Il M5S lancia un tour "mondiale" in vista della consultazione del 4 dicembre
Mentre è attesa la decisione del Tar sul ricorso delle opposizioni il M5s lancia un "tour mondiale" per spiegare le ragioni del No al referendum costituzionale agli italiani che vivono all'estero (LO SPECIALE). "Il no che noi diciamo è la più alta espressione della politica che si può avere oggi, e non lo dobbiamo solo fare noi che facciamo politica lo devono fare e dire e pensare i cittadini normali". Questo il nuovo appello al "No" al referendum che lancia Beppe Grillo dal suo blog. Intanto il leader Luigi Di Maio smentisce che ci sia uno scontro tra i vertici del movimento.
<blockquote class="twitter-video" data-lang="it"><p lang="it" dir="ltr">Il piacere di dire no: <a href="https://t.co/CdkXymBtCU">https://t.co/CdkXymBtCU</a><a href="https://twitter.com/hashtag/IoDicoNo?src=hash">#IoDicoNo</a> <a href="https://t.co/4FagRipCQ9">pic.twitter.com/4FagRipCQ9</a></p>— Beppe Grillo (@beppe_grillo) <a href="https://twitter.com/beppe_grillo/status/788008080403488768">17 ottobre 2016</a></blockquote>
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Il tour "mondiale" - Ieri il M5S ha iniziato da Zurigo una serie di viaggi che fino a metà novembre comprendono Germania, Estonia, Gran Bretagna, Belgio, Francia, Irlanda e Russia. L'obiettivo è intercettare il voto degli italiani all'estero, come d'altronde sta facendo già da settimane il Pd. Per questo i grillini chiedono ai connazionali residenti in altri paesi da almeno tre mesi di registrarsi entro il 2 novembre per il voto per corrispondenza. "Noi non vogliamo cambiare la Costituzione, ma la qualità della classe politica che l'anno scorso ha fatto fuggire 100.000 italiani dalla povertà e dalla corruzione", ha detto Di Maio citando i dati diffusi nei giorni scorsi dalla Fondazione Migrantes: "Questa riforma - ha aggiunto - è un paravento che serve a Renzi per nascondere i mali endemici della politica italiana".
Le modifiche all'Italicum - Il M5s ha ribadito anche di essere favorevole alla modifica della legge elettorale, il cosiddetto Italicum, ma solo per varare un proporzionale basato su piccoli collegi, che consentirebbe, afferma, di far guadagnare la maggioranza di governo al partito che riesce a raccogliere almeno il 40% dei voti.