Una scelta nata dal "mandato che mi hanno dato gli elettori". Poi spiega: "Mi spiace per chi ha cambiato idea, io continuerò la mia battaglia con tanti altri". Guerini: "Non siamo preoccupati"
— Giuseppe Civati (@civati) 6 Maggio 2015
"Non sosterrò più il governo, per questo lascio il Pd" - "A un certo punto, senza preavviso, è semplicemente capitato che un giorno alcune persone con cui pensavamo di aver condiviso questa visione hanno cambiato idea", scrive poi sul suo blog dopo l'ultima spaccatura sulla approvazione dell'Italicum e dopo l'annuncio dei giorni scorsi proprio a Sky TG24 (video). "Hanno promosso e approvato - senza voler parlare di leggi elettorali, riforme del lavoro e della costituzione - cementificazioni e trivellazioni, e ce li siamo trovati in tivù a deridere le ragioni di chi difende l'ambiente o crede che il futuro passi attraverso soluzioni differenti. Peccato (soprattutto per loro): perché invece il futuro sarebbe a portata di mano, basterebbe imparare a sposare tradizione e cambiamento, coniugando cose antiche come i diritti e nuovissime come l'innovazione". "Mi spiace per chi ha cambiato idea ma per quel che mi riguarda continuerò a farlo con tutti quelli che lo vorranno. Secondo me sono tantissimi", osserva Civati. "Non ho più fiducia, non sosterrò il governo e per questo lascio il gruppo del Pd".
Addio anche al partito - La decisione di lasciare il gruppo, spiega Civati, comporta "come conseguenza, che io lasci il Pd, cosa che non avrei mai fatto, ma ormai il Pd è un partito nuovo e diverso, fondato sull'Italicum e sulla figura del suo segretario. Chi non è d'accordo, viene solo vissuto con fastidio."
Civati: "Nuovo partito? Ne parliamo dopo le regionali" - Più tardi Civati si esprime anche sull'ipotesi di lanciare una nuova formazione politica, rimandando però ogni decisione a dopo il voto per le regionali di fine maggio. "Nuovo partito? Penso che sia una lavoro che dobbiamo fare nelle prossime settimane - spiega il deputato - Ci sono persone che sono candidate per il Pd e che mi sono vicine: votate per loro. Fino alle Regionali non si parlerà di nuovo partito, ma di questa esigenza si parlerà questa estate". "Occuparsi di un progetto serio che non e' la sommatoria dei soggetti alla sinistra di Renzi, mi sembra una sfida interessante", aggiunge Civati. "Non ho aspettato e non è che fossi indeciso ma speravo in un partito diverso - sottolinea - Non è vero che abbiamo detto sempre di no, ma abbiamo fatto tante proposte che potrebbero coprire una scrivania". "Un partito, se vota sempre e solo quello che piace ad una parte, perde quell'altra parte", conclude il deputato ex Pd.
Guerini: "Mi spiace, non sono impensierito" - "Sono dispiaciuto ma era una decisione preannunciata da tempo", commenta il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini. Per quanto riguarda la maggioranza al Senato Guerini dice di non essere "impensierito, non credo che la minoranza Pd lo seguirà anche se dovete chiedere a loro".
Raramente siamo stati d'accordo, ma se @civati se ne va non è una bella cosa né per lui né per il pd. #pipporipensaci
— orfini (@orfini) 6 Maggio 2015
Bindi: "Decisione da non sottovalutare" - Ma dentro al Pd la decisione di Civati agita le acque della minoranza dem. D'Attorre, un altro esponente critico verso la gestione Renzi afferma che lui resterà, ma osserva "che c'è una questione aperta". Anche per Rosy Bindi la decisione di Civati "non è da minimizzare", mentre per l'ex capogruppo Roberto Speranza, si tratta di una scelta che "non merita solo una scrollata di spalle". Dal renziano Matteo Orfini arriva invece l'invito a ripensarci e a rientrare nel partito.