Renzi: "Momento più difficile della legislatura"

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Intervento del premier ai deputati del Pd riuniti alla Camera. "Andremo avanti fino al 2018" dice il segretario del partito che propone come capogruppo Ettore Rosato al posto del dimissionario Roberto Speranza

"E' il momento più difficile e più affascinante dell'intera legislatura", ammette il presidente del Consiglio nel corso dell'assemblea dei deputati Dem. "Questa legislatura finirà nel 2018", assicura Matteo Renzi che intanto serra i ranghi e torna in modalità rottamazione, almeno per quanto riguarda le liturgie del confronto politico.
"Tutta la discussione politica è sul fatto che in alcune città abbiamo perso i ballottaggi. E' evidente che quando i cittadini dicono 'non ci sei piaciuto, scegliamo un altro' bisogna riflettere", ragiona tornando sulla deludente performance del Pd al ballottaggio delle amministrative di domenica 14 giugno (LO SPECIALE). "Oggi - aggiunge - abbiamo un clima economico nel Paese che spinge per ripartire e su questo dobbiamo puntare", rivendica Renzi per dirsi convinto che "questo Paese ha un sacco di potenzialità" e per avvertire che "non ne possiamo più di un ragionamento per cui quando si parla di politica si discute solo del nostro ombelico".

"Rosato capogruppo Pd alla Camera" - E' il giorno della partecipazione al salotto tv di Bruno Vespa, dopo il breve 'speech' all'assemblea dei deputati Pd per l'elezione di Ettore Rosato a successore di Roberto Speranza alla presidenza del gruppo. Ettore Rosato, spiega il premier - "una scelta all'insegna della continuità, alternativa all'ipotesi di una riforma complessiva del gruppo-partito in un nuovo equilibrio". Rosato, aggiunge il presidente del Consiglio, "ha fatto bene fino ad oggi e farà bene da capogruppo". 

"Per vincere, toranre al Renzi 1" - Ma è anche, e forse soprattutto, il giorno dell'intervista a La Stampa in cui l'inquilino di Palazzo Chigi fissa alcuni paletti: "Queste elezioni dicono con chiarezza che con il 'Renzi 2' non si vince. Devo tornare a fare il 'Renzi 1'", aveva scandito. Il che voleva dire, per esempio, "infischiarmene dei D'Attorre e dei Fassina e riprendere in mano il partito". 'Cortesie' che lo stesso Fassina ricambia con il medesimo tenore: "La scissione l'hanno fatta già gli elettori, che in numero molto consistente, prima in Emilia Romagna poi nelle altre regioni, non hanno partecipato al voto, non hanno votato Pd. Dopodiché, è evidente che dovremo fare un bilancio, perché così non va".

"Marino, perbene ma governi o vada a casa" -  Ma c'è un altro passaggio, in quell'intervista, che riaccende le polveri, oltre alle tensioni mai sopite nel partito. Quando dice "adesso basta, si cambia", Renzi ricorda che "tra un anno si vota nelle grandi città: Torino, Milano, Bologna, Napoli, forse Roma". Un accenno a una possibilità tecnica che arriva però dal presidente del Consiglio. E dal segretario del partito cui appartiene il sindaco di Roma: "Se torna Renzi 1, fossi in Marino non starei tranquillo", gli manda a dire Renzi.
La linea non cambia durante la registrazione di Porta a Porta: "Sia il sindaco che l'amministrazione si guardino allo specchio e decidano quello che si deve fare", perché "chi è in grado di governare governi, e se non sei in grado vai a casa".
E anche qui arriva la replica a muso duro di Fassina: "Ho trovato le parole di Renzi sul sindaco di Roma, Marino, indecenti".  Matteo Orfini, presidente dell'Assemblea nazionale Pd e commissario del partito a Roma, conferma a Marino un appoggio "forte e deciso" ma non blinda la Consiliatura a fronte di quanto può, sulla carta, accadere sulla base delle valutazioni di Gabrielli: "Tecnicamente nessuno può dire 'no, non accadrà mai' perché è il prefetto a chiedere lo scioglimento all'esecutivo. Quindi, anche per una questione di galateo istituzionale, nessuno può dire oggi che il Comune di Roma non sarà commissariato. Noi staremo tranquilli a Roma solo quando tutti i problemi della capitale saranno risolti".

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