Crocetta all'Ars: "Attacco alla democrazia. Non posso dimettermi"

Politica

Il governatore della Sicilia parla all'Assemblea regionale dopo la bufera per la frase che il suo medico avrebbe detto su Lucia Borsellino. "Tutti sanno che quell'intercettazione non c’è – ha dichiarato –. I falsi scoop non possono decidere le sorti del governo"

All’Assemblea regionale siciliana va in scena l’autodifesa del governatore Rosario Crocetta dopo la bufera sollevata dalla presunta frase pronunciata al telefono dal suo medico personale, Matteo Tutino, su Lucia Borsellino. “È una vicenda dolorosa – ha esordito il presidente della Sicilia all’Ars –. L’attacco a me è un attentato alle istituzioni e alla democrazia”. E ancora: “Tutti sanno che quell’intercettazione non c’è. I falsi scoop non possono decidere le sorti dei governi. Mi rifiuto di offrire le mie carni a famelici carnefici. Non posso dimettermi”.

Crocetta: “Mafia dietro attacchi” - “La richiesta di andare al voto è irricevibile”, ha ribadito Crocetta. “Non ci sto – ha aggiunto – a chinare la testa ai potenti di sempre, a consegnarmi a una campagna denigratoria. Sono un uomo libero, lo sono sempre stato. Forse pago qualche ingenuità e vi chiedo perdono per questo”. Per il governatore, dietro agli attacchi contro di lui c'è “il vero cerchio magico: quello degli affari, che a volte collude con la massoneria e con la mafia, che non è più stragista ma intarsiata nelle cose della Regione”.

“Vicenda infame” - “Tutto questo passerà alla storia come una vicenda infame – ha detto ancora Crocetta –. L'opportunismo mediatico sembra prevalere rispetto alla cautela istituzionale che contraddistingueva la politica un tempo. Sono felice che le procure abbiano smentito quelle accuse e ripristinato la verità. Ho capito che il mio silenzio e la mia autosospensione potevano essere interpretati come ammissione di colpa, allora ho deciso di riprendermi il diritto alla parola”.

“No ai diktat romani” - Crocetta ha concluso il suo intervento rivolgendosi ai deputati dell'Assemblea regionale. "Vi invito a completare le riforme, poi voi e solo voi, senza diktat romani o di forze parallele, deciderete se mettere fine alla legislatura".

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