Italicum, Renzi: “Buona legge, è nelle mani del Parlamento”

Politica
Matteo Renzi al vertice Nato di Varsavia (Ansa)

Il presidente del Consiglio da Varsavia apre a possibili modifiche della legge elettorale. Ma ribadisce: "Non è collegata al referendum costituzionale". Poi annuncia: "Rimaniamo in Afghanistan oltre il 2016"

"L'Italicum è una buona legge elettorale, ma è un tema nella disponibilità del Parlamento”. Parlando dal vertice Nato a Varsavia, il presidente del Consiglio Matteo Renzi, per la prima volta, apre uno spiraglio sull’iter dell’Italicum. "Sul tema non apro più bocca. A me pare di non vedere una maggioranza" per una diversa legge elettorale. "Il Mattarellum? Quando è stato proposto non c'erano i numeri", ha aggiunto Renzi.

 

Renzi: "Referendum e Italicum non collegati" - Il primo ministro ha però messo in chiaro che "la legge elettorale non c'entra niente con il referendum sulla riforma costituzionale", dunque, ha spiegato, “non vedo come si possa continuare a collegarli".

 

Renzi in proposito è tornato sul rebus data. Ha 'quotato' ancora come probabile ottobre, ma aprendo all'ipotesi del 6 novembre ("Il 30 ottobre c'è il ponte...") e assicurando che non si andrà troppo oltre, "non sotto Natale". Quanto allo "spacchettamento" dei quesiti, il premier ha sottolineato che spetta alla Cassazione e alla Consulta decidere.

 

Italicum, si riaccende il dibattito su possibili modifiche:

 

Le reazioni - Le reazioni alle parole di Renzi sono contrastanti. C'è chi, come Gianni Cuperlo, coglie l'aspetto positivo dell' apertura a modifiche all'Italicum. E chi, come Roberto Speranza, al contrario, accusa Renzi di "negare l'evidenza" a non riconoscere la connessione tra Italicum e riforme. Il 5 Stelle Luigi Di Maio accusa il Pd di "ignorare i problemi reali" per intrattenersi in un "dibattito allucinante".

 

L’impegno in Afghanistan – Spostandosi su temi di politica estera, Renzi ha annunciato che l'Italia resterà in Afghanistan anche oltre il 2016, come nazione guida insieme a Berlino ed Ankara. La decisione, "che il governo condivide, dovrà passare dal Parlamento, a cui spetta l’ultima parola".

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