizione discussione artificiale”

“Le continue esasperanti polemiche nel centrosinistra alla fine non fanno altro che agevolare il fronte avversario. È stato sempre così”, ha detto l’ex premier durante la rassegna stampa del Nazareno #OreNove. In un colloquio con Qn, ha aggiunto: “Sconfitto io? Non mi pare proprio”. E sulla coalizione di centrosinistra, alla quale in molti (dalla minoranza Dem a Prodi) stanno lavorando, ha ribadito: “Si conferma la tesi che i migliori amici del Berlusca sono i suoi nemici. È stato infatti ancora una volta dimostrato che quelli che invocano una coalizione di centrosinistra larga il più possibile fanno il gioco del centrodestra e non del Pd”. 

Il segretario, in serata, ha poi pubblicato un post su Facebook: "Mi sono autoimposto la moratoria sul tema della coalizione, la suggerisco a tutti: fa bene alla salute e aiuta a concentrarsi sui problemi veri". 

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La “tenda” di Prodi

“Leggo che il segretario del Partito democratico mi invita a spostare un po' più lontano la tenda. Lo farò senza difficoltà: la mia tenda è molto leggera. Intanto l'ho messa nello zaino”, è stata la replica di Romano Prodi. Replica seguita da diverse reazioni. “Le tende una volta riposte si possono anche tirare di nuovo fuori dallo zaino. Lo spero”, ha detto il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. “Quella di Prodi è una dichiarazione dolorosa per chi ha a cuore la sorte del Pd e del centrosinistra. Mi auguro che il gruppo dirigente Pd, a partire dal segretario, sappia dare una risposta perché parliamo della personalità con più peso nella nascita di questo progetto. C'è bisogno di leadership che uniscono e Renzi sembra caratterizzarsi ancora una volta come colui che divide. E questo non va bene", ha dichiarato invece Gianni Cuperlo. E il ministro Andrea Orlando: le parole di Prodi “evidenziano il disagio che c'è in tutto il Pd. Prodi non può essere annoverato tra i gufi e i rosiconi. Le sue parole devono farci riflettere”. “Nessuno ha mai invitato Romano Prodi ad allontanarsi dal Pd, la nostra volontà è l'esatto contrario”, ha scritto su Twitter il portavoce del Pd Matteo Richetti.

“Pd nato per unire, non per dividere”

Ha usato Twitter anche il ministro della Cultura Dario Franceschini. “Il Pd è nato per unire il campo del centrosinistra non per dividerlo”, ha scritto allegando un grafico con il trend dei voti del Pd a Genova, Verona, Parma e l'Aquila dal 2012 al 2017. Stesso concetto ribadito anche da Nicola Zingaretti, governatore del Lazio, alla riunione dell'area Orlando a Roma: “Il Pd è isolato, troppo fragile nel radicamento territoriale, e ha scarsa capacità unitaria. Ma il Pd è nato per unire, non per dividere: vogliamo aprire una nuova pagina in cui il tema unitario sia fondamentale. È vero che il centrosinistra non vince sempre, ma il Pd da solo perde sicuramente”.

Veltroni: “Renzi cambi passo”

Sulla leadership di Renzi erano intervenuti anche altri due storici esponenti del centrosinistra. “A Renzi ho sempre riconosciuto che la sua ispirazione di fondo somigliava a quella del Lingotto. Ma ora, e gliel'ho detto con sincerità, faccia a faccia, gli consiglio di cambiare passo, serve una nuova stagione”, ha dichiarato Walter Veltroni inun’intervista a Repubblica. Massimo D’Alema, invece, ha bocciato ogni ipotesi di primarie di coalizione prima del voto: “Fare le primarie con Renzi sarebbe come una roulette russa. Se viene il colpo sbagliato...Non si può fare. Lo stesso Pd dice di no, è una prospettiva non realistica”. Ma, contemporaneamente, ha aperto alla possibilità che dopo le elezioni si apra un confronto con il partito di Renzi: “Se saremo forti dopo le elezioni potremo incalzare il Pd sul piano programmatico, della leadership. Io non penso affatto che non ci potremo mettere d'accordo. Però una cosa è arrivarci con la forza e poter negoziare i contenuti e la leadership, altra è consegnarsi. Sennò restavamo lì”.

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