Riforme, Boschi: "Niente veti, questa è la volta decisiva". Grasso: "Voto finale 13 ottobre"

Politica
Il senatore Pasquale Sollo (Pd) bacia la mano del ministro Boschi in Aula (24 settembre 2015)

Il ministro a Palazzo Madama: "Decidete se trattenere il Paese nel passato o accompagnarlo nel futuro". Poi polemizza con Calderoli: "Crediamo nel Parlamento non negli algoritmi". Lui risponde: "Il suo intervento sembrava Wikipedia". Ma alla fine la Lega ritira circa 10 milioni di emendamenti

Il voto finale per le riforme ci sarà martedì 13 ottobre. A confermarlo nell'Aula del Senato Pietro Grasso, nel corso di una giornata che ha visto rinnovarsi lo scontro tra il governo e l'opposizione, con il ministro Boschi che ha sostenuto "non possiamo accettare veti da nessuno" e Roberto Calderoli che ha difeso la scelta di presentare milioni di emendamenti. Tensione che è andata schiarendosi quando Sel e la Lega hanno ritirato gran parte degli emendamenti. Tuttavia ne restano in discussione circano 3mila.

Boschi: "Non accettiamo veti" - "Fino all'ultimo non lasceremo nulla di intentato" per un accordo ampio "ma sia chiaro che non possiamo accettare veti da parte di nessuno, perché sappiamo che questa è la volta decisiva", ha detto il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi durante il suo intervento al Senato il giorno dopo l'accordo nella maggioranza raggiunto grazie alla presentazione di tre emendamenti. "Con le nostre riforme, con le vostre riforme, l'Italia è tornata a esser terra di opportunità. Siamo a un passo dal traguardo", ha detto ancora a Palazzo Madama concludendo il suo intervento e rivolgendosi direttamente ai senatori presenti in Aula: "A voi la scelta, se cercare di trattenere il Paese nel passato o accompagnarlo per mano nel futuro".

 

Boschi: “Crediamo in Parlamento non in algoritmo” - "Abbiamo sempre riconosciuto il valore sacro del Parlamento ed è un valore di sicuro più alto del generare automaticamente degli emendamenti, crediamo nel Parlamento e non in un algoritmo" che produce "emendamenti ostruzionistici", ha quindi aggiunto il ministro riferendosi agli 82 milioni di emendamenti presentati dal senatore della Lega Nord Roberto Calderoli.

 

Calderoli polemizza con Grasso - Lo stesso Calderoli è intervenuto polemicamente contro il presidente del Senato Pietro Grasso: gli consiglio "di leggere il regolamento, dove non c'è un tetto al numero di emendamenti, pertanto tutto quello che è consentito si può fare". "Se gli emendamenti" sono "scritti con un algoritmo, qualunque esperto di informatica ti creerebbe un algoritmo per risolverlo. Io sono stato accusato di mettere alla paralisi il Parlamento, ma se io da solo riesco a bloccare" il Senato "o siete scarsi voi" o vuol dire che "bisogna cambiare il regolamento".

 

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E sulla Boschi: “Intervento da Wikipedia” - Quanto alle parole pronunciate da Boschi, Calderoli ha osservato: "Il suo intervento non so se mi ha ricordato di più la lettura di una paginetta di Wikipedia sulla storia della Costituzione o la discussione di una tesina di laurea", ma "siamo in Parlamento".

Sel e Lega ritirano maggior parte emendamenti
- Nel primo pomeriggio, però, la capogruppo di Sel De Petris e la sua omologa dei Conservatori e Riformisti Cinzia Bonfrisco hanno annunciato che Sinistra Ecologia e Libertà ha ritirato i suoi 62.000 emendamenti, lasciando solo quelli di merito, circa 1.100. Scelta simile per il Carroccio. "Io e la Lega abbiamo ritirato ufficialmente circa 10 milioni di emendamenti e ne abbiamo mantenuti 19 all'articolo 1 e sei all'articolo 2", ha detto Calderoli.

 

Senato boccia la richiesta non esame articoli ddl -  L'Aula del Senato ha poi bocciato la richiesta di non passare all'esame degli articoli del ddl riforme, avanzata dalle opposizioni che chiedevano un ritorno del testo in Commissione. I voti contrari alla richiesta sono stati 165, 103 i favorevoli e 4 gli astenuti. La votazione è stata preceduta da alcuni momenti di caos in Aula, con i senatori M5S Santangelo e Castaldi che hanno chiesto più volte di intervenire sebbene, come più volte sottolineato dal presidente Pietro Grasso, la discussione che ha preceduto il voto fosse conclusa.

 

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