Unioni civili, Renzi: "Legge va fatta. Intesa o libertà di coscienza"

Politica

Il premier torna a parlare del ddl Cirinnà e sul Family Day dice: "Tutte le manifestazioni meritano rispetto". Sull'Europa: "Con lo stop di Schengen si mette a rischio la stessa idea di comunità. L'Italia non è al rimorchio di nessuno"

"Questa legge ci vuole, la stragrande maggioranza ha capito che la legge va fatta". E' quanto dice il premier Matteo Renzi sulle unioni civili, mentre prosegue il dibattito politico sul ddl Cirinnà e nello stesso giorno in cui Papa Francesco è intervenuto alla Sacra Rota dicendo che "non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione".

Quanto al tema della stepchild adoption, "io credo - dice Renzi - che sia molto delicato, dobbiamo avere un principio di riferimento, una stella polare: l'interesse del bambino". "Ciò che importa è il diritto del bambino a crescere nell'ambiente considerato più giusto", sottolinea il premier. "Su questo tema c'è una discussione. Il Parlamento voterà, vedremo se troverà una soluzione alternativa, ma spero che si faccia la legge in un tono civile", aggiunge Renzi, "evitiamo che sia uno scontro". "Se non troveremo punti di equilibri vedremo il Parlamento cosa penserà con la libertà di coscienza", spiega Renzi. Sui nodi ancora da sciogliere "totale rispetto per il Parlamento". In ogni caso, aggiunge, "tutte le manifestazioni meritano rispetto", compreso il Family Day.
 

 

"Con lo stop di Schengen si mette a rischio l'Europa" - Renzi parla poi dei temi di politica estera. Si dice convinto che la paventata sospensione dell'accordo di Schengen per motivi legati al contrasto del terrorismo metterebbe a rischio l'idea stessa d'Europa.
"Non è sospendendo Schengen che si bloccano i terroristi, alcuni terroristi, come quelli del Bataclan, sono cresciuti nelle nostre città".
"Credo si metterebbe a rischio la stessa idea di Europa, spero che non succeda", ha sottolineato Renzi aggiungendo che il governo è comunque "per mantenere forte il controllo del territorio".

"L'Italia non è al rimorchio di nessuno" - Il premier commenta poi la nomina di del nuovo capo della rappresentanza italiana a Bruxelles, Calenda. A lui - dice - ho chiesto di "creare un team molto forte e di farsi sentire, fare incontri e iniziative. Si è detto che il mio atteggiamento in Ue è sbagliato, perché così parlano male di noi. Se smettiamo con l'atteggiamento di subalternità e cominciamo a dire che l'Italia ha energie e risorse fondamentali il rispetto arriverà naturale. Noi dobbiamo far sentire la nostra voce".  

"E' nell'interesse della Germania - aggiunge - che l'Italia riparta". "Con la Merkel il rapporto è buono. La Germania ha bisogno dell'Italia ma io non sono uno di quelli che si tira indietro. Non sono uno che ha paura di tirare un calcio di rigore. L'Europa siamo noi, non è un insieme di burocrati", sottolinea il premier, "l'Italia non è al rimorchio" di nessuno.

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